di Carlo De colle
Foto di Giuliano Doriguzzi
L’improvvisa scomparsa del m° Marco Marra lascia un grande vuoto nelle nostre comunità e nel mondo dell’arte, della musica, dell’ambiente, della cultura in generale che Lui aveva sposato appieno, assumendo, a dire di molti, il ruolo di “rivoluzionario pacifico”, “precursore della Cultura”, almeno in Carnia, come lo ha recentemente definito l’amico e collega m° Domenico Molfetta di Sutrio.
Pronipote del maestro Giuseppe Peresson di Piano d’Arta (1872-1959), Marco ha fatto parte della locale cantoria maschile parrocchiale per molti anni. In gioventù, insieme ad Arnaldo De Colle, Battista Radina, Franco Piazza e altri ancora, ha frequentato proficuamente le lezioni di musica del Maestro e ricercatore Pianese non vedente, recandosi settimanalmente nella sua umile casa di borgo Casaletto, su pal Riu, oggi via Peresson. Nel 1964, insieme ai fratelli Fiorenzo e Arnaldo De Colle, in memoria di G. Peresson, ha contribuito alla maturazione dell’idea per la fondazione del Coro omonimo, diretto tuttora da Arnaldo De Colle. Attivo componente del coro Peresson fino al 1970-71, Marra ha sempre seguito il gruppo, nei suoi innumerevoli successi in Italia e all’estero, supportandone tecnicamente e graficamente anche alcune presentazioni celebrative. Ѐ stato Lui l’ideatore del Logo del Coro, rappresentante un ampio orecchio contenente una voce che canta e che nello stesso tempo sa ascoltare e fondersi con le altre voci. Ѐ sempre Lui l’autore dell’epigrafe commemorativa esposta sulla facciata della casa natia del Maestro, recitante così: “Qui illuminò col canto la sua notte il M° Giuseppe Peresson”. Nel 1960, a un anno dalla morte del Peresson, Marra elaborava il suo primo ritratto del Maestro, che ha fatto compagnia al Coro sia durante la prima esecuzione pubblica, nel 1964, sul palco della vecchia sala teatro di Piano d’Arta, sia nella stanzetta (ex Loge, già sede Comunale, antistante la Chiesa arcipretale di S. Stefano) dove il Coro, fino al terremoto del 1976, si incontrava per le prove settimanali. Nel 2016, su iniziativa dell’Autore e con la collaborazione del Coro, il ritratto è stato ripreso e restaurato, rinnovandone anche l’espressività e il contorno paesaggistico, non a caso, molto più luminoso rispetto al precedente. La presentazione dell’opera è sfociata nel pomeriggio musicale svoltosi ad Arta Terme il 19.06.2016, alla presenza dell’Artista. La musicalità di Marra si esprimeva anche attraverso la sua amata fisarmonica, spesso insieme a Battista Radina (Batiste o Tite). Con il suo strumento sapeva intrattenere parenti e amici, in borgo Salano, ai ritmi del Tango, della Beguine e dei Walzer francesi. Ѐ sufficiente ricordare alcuni dei motivi da Lui più amati per comprenderne l’intensità espressiva ed emotiva: In cerca di Te (perduto Amor – di E. Sciorilli, 1944); Verde Luna (di Gomez e Pinchi, 1948) resa celebre da Flo Sandon’s, moglie di Natalino Otto; Petite Fleur (di S. Bechet, 1952); Walzer di Mezzanotte (di F. Amodio, 1952); Papillon, il motivo principale del film omonimo di J. Schaffner (1973), colonna sonora di J. Goldsmith, che richiama in parte l’arte di C. Debussy, con espressioni esotiche e l’intervento di alcuni strumenti Caraibici; infine, L’Ultima Neve di Primavera, colonna sonora di F. Micalizzi (1973) che ha eseguito anche in una recente intervista.
Il 16 giugno 1957 partecipava attivamente all’inaugurazione dell’opera scultorea di Max Piccini, collocata in borgo Chiusini, a ridosso del rio Radina. Il monumento, con un chiaro richiamo alla composizione poetica “Il Comune Rustico” ricorda la permanenza del poeta Giosuè Carducci a Piano d’Arta, presso l’hotel Poldo, nel corso dell’estate 1885. Era giunto ad Arta per curarsi dall’estenuamento nervoso, così come lo definì il Poeta. Nella mattinata del 19 luglio, Carducci scriveva alla moglie: “Sono arrivato qui stamani, alle 8.00. Belle montagne. Un bel fiume. Acque sulfuree. Foreste di abeti. Bella camera con quattro finestre e bella vista. Mi pare che starò bene”. In tale circostanza veniva pure esposta una lapide commemorativa, sulla facciata dell’albergo, alla presenza della sig. Ida Gortanutti, morta centenaria, che aveva conosciuto personalmente il Carducci presso il suo hotel. In tale occasione, la sig. Ida confidava privatamente a Marco alcune testimonianze inedite del Personaggio.
Nel 1945, a soli tredici anni, Marco, attraverso una finestra angusta con le inferriate, vedeva per l’ultima volta il padre Francesco (che indugiava e si affacciava nuovamente, salutando i suoi cari con il gesto della mano). Francesco Marra era allora in servizio nella Guardia di Finanza di Gorizia e quella visita anticipava di poco il suo rapimento ad opera delle milizie Titine. Di Lui e delle centinaia di Goriziani prelevati, non si seppe più nulla. Nel 1953, neodiplomato alle Scuole Magistrali di Tolmezzo, si sposava con Vittoria Rossi, insegnante di filosofia e pedagogia, scomparsa nel 1991, anch’ella amante della musica e del Bel Canto, con voce da soprano e una venerazione per la famosa soprano Maria Callas. Ha vissuto lunghi anni con la madre Maria (del casato dei Comelis). Marco e Vittoria ebbero tre figli: un maschio e due femmine. Con il passare degli anni, oltre alla morte della moglie, della sorella Nenella, dell’anziana madre, di Batiste, Lelo e altri parenti, il destino lo privava anche dell’affetto delle figlie Violetta e Tiziana, scomparse prematuramente. Nonostante queste immani sofferenze, Marco aveva saputo rialzarsi ogni volta, forse grazie alla sua estrema fiducia nel razionale che affondava le radici nella Bellezza dell’Arte e dell’Immanente.
Marco Marra parlava di ecologia e di ambiente prima ancora che la Carnia e il Friuli ne conoscessero il significato. Difensore degli animali, con il suo animo sensibile ha sempre visto negli esseri viventi (animali e vegetali) delle entità da conoscere, salvaguardare e rispettare. A motivo di questi suoi ideali, è stato localmente più volte schernito, sottovalutato e isolato.
Durante i lavori di ristrutturazione della Chiesa di Piano d’Arta, ha partecipato direttamente alle attività di ripristino pittorico degli interni, insieme al laborioso e compianto Luigi Dereatti, curandone nei minimi dettagli le scelte stilistiche, i colori e i cromatismi. Maestro di arte e architettura, Marra non difendeva solamente i monumenti scultorei ma anche quelli arborei e naturalistici. Presidente della Sezione Carnica di Italia Nostra, dal 1972 al 1997, assumendone negli anni successivi e fino alla morte il ruolo di presidente onorario, insieme al dottore forestale Carlo De Colle e ad altri professionisti volontari, ha difeso più volte e strenuamente gli Ippocastani della Chiesa Arcipretale di Piano d’Arta e non solo quelli. Nonostante gli sforzi profusi, l’azione perversa e incurante degli iniziatori, dettata da una profonda ignoranza tecnica e culturale, difficilmente sanabile, non è cessata.
A seguito di energiche potature e capitozzature, non adatte alla specificità delle specie arboree interessate, alcuni degli ippocastani monumentali, in evidente stato di sofferenza, sono stati abbattuti, sia nelle adiacenze della Chiesa di Piano d’Arta (tra l’altro memoria storica e affettiva del Rev. Mons. Pietro Ordiner, esperto anche in coltivazione di alberi da frutto, innesti e verde pubblico – parroco di Piano d’Arta dal 1889 al 1911), sia a ridosso della Chiesa di S. Bartolomeo ad Avosacco (memoria dei Caduti in Guerra). Stessa strategia, stessa sorte, senza alcuna valutazione scientifica, senza confronto e senza nessuna progettualità. Anche l’intervento di Italia Nostra è risultato vano. Ѐ rimasta questa testimonianza, documentabile. Nonostante le recenti delusioni, Marco ha proseguito a fronte alta, con serenità e rispetto, nel nome della cultura e del rinnovamento del sapere. Marra ha collaborato più volte anche con l’associazione “Amici della Montagna” di Piano d’Arta, con la quale intratteneva buoni rapporti. In qualità di esperto, ha interagito più volte anche nelle attività artistiche e di ristrutturazione della chiesa trecentesca di Chiusini, dedicata ai Re Magi e allo Spirito Santo. A fronte di alcune offerte artistiche gratuite a favore della Comunità, ha ricevuto un netto rifiuto; si è confidato con le persone a Lui più vicine ma alla fine se ne è data una ragione e ha riacquistato la sua serenità. In quel contesto abbiamo incontrato solamente grettezza e povertà! Ѐ rimasto il nulla e un detestabile ricordo.
Sindaco di Arta Terme nel biennio 1983-84, a seguito dell’alluvione del 10-11 settembre 1983 che ha particolarmente colpito la Val d’Incaroio ma anche la Valle del But, Marra si è trovato a risolvere direttamente, insieme ai colleghi Amministratori, problematiche di ordine idrogeologico non indifferenti. Importante il suo interessamento anche nei lavori di recupero e restauro dell’antica Pieve di San Pietro in Carnia e per la realizzazione e lo sviluppo del Museo Archeologico di Julium Carnicum. Da esterno e volontariamente, ha partecipato in più riprese ai recenti lavori di recupero della Chiesa di S. Nicolò in Alzeri e del suo Romitorio, insistendo più volte affinché ci fosse un seguito nelle attività di scavo e ricerca anche in prossimità del porticato Ovest, presso l’accesso principale e in corrispondenza della pila dell’Acquasantiera interna, già fonte battesimale dell’antica Chiesa di S. Stefano, traslata nella Chiesetta degli Alzeri a seguito dell’elaborazione del pregiato fonte battesimale arcipretale, opera del Comuzzi di Pedretto (Piano d’Arta). Proprio nella chiesetta di S. Nicolò, tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 del secolo scorso, a seguito dei lavori di consolidamento promossi dall’allora parroco mons. O. Lenna, Marra ricordava (e non solamente Lui) di avere notato e verificato la presenza di camminamenti e collegamenti sotterranei, parzialmente crollati, che in qualche misura riportavano ai racconti narrati dagli anziani dell’epoca. Tra storia e leggenda, si raccontava dei sette pavimenti della Chiesa (chiaro riferimento alle diverse colonizzazioni dell’insediamento, succedutesi nel corso dei tempi), del cunicolo segreto dei Frati appartenenti all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, che conduceva fino all’attuale SS 52 Bis e del loro eventuale tesoro, forse nascosto da qualche parte, sfuggito alle attenzioni dei “Briganti”. Dagli studi più recenti, risulta che la chiesetta degli Alzeri è stata sicuramente oggetto di Ospitium dalla metà del XIV° ai primi anni del XVI° secolo. Nel circondario, insieme all’indimenticabile mons. Guerrino Bulfon, allora parroco di Sutrio, ha collaborato pure all’elaborazione architettonica della Chiesetta dello Zoncolan, più comunemente chiamata “Madone di Mont”. Si è interessato anche della ristrutturazione marmorea del Monumento ai Caduti di Piano d’Arta e della dedica e pianificazione degli spazi per la collocazione di un busto bronzeo a memoria di Giovanni Gortani, noto storico, archeologo e numismatico, cui è stata pure riservata una via nella frazione di Avosacco. Il bronzo ha poi trovato collocazione a Piano d’Arta, in sinistra al rio Radina, poco distante dal monumento già menzionato, dedicato a G. Carducci. Sempre a causa di insensibilità e indisponibilità locale a livello Comunitario, non è andata a buon fine la collocazione del busto commemorativo offerto da un noto scultore Friulano, relativo al sacerdote e studioso mons. Vito Zoratti (1912-1979), già autore di molti libri e del volume “Piano d’Arta”, testimone di un paese che non c’è più, edito una prima volta negli anni ’60 ma ristampato anche successivamente. Don Vito, parroco a Codroipo, era solito trascorrere il periodo estivo a Piano d’Arta, nella borgata di Chiusini, dove celebrava pure la S. Messa settimanale. Marco Marra ne era amico ed estimatore, soprattutto sotto il profilo storico e umano. Don Plinio Galasso, (1938-2018) già parroco di Piano d’Arta dal 1978 al 1984, insieme a Fiorenzo De Colle (1933-2018), diretti conoscitori del sacerdote e studioso, avevano sostenuto invano la specifica iniziativa. A Vito Zoratti, a trent’anni dalla scomparsa, Codroipo ha dedicato una via, ricordando l’uomo, il sacerdote, il ricercatore, lo storico, il maestro di una generazione di giovani, l’ambientalista ante litteram cui è attribuita anche l’idea per l’istituzione del Parco delle Risorgive.
Insieme all’allora sindaco G. B. Gardel, Marra si è più volte interessato dell’hotel Poldo e della sua gestione e riapertura; del fatiscente ex albergo Rossi, dell’ex albergo Savoia, del Kursaal di Arta, della sentieristica del Comune di Arta Terme, insieme all’Amministrazione Comunale e a Mauro Loewenthal, tra l’altro precursore del percorso per famiglie “troi Sot da Mont”, che abbraccia diverse località, dai confini settentrionali con i Comuni di Sutrio e Paluzza fino a Cedarchis, ai confini meridionali, adiacenti al Comune di Tolmezzo.
Nel 1980 Marra fondava il Centro Carnico Arti Visive, con sede a Piano d’Arta Terme, in borgo Chiusini, a fianco dell’attuale bar Sport, con l’intento di incrementare lo sviluppo dell’arte nell’area montana, divenendone direttore artistico. L’interesse per l’arte, rivelatosi in età giovanile (notevoli i suoi paesaggi e i ritratti femminili) lo ha indirizzato verso lo studio e l’esercizio del disegno e della pittura, al fine di raggiungere un’adeguata conoscenza delle tecniche grafiche e pittoriche. Si è dedicato lungamente all’approfondimento della storia antica e moderna, nonché alla saggistica riguardante la critica dell’arte. Avrebbe voluto studiare all’Accademia di Venezia ma ha dovuto accontentarsi, dedicandosi all’arte, praticamente da autodidatta. Le sue prime mostre risalgono agli anni cinquanta e sono proseguite per anni, contrassegnando le tappe di una ricerca che si è sviluppata nel tempo e lo hanno condotto oltre i confini Regionali e Nazionali. La sua ricerca evolve gradualmente, dall’iniziale indirizzo figurativo post-impressionista all’espressionismo astratto, incentrato sulle tematiche di carattere esistenziale ed ecologico, per giungere, più tardi, verso la fine degli anni settanta, all’astrattismo geometrico. In sostanza, la sua ricerca pittorica passa dall’iniziale indirizzo figurativo, post impressionista, all’espressionismo astratto: linee, sfere e colori si intrecciano tra di loro, creando suggestivi contrasti.
Nel 1999 il Circolo Laurenziano di Buia gli conferisce il premio “Nadal Furlan”, per meriti culturali, artistici e per la lunga attività di ambientalista, svolta in difesa del patrimonio storico, artistico e naturalistico della Carnia, anche in qualità di rappresentante locale di Italia Nostra. Numerosi gli articoli su riviste, periodici e quotidiani. Nel 1997 scrive l’opuscolo “San Pietro in Carnia: i segni della storia”. Ha pure composto un testo storico per il volume “Arta Terme” (2001). Ha inoltre elaborato il testo critico per il volume “Pinacoteca E. De Cillia” (ed. a cura di Carnia Musei), con taglio didattico, presentando anche le figure e le opere degli artisti collezionati nell’importante raccolta museale. Coltivava attivamente la passione per la poesia. Notevole e intensa anche la sua composizione “Alta Carnia”, successivamente musicata dal m° Arnaldo De Colle, attualmente nel repertorio del coro G. Peresson.
Alta Carnia
Trapasso soglie di pietra, limate
da presenze chiamate alla terra.
Il cerchio del bosco
stringe a corona i muri delle case,
mentre nell’anima degli alberi
il tempo incide un calendario di spirali
senza fine.
Ѐ stato premiato più volte in vari concorsi letterari; è presente anche nell’importante volume “Letteratura italiana del XXI secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori” nel quale è riportato un incisivo testo critico a Lui riferito, curato dagli esperti di settore, Francesco De Napoli e Rodolfo Tommasi. Nell’anno accademico 2007-2008, presso l’Università degli Studi di Trieste (Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione), il laureando Gabriele Zanoni di Gemona del Friuli gli ha dedicato una tesi di laurea dal titolo “Il pittore carnico Marco Marra – un percorso d’arte visiva”. Non si è mai sottratto dal fornire insegnamenti e suggerimenti ai giovani artisti esordienti che lo consultavano, in forma del tutto disinteressata e amichevole. Ha fatto da consulente in numerose iniziative locali di carattere culturale. Nel 2019 offre la sua disponibilità ed elabora la prefazione al saggio filosofico “UOMO – l’Essenza della Coscienza” a cura di Vittorino Ostuzzi originario di Zuglio ma residente ad Arta Terme. L’opera si traduce in un documento DVD, tuttora disponibile, illustrante il comportamento dell’uomo e della sua anima di fronte alle diverse realtà che egli incontra nel corso della sua esistenza. Il percorso si sviluppa in otto capitoli, concepibili anche in forma di rappresentazione teatrale, in cui alcuni animali (ad es. l’aquila e il lupo) in diversi momenti, diventano gli ideali e l’essenza stessa del comportamento umano. In tale prefazione, il m° Marco Marra così scrive: “L’animo umano può essere definito un complesso caleidoscopio, nel quale, frammenti di vetro, assumono forme e colori variegati. Così, ogni persona, nella caverna del proprio io, assume un profilo a volte indefinibile. Aperture, chiusure e dubbi dell’animo, ai sondaggi psicologici, presentano un groviglio di aspetti intimi non sempre facilmente percepibili, tali, nella loro complessità, da rendere ardua l’indagine degli stessi psicologi, psicanalisti e studiosi del settore”.
Ritornando alla sua arte pittorica, per dirla come ha descritto il giornalista e pubblicista prof. Ermes Dorigo, “Marco Marra era continuamente alla ricerca estetica, con impegno etico, per una mente chiara e ordinata; rigore formale come rigorosa disciplina interiore; conoscenza e dominio razionale di sé e delle proprie inquietanti proiezioni; tensione delle forme tra finito e infinito; corrispondenze tra micro e macrocosmo; educazione della percezione del bello contro la mercificazione del gusto; bisogno di serenità e aspirazione alla pace. Le forme geometriche e i suoi colori tendono a fondere in una utopica sintesi materia e spirito, concretezza e astrazione”.
Il pensiero di Marco non ha mai abbandonato Arta Terme, i suoi antichi splendori, la sua Termalità, il Turismo, gli sforzi profusi, l’interesse di tutti gli Amministratori succedutosi negli anni per il bene sociale dell’ambito territoriale di appartenenza, per il potenziamento del senso civico delle persone che lo popolano, per la divulgazione di una adeguata vivacità culturale.
Incontrandolo per le strade del paese, durante i mesi autunnali del 2020, poco prima della sua partenza, ci ha ulteriormente ribadito la sua preoccupazione per questo silenzio sociale, già molto pesante, aggravato ulteriormente dalle necessarie restrizioni dovute al COVID-19; in una società in cui, inconsapevolmente, regnano sovrane la confusione, la sopraffazione e l’inciviltà, ai limiti della sopportazione.
E continuava: “In questo clima non si riesce più né a parlare né a comunicare … è difficile frequentare anche i locali pubblici, dove il rispetto reciproco non è più attuale …” … ma ci siamo lasciati con un sorriso e un arrivederci, ribadendo il bisogno comune di serenità, salvaguardando il nostro bisogno di sapere e aspirando alla pace universale. Il m° Marra era pervaso sempre da tanti progetti e obiettivi: “ … Cumò i scuen là; ài di prepara une mostre, un articul … ti fasarai lei … viout encje tu sal po là ben … cuant che tu pos, pase a cjatami”.
Nonostante alcuni problemi di salute, cui Marra non dava molta importanza, nel 2018, il Maestro esponeva ad Arta Terme, nel salone delle feste di Palazzo Savoia. Il 3 agosto 2020 ha presenziato all’inaugurazione di una mostra di acquerelli di una pittrice di Ovaro, allestita presso le Terme di Arta.
Continuamente alla ricerca del bello, soprattutto del bello interiore, Marco, fino all’ultimo, è rimasto ancorato al suo concetto ideale e rispettoso di simbiosi uomo-natura, con il desiderio univoco di portare Arta Terme e la Carnia intera ad elevati livelli artistici e culturali.
Grazie m° Marra.
Arta Terme, 20.12.2020.