Gorizia: resistono la coltura del ciliegio, del pesco e del susino

di CLAUDIO FABBRO
E’ il ciliegio, una pianta che, quando è in fiore, allieta l’occhio del turista e, quando è in frutto, le tasche del contadino. A onor del vero l’importanza del ciliegio in regione è andata via via decrescendo con l’aumento dei costi della manodopera e soprattutto di raccolta, oggi astronomici al punto tale che la sua riconversione in vigna è stata “atto dovuto”. Eppure le colline slovene della Goriska Brda, per note motivazioni storiche, hanno tenuto duro e ancor oggi tale coltivazione, ancorché gestita in part-time, è in quegli ambiti rurali remunerativa. <br />
Prima del riconfinamento postbellico del 1947, e conseguente perdita di gran parte di Collio, Vipacco e Carso, la provincia di Gorizia era area di punta a livello mitteleuropeo nella coltura del ciliegio, ma anche pesco, susino e drupacee varie; la fruttiviticoltura era senz’altro il più importante comparto d’allora. Basti pensare all’eccezionale raccolto del 1932 (25.000 q) e al 1933 (17.000); si parlava allora di 3.328 ettari di coltivazione specializzata (ma un quinto della produzione proveniva da ciliegi sparsi in prati e pascoli, tare dei prati, margini stradali). Poco amante dei terreni umidi e freddi, argillosi e troppi compatti, tollerante di quelli sabbiosi e calcarei, da sempre ha trovato habitat felice nel Collio (marne e arenarie medio/eoceniche) vuoi per la felice esposizione vuoi anche per la leggera ventilazione (non bora violenta). Il ciliegio era molto coltivato fra le due guerre nella valle del Vipacco, colline di Medana, Casteldobra (Dobrovo), Vipulzano e Plessiva.
Molto diffusa in quegli anni la precoce ferroviaria (prima decade di maggio), la primaticcia di montespino e di San Pietro, localizzate su piccole aree e da commercializzarsi piuttosto immature, soffrendo tempi e disagi del trasporto. Nella valle del Vipacco più frequente era la precoce di Ranziano e, nel Collio attuale, la Goriziana (da sola interessava la metà della produzione), la silvestre e la duracina (soprattutto l’ottima nera, raccomandata per la resistenza nei trasporti). Il mercato ricercava allora anche la mora d’Istria e la tardica di San Pietro.
Collio: paesaggio quale valore aggiunto. Così è che giovani e motivati amministratori (e funzionari “in rosa” ) hanno pensato seriamente a rilanciare la coltivazione del ciliegio. A tal fine è stato pubblicato un bando per la cessione gratuita agli agricoltori della zona per rinnovare la tradizionale vocazione frutticola. In settanta e più hanno raccolto il messaggio. La Provincia di Gorizia intende così rinnovare la tradizione e la storica vocazione frutticola del Collio, ripristinando l’antica e piacevole connotazione cromatica del paesaggio, già ripulito progressivamente da tante e antiestetiche palature in cemento e abbellito dai rosai all’inizio dei filari e, se vogliamo, anche da tante piante di ulivo, essenza che dopo le gelate del 1929 era praticamente scomparsa.
«La continua e sempre rinnovata attenzione turistica verso il Collio – secondo la vicepresidente dell’amministrazione provinciale, Roberta Demartin – ha stimolato la Provincia alla messa a dimora di tale drupacea, dimenticata ma caratteristica». Gli archivi storici da un lato e la bibliografia contemporanea consultata hanno permesso d’individuare varietà affini e robuste al “ terroir”, quali “Lapins”, “Van” e “Germersdorfska”: non necessitano – secondo gli esperti – di eccessive cure e presentano gradevoli caratteristiche d’ordine estetico e ornamentale.
La Provincia, da tempo, assieme ai Comuni, alla Camera di commercio, alle associazioni e agli operatori del territorio, sta svolgendo un lavoro di valorizzazione di questa zona collinare. Il progetto “Collio: un paesaggio da bere” vuole, attraverso la creazione di piste ciclabili e la messa a rete di circuiti pedonali, proporre la visita “ecocompatibile” di questo importante centro della nostra produzione enologica d’eccellenza.
Ma non è finita qui: oltre alle passeggiate ed alle escursioni ciclistiche per gli appassionati sarà possibile godersi il Collio nel suo fascino primaverile.