di Maura delle Case
Per evitare la chiusura del locale ufficio del giudice di pace, il sindaco Paolo Urbani guarda ai Comuni della zona pedemontana e collinare, che come Gemona rischiano di vedersi cancellare i rispettivi uffici giudiziari, al fine di verificare l’ipotesi di una sinergia capace di spalmare i costi su più enti e di garantire così il mantenimento del servizio. Ieri mattina il sindaco ha incontrato l’avvocato Vincenzo Zappalà, giudice di pace della città pedemontana, e toccato con mano la situazione dell’ufficio gemonese in ordine al personale e all’attività. Ricordiamo che oltre al giudice sono tre le persone che operano all’interno dell’ufficio il quale durante il 2011 ha trattato 421 cause civili e attualmente conta 58 cause penali pendenti. «Anzitutto è bene precisare che lo schema di decreto legge nel quale si stabilisce, tra le altre, la chiusura del nostro ufficio, non è ancora operativo e bisognerà dunque attendere di capire se verrà licenziato così com’è o con delle modifiche, che potrebbero anche essere sostanziali. Certo – continua il sindaco – se lo scenario dovesse restare questo sarà necessario pensare una soluzione nelle more della norma, che lo ricordo consente di tenere aperti gli uffici destinati a chiudere qualora siano i Comuni a farsi carico delle spese. Nel nostro caso di parla di circa 100 mila euro tra utenze, locali e personale che è impensabile mettere a carico del bilancio comunale». La proposta di Urbani è dunque quella di spartire la spesa con gli altri Comuni interessati dalle eventuali chiusure ovvero San Daniele, Tarcento e Pontebba. «Ne parleremo già lunedì durante un incontro promosso dall’Anci, su sollecitazione del sindaco di Pontebba, che ringrazio, durante il quale potremo confrontarci con i parlamentari regionali e cercare una soluzione».(