Gemona: malore in studio, muore il pittore Carlo Venturini

A_venturini_pittore
di Maura Delle Case

Accasciato vicino alla scrivania e con la matita ancora stretta in mano. Se n’è andato così, ieri mattina, il pittore gemonese Carlo Venturini, proprio mentre si trovava al lavoro nel suo studio di via Bini. A trovare il 62enne privo di vita è stato il figlio Elia, che dalla vetrina del negozio ha visto l’uomo riverso a terra, ha cercato di forzare la porta chiusa per entrare, poi si è ricordato della finestra sul retro, che il padre teneva sempre aperta, ma una volta arrivato al capezzale del genitore non ha potuto far niente. Inutile anche l’intervento dei sanitari, che giunti in via Bini sull’ambulanza si sono limitati a constatare il decesso dell’uomo. In città la notizia si è diffusa in breve ed ha piegato nel lutto l’intera comunità dove Venturini, che lascia oltre ad Elia anche la moglie Velia, era molto conosciuto e stimato. I suoi funerali saranno celebrati domani alle 15 in cimitero, alla tomba di famiglia. Nato il 9 ottobre del 1949 a Colloredo di Monte Albano  Venturini ha studiato pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia ed ha poi eletto Gemona a sua città di residenza, sia privata che lavorativa. La sua attività d’artista ha preso il via all’inizio degli anni ’70 ed ha spaziato dalla pittura alla scultura fino all’incisione e alla grafica, portandolo ad esporre le sue opere in diverse mostre, anche fuori dai confini regionali. Ha collaborato con diversi studi ed enti pubblici nell’ambito della ricostruzione post sisma del Friuli, contribuendo con disegni, progetti e modelli plastici. In collaborazione con la Pro Glemona aveva aperto, all’inizio del 2000, la galleria d’arte “Babele” in via Bini, della quale per anni è stato il direttore artistico. Una volta chiusa, per ospitare la mostra fotografica “Frammenti di memoria” dedicata al sisma, Venturini aveva aperto uno studio dall’altra parte della strada, al civico 13, sempre in via Bini. È lì che ieri mattina, come sempre, si è recato per mettersi al lavoro. Nessuna avvisaglia aveva fatto sospettare minimamente ai famigliari che l’uomo stesse poco bene. Dopo un caffè bevuto alle 9 assieme alla moglie, Venturini aveva guadagnato lo studio. Matita alla mano si era messo a disegnare ed è sull’onda di quel gesto, tanto amato da farne un lavoro e una ragione di vita, che si è spento, attorno alle 11. Rimarrà, per i gemonesi, il ricordo di un uomo benvoluto da tutti e di un’artista che si è visto riconoscere parle di elogio da molte illustri firme della critica d’arte.