Gemona: Nel 2011 la ciclovia Salisburgo-Gemona


Il 42% della ciclovia turistica di Alpe Adria, da Coccau/Tarvisio verso Aquileia e Grado, risulta già realizzata; meno di un quarto è in costruzione; il 34% è in via di progettazione e il 3% deve ancora trovare copertura finanziaria. Lo ha reso noto l’assessore ai Trasporti del Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Riccardi , intervenendo al convegno «Pedaliamo con l’Europa», organizzato dalla Provincia di Udine.

Riccardi – ha reso noto la Giunta regionale – ha ricordato che l’intera ciclovia Alpe Adria dal confine con la Carinzia al mare Adriatico, per 178 chilometri, presenta un costo complessivo di 1,2 milioni di euro e che le risorse a disposizione provengono sia dall’Unione Europea, sia da fondi regionali.

L’assessore al turismo della Provincia di Udine, Fabio Marchetti, ha reso noto che la Provincia attiverà nel 2010 i tronchi Moggio Udinese-Venzone e Venzone-Gemona del Friuli.
 
Il progetto Caar unisce il Friuli-Venezia Giulia a Carinzia e Salisburghese e si sviluppa per oltre 400 chilometri. Entro il 2011 verranno realizzati i tratti Werfen-Tenneck, nel Land Salisburghese, ed Arnoldstein-Thoerl Maglern in Carinzia e con gli interventi previsti in Friuli sarà possibile la ciclabilità in sicurezza di tutto il percorso da Salisburgo a Gemona. «Con la ciclovia di Alpe Adria – hanno ricordato Riccardi e il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini – esaltiamo il territorio, valorizziamo il nostro turismo e offriamo una mobilità diversa e di grande qualità ambientale».

Una risposta a “Gemona: Nel 2011 la ciclovia Salisburgo-Gemona”

  1. riporto lettera uscita sul Messaggero Veneto il 24 novembre 2009 a firma del sig. Mario Comis di Enemozo
    Ognuno tragga le sue conclusioni. Spero che la Val Tagliamento (e la val lumiei) non sia condannata ad un ingiusto declino, magari con una striscia d’asfalto a quattro carreggiate piazzata nel mezzo!!!

    PISTA CICLABILE Un’idea per la Carnia
    Ho letto come Matteo Toscani, assessore al turismo della Provincia di Belluno, durante la presentazione del “Progetto Biketourism” abbia affermato la scorsa settimana che il Tirolo è avanti di 20 anni rispetto alla sua provincia; ora però, «grazie ai fondi europei del programma interregionale Italia-Austria, arriveranno nei prossimi due anni a Belluno 296.000 euro per promuovere il cicloturismo, ai quali si sommeranno 133.000 euro del consorzio Dolomiti». Questi soldi serviranno per promuovere la comunicazione e i servizi collegati con le piste ciclabili del Bellunese in un anello più ampio, da Linz ad Asiago. Oltre al Consorzio Dolomiti e alla Provincia di Belluno, partecipano al progetto enti diversi, per un programma di spesa di oltre un milione. Tutto questo si traduce in una palese volontà di incrementare gli attuali passaggi, che da Calalzo a Dobbiaco sono 15.000 (mentre da Dobbiaco a Lienz sono oltre 100.000), senza lasciarsi scoraggiare da difficili attraversamenti di statali trafficate e tratti che arrivano fino a 1.800 m. Qualcuno nel Bellunese ha evidentemente colto l’importanza, anche economica, di investire in questa forma di turismo. A risibile distanza esiste in Carnia una valle che era regolarmente attraversata dai vescovi che da Zuglio, in un periodo che va dal 390 al 700 d.C., si recavano nei loro domini cadorini, anche diretti verso Brunico, su una strada detta “corso patriarcale”, di cui esistono ancora evidenti parti di lastricato. Calzari più volgari calcarono lo stesso percorso mille anni più tardi, emigranti verso il Nord e l’Est d’Europa, per tessere, scalpellare e costruire. La Val Tagliamento, oltre a vantare questa e altra storia ancora, offre: un letto al «re dei fiumi alpini», pur se tristemente in secca, non certo a causa propria; ospita un Parco intercomunale delle colline carniche; un sito geologico e un museo dedicato; un sentiero naturalistico sede di studi universitari; un Parco delle Dolomiti friulane; una porzione di territorio riconosciuta quale “Patrimonio dell’umanità” e, guarda caso, confina con il territorio che intende lanciarsi in questi grandi investimenti destinati a piste ciclabili. Dal Mauria quindi, a una ventina di km di distanza, già esiste una pista ciclabile che sarà in futuro ancor meglio organizzata per raggiungere Lienz. Senza voler suscitare i tabù di un’antipatica querelle, allo scopo di non rimanere 20 anni indietro rispetto ai bellunesi che riconoscono d’avere 20 anni di ritardo rispetto ai tirolesi, mi chiedo, alla luce degli ambiziosi progetti di portare ciclisti pure su strade impervie e difficili, cosa abbia motivato i passati amministratori della Comunità montana a progettare piste ciclabili escludendo proprio questa valle, anche in considerazione dell’esistente organizzazione che si spiega lungo il percorso, capace di garantire non soltanto storia e bellezze naturali, ma anche attività, ristoro e albergo in tutti i paesi. Altresì mi domando se sia corretto che i carnici, nell’evidenza di atavici rigurgiti solidal-cooperativisti, continuino a risultare sempre gli ultimi a vantare un diritto mentre di converso, nello specifico in altro canale, quando in Regione evidentemente si chiedono «a chi la pista ciclabile, a chi lo skatepark, a chi le Universiadi, a chi il fondo del fondo del secchio degli investimenti, a chi la zona defiscalizzata?», pare immancabilmente vi sia qualcuno che, sollevando il braccio, si senta responsabilizzato a rispondere “a noi” senza pudore. Sono convinto che questo atteggiamento sia frustrante nei confronti delle intenzioni del carnico che formulò l’ultimo comma dell’articolo 44 della Costituzione repubblicana, Michele Gortani, e pure ingiusto nei confronti di un territorio, la Carnia, cui veramente mancherebbe niente per risollevarsi da un’innegabile situazione di malattia, magari cominciando proprio da una pista ciclabile capace di collegarsi a un giro da 100.000 passaggi/anno, su una strada piena di storia e ambiente come poche in Italia, ma dove, attualmente, il solo provare ad andare a piedi da Quinis a Villa Santina può risultare un mortale azzardo. Figuriamoci in bicicletta, magari con i rimorchi speciali o i trailer-bike per i bambini. Mario Comis Enemonzo

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