Gemona: la Cineteca del Friuli apre l’archivio infinito della memoria digitale

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di Melania Lunazzi.

Dalle macerie del terremoto del 1976 all’eccellenza internazionale. La Cineteca del Friuli raggiunge una nuova importante tappa lungo una parabola ascendente. A fine maggio sarà inaugurato a Gemona il Nuovo laboratorio digitale che ospiterà, in particolare, uno speciale scanner installato grazie a finanziamenti della Comunità europea e della Regione. Esso consente di trasporre nel nuovo formato l’intero patrimonio esistente in pellicola e su nastro. Il laboratorio digitale trasforma le fonti originali in files digitali e permetterà gradualmente la tradizione verso il futuro di un consistente patrimonio che ammonta a circa 30 mila filmati, di cui ben 16 mila pellicole. In Italia un simile apparato tecnologico è posseduto solamente a Bologna e dunque Gemona si fregia di un ulteriore fiore all’occhiello dopo l’importante traguardo toccato del 2008. Fu allora che venne completata la costruzione del deposito climatizzato Archivio Cinema Fvg, il deposito climatizzato cinematografico che oltre alle pellicole conserva anche gli audiovisivi e che per questi ultimi è l’unico esistente in Italia. Appare cosí lontana, oggi, l’immagine di quel gruppo di amici che si aggirava tra le rovine del terremoto in cerca di fondi – in un crowdfunding, che ora va tanto di moda, anticipatore dei tempi – per finanziare la costruzione di un cinema a Gemona. «Eravamo semplici appassionati di cinema – dice Livio Jacob, fondatore e direttore della Cineteca – e in quel modo riuscimmo a raccogliere due milioni di lire. Ma non bastavano per realizzare un cinema e cosí, su consiglio di Angelo R. Humouda, fondatore della Cineteca D. W. Griffith di Genova, abbiamo optato per una cineteca. Pian piano poi quello che era solo un hobby è diventato una professione». E in quasi quarant’anni di strada ne è stata fatta, da quel gruppo di amici. Alla prima raccolta di film muti sono seguite le donazioni di biblioteche di personalità del cinema della regione e altri archivi di cinema e così la cineteca si è trasformata ed è cresciuta, stando al passo con i tempi. «Siamo nati – dice Luca Giuliani, direttore del laboratorio digitale – proprio nel momento in cui gli storici, come Mario Isnenghi e Lucio Fabi, avevano cominciato a guardare al cinema come a una fonte storica; abbiamo attraversato tutte le fasi di evoluzione seguendo il passaggio all’audiovisivo negli anni Ottanta e oggi, con quello che abbiamo messo in campo, siamo pronti per l’online, per lo sharing e per il digitale comunemente inteso». Altro che archivi e polvere. Il passaggio al digitale, ufficialmente entrato in vigore dal primo gennaio 2014 e che significa in sostanza niente piú pellicole nei cinema, segna il passo di un cambiamento epocale, che ha previsto anche in tutti i cinema importanti adeguamenti strutturali. «Certo la qualità della pellicola – sottolinea Giuliani – rimane indiscussa, ma è comprensibile che anche il mondo commerciale del cinema per ragioni diverse, la prima economica, trovi piú conveniente spostare un hard disk via satellite che 35 chili di pellicola nelle scatole». Un’evoluzione naturale e necessaria, dunque, che porterà molte pellicole rare davanti a un pubblico sempre piú ampio, quello della rete. Intanto ora è già possibile vedere on line, sul canale You Tube della Cineteca, diverse riprese originali digitalizzate da pellicole girate durante la Grande Guerra. Sulla Grande Guerra, data l’imminenza delle celebrazioni, arrivano in Cineteca molte richieste ricorda Giuliani, soprattutto da filmakers indipendenti in cerca di materiale per l’anniversario. Tra l’altro a quegli anni datano le prime riprese in assoluto del territorio friulano conservate in Cineteca: «Sono immagini che abbiamo recuperato in archivi inglesi, francesi e americani e mostrano l’ingresso delle truppe a Codroipo, Palmanova e Cormons. Sono inedite: le faremo vedere a tutti». Altre chicche possedute dalla Cineteca provengono da donazioni pervenute grazie a una certa notorietà acquisita a livello internazionale, come il film proveniente da Israele presentato alla mostra di Robert Capa e ora due film italiani ritrovati in Australia, datati 1912 e 1914: «Saremo gli unici ad averli e uno dei due ha anche un certo interesse storico, è la Gabbia d’accaio di Roberto Roberti, il padre di Sergio Leone, l’unico film esistente a oggi di una lunga serie da lui fatta con L’Aquila film». Tra le ultime acquisizioni la Cineteca può vantare diversi archivi di rilevante interesse regionale e non solo, come l’intero fondo di Telequattro – con le prime apparizioni di Paolo Rossi e quelle di un’intera generazione di jazzisti friulani, oltre che una Prova del cuoco ante litteram degli anni Ottanta – e i materiali dell’agenzia giornalistica Alpe Adria. E con la creazione del deposito legale regionale, istituito nel 2004, la Cineteca attira i depositi legali anche da altre regioni, come quello della confinante regione Veneto, che porta alla Cineteca, istituzione senza fini di lucro, un ricavo annuale di ventimila euro.