Gemona: scoperto l’ossario del duomo e quel che resta di una torre

Che le nostre chiese siano un patrimonio d’arte inestimabile, in Friuli è abbastanza risaputo. Ma che riservino e celino ulteriori sorprese nascoste da qualche parte, non è così facile immaginarlo. Sotto il Duomo di Santa Maria Assunta, proprio in questi giorni stanno venendo a galla nuove e interessanti pagine della storia medioevale di Gemona. Grazie all’infaticabile opera di un gruppo di volontari dell’associazione archeologica e culturale “Valentino Osterman”, coordinati dall’archeologo Davide Casagrande, in accordo con i funzionari della Soprintendenza, sotto la sagrestia dell’edificio sacro è infatti stata riesumata la parte più superficiale dell’ossario del Duomo, un deposito che dovrebbe risalire a un periodo compreso tra il Trecento circa (epoca in cui fu edificato il luogo di culto) e l’Ottocento, quando sotto la dominazione napoleonica gli ossari furono interrati e vennero aperti i primi cimiteri. Questa la novità, ma c’è di più. L’archeologo Casagrande e i volontari continueranno infatti a scavare in vista di raggiungere, qualche metro più sotto, un ritrovamento di ancora maggiore rilevanza. Tale da riscrivere, questo sì, nuove pagine di storia locale. Sotto l’ossario, infatti, dovrebbero esserci i piani di un’antica torre medioevale, indicativamente di epoca romanica (XI-XIII secolo), sulla cui sommità vi è l’ambiente criptato che attualmente ospita il lavoro di scavo. A testimoniare l’esistenza della torre é uno dei suoi muri perimetrali, che si può vedere dal lapidario del Duomo e che scende giù fino al livello della sottostante porta Udine (per circa 7 metri). Attualmente gli scavi si stanno conducendo, come detto, sulla “sommità” della torre e hanno permesso di portare a galla l’ossario. <br />
A illustrare le prossime tappe del lavoro é Casagrande: «Sotto questo strato di ossa, venuto alla luce durante gli ultimi giorni, contiamo di trovare i livelli della torre medioevale e di poterne ricostruire la storia». Ipotesi e speranze già oggi non mancano: «Potrebbe trattarsi di una torre legata al sistema difensivo della città – continua l’archeologo -, oppure del campanile della chiesa preesistente al Duomo, risalente attorno all’anno mille. In quest’ultimo caso, una volta giunti alla base della torre non escludiamo di poter trovare una porta che la collega direttamente alla chiesa». Quanto tempo ci vorrà per arrivare così in profondità (mancano ancora circa 3 metri per raggiungere la quota di porta Udine) è difficile a dirsi. Sul campo infatti sono impegnati, accanto a Casagrande, i “soli” volontari dell’associazione Ostermann, la cui passione permette al lavoro di avanzare quotidianamente, con passi piccoli, ma dal valore inestimabile.