Il Maestro U.T. Gandhi

Fa un po’ impressione vedere il suo nome lì, nell’elenco della più grande etichetta jazz mondiale, a fianco (anzi, prima, per motivi alfabetici) di Jan Garbarek… Ma il "battesimo" di U.T. Gandhi – il batterista friulano che proprio quest’anno ha festeggiato i 25 anni di attività nella musica d’improvvisazione – per l’etichetta Ecm di Manfred Eicher, non è un fulmine a ciel sereno. Al contrario, un obiettivo ampiamente meritato e il punto di partenza per una carriera che sempre più spesso lo vedrà partecipare alle incisioni dei più grandi esponenti del jazz mondiale. Come Dino Saluzzi, il 71enne bandoneonista argentino, che nell’ultimo album "Juan Condori" ha voluto accanto a sé proprio il nostro Umberto Trombetta da Osoppo: unico "foresto" nel Dino Saluzzi Group. Una sorta di "famiglia estesa" dove, accanto al patriarca della musica sudamericana, si trovano figli, fratelli e nipoti.

Registrato un anno fa a Buenos Aires, l’album è stato poi missato agli studi Artesuono di Stefano Amerio, con la consueta presenza attenta di Herr Eicher, che ha scelto ormai lo studio udinese per gran parte dei suoi ultimi lavori, dal piano solo di Stefano Bollani al duo Fresu-Caine. Il lavoro, e non lo diciamo per partigianeria, è sublime come solo i migliori titoli della Ecm sanno essere, con il nostro Gandhi, "membro onorario della famiglia Saluzzi" secondo la definizione dello stesso Dino, che si inserisce alla perfezione in una band rodata e fortemente immersa nella tradizioni popolari del proprio Paese. La scelta è stata fatta dallo stesso Saluzzi, che ha conosciuto Gandhi un paio di estati fa a un festival jazz in Sardegna, e ne ha apprezzato subito le doti artistiche e quelle umane.

Reduce da alcuni concerti di presentazione proprio a Buenos Aires, Gandhi si è trovato in questi giorni la "sorpresa" di una serie di recensioni sulle maggiori riviste mondiali. Come "Billboard", che parla del contributo del "great italian drummer", il grande batterista italiano, a un album che deve molto alle tradizioni popolari argentine e alla musica da ballo, sia urbana che rurale. Tra tanghi, milonghe e sei-ottavi, Gandhi dà il suo contributo importante a 76 minuti di musica fatta di calore e di istinto, dove l’improvvisazione non soffoca mai la naturalezza dell’ispirazione. E tutti i pezzi, dalla suggestiva "La vuelta de Pedro Orillas" che apre l’album a "La parecida", sono intrisi di una magia unica, una miscela di jazz e tradizione in cui – per usare le parole dello stesso Saluzzi – "tutto scorre alla perfezione, come l’acqua limpida".