Gemona: l’ospedale stretto tra il gelo del ministro e le rassicurazioni della Regione

di Piero Cargnelutti.

Lo spettro della chiusura dell’ospedale San Michele torna ad aleggiare e nel capoluogo pedemontano si fanno sentire amministratori e comitati. Tutto è nato da quando negli ultimi giorni diversi media nazionali hanno parlato del patto della salute del ministro Lorenzin, direttiva che prevederebbe il taglio degli ospedali con meno di 120 posti letto, e in Regione sarebbe proprio quello gemonese a essere oggetto di tale destino. Già ieri, l’ex vicesindaco e consigliere regionale Roberto Revelant (Ar) ha depositato in consiglio regionale una interrogazione a risposta orale in cui chiede rassicurazioni all’assessore regionale alla sanità Maria Sandra Telesca, dopo che negli scorsi mesi la stessa presidente Deborah Serracchiani, in visita a Gemona, aveva dato rassicurazioni sulla volontà della giunta di non tagliare ospedali in regione. Ma voci di chiarimento, arrivano anche dalla giunta Urbani: «Se il governo – dice l’assessore alla sanità Vincenzo Salvatorelli – demanda alle Regioni la scelta, ci aspettiamo rassicurazioni dalla giunta regionale, tanto più in una Regione autonoma che si auto-finanzia la propria sanità. In questi mesi, abbiamo incontrato sia la presidente Serracchiani che l’assessore Telesca a cui abbiamo consegnato tutti i dati del nostro ospedale, richiedendo di mantenere quanto previsto nel piano sanitario in essere». A intervenire, è anche il comitato La Cicogna, che proprio sabato organizza un incontro alle 19.30 nel centro culturale di Godo per una cena insieme ma anche per discutere di eventuali iniziative da prendere: «Siamo convinti – dice il comitato – che l’ospedale di Gemona non rientri a nessun titolo nella lista nazionale dei “monumenti allo spreco” come sono indicate dalla stampa queste strutture. L’ospedale è stato recentemente accreditato e ha ottenuto il riconoscimento della commissione internazionale che ha valutato l’appropriatezza delle prestazioni erogate e ha tutti i servizi per affrontare le emergenze e tutte le attrezzature necessarie per risolvere le situazioni sanitarie più complesse. Il suo utilizzo non è certo di pochi giorni alla settimana come riferito dalla stampa ed è invece attivo 24 ore su 24». E intanto, per difendere l’ospedale nasce il comitato San Michele: «Quello che ci è rimasto, in funzioni e servizi – dice Claudio Polano, uno dei promotori – è quanto serve alla nostra gente e per questo si chiede soltanto una continuità dell’esistente. In caso contrario, come affermato anche dal sindaco, la nostra risposta sarà durissima e torneremo come in passato a mobilitare la popolazione, a difesa dei nostri legittimi interessi».