Lestizza: al “Mus d’àur” quest’anno è stata premiata la bio diversità

L’importanza del "Mus" per la cultura e le tradizioni Friulane l’ho descritta anch’io in un paio di mie canzoni. E all’asino d’oro friulano quanlcuno ha pensato bene di dedicarci anche un premio che è stato consegnato in questi giorni.

Silvano Bertossi dal MV di oggi

LESTIZZA. Eroi silenziosi. Chi li rappresenta? L’asino, più propriamente il mus e in una società di cavalli di razza qualcuno di questi “non personaggi” finisce, malvolentieri forse, sotto i riflettori per una sera di mezza estate. Il Mus d’àur, premio metafora di Avostanis, oltre a essere un omaggio all’asino, a tutti gli asini del globo protagonisti di un mondo e di una filosofia, definisce il riconoscimento agli ultimi, quelli, appunto, che lavorano in silenzio, lontano da riflettori, palcoscenici e invitanti vetrine. Quest’anno il premio Mus d’àur, consegnato l’altra sera nell’auditorium di Lestizza anzichè ai Colonos per la probabile (che poi non c’è stata) pioggia, è andato ai creatori delle biodiversità, come ha chiarito Guido Sut, che coordina la commissione del premio.
L’asino, dunque. E all’asino, per com’è rappresentato in tre libri editi di recente, Angela Felice ha dedicato un prologo letterario. In viaggio con l’asino di Andrea Bocconi e Claudio Visentin è un resoconto di un intinerario stravagante, del tutto privo di ragioni, di due padri, l’uno scrittore di viaggi e l’altro professore universitario, che con i loro figli e con due asini hanno percorso le montagne attorno a Tagliacozzo. E il lento viaggio con questi asini, spesso calunniati e oggi ingiustamente dimenticati, è servito a rafforzare i rapporti tra padri e figli. Un viaggio dove non è sempre ovvio chi guida e chi segue, chi insegna e chi impara. Altro riferimento della Felice a Viaggio nelle Cevennes in compagnia di un asino, di Robert Louis Stevenson, un percorso nelle savane francesi con un’asina. E poi Il traduttore del silenzio di Daud Hari, che racconta la storia autobiografica di una guida che portava i giornalisti nei campi profughi del Darfur. Nel libro Daud Hari racconta anche la storia della sua tribù e il rapporto con gli asini che sono gli animali dei profughi.
L’appuntamento agostano dei Colonos di Villacaccia si è aperto con i canti eseguiti dalla corale-laboratorio La Tela, una dozzina di belle voci femminili, che si avvale della direzione di Claudia Grimaz. Poi c’è stato un intermezzo comico con i Trigeminus, con una convincente ispettrice, Mara Bergamasco, che va a fare una visita di controllo in un’azienda di sedie del Manzanese, retta da Pieri Toccais, sulla 626, la legge che disciplina la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il momento clou del Mus d’àur, definito da più parti come il più “ricco” fra i riconoscimenti perché premia il lavoro, la passione, la fatica e la dedizione, è stato ovviamente quello della consegna della targa. Nulla di più, niente denaro, solo il nome e la motivazione. A essere chiamata sul palco per prima è stata l’associazione Amatori Mele Antiche, con sede a Fanna nel Pordenonese, rigorosamente no profit, che basa la sua attività sulla ricerca di vecchie varietà di meli da innestare su meli selvatici per salvaguardarle. L’associazione, che regala le nuove piante a scuole, enti e privati, è nata sei anni fa e conta un centinaio di aderenti, tutti volontari.
Poi è stata la volta di Giusi Foschia che, a Zomeais di Tarcento, segue un piccolo appezzamento di terreno su cui coltiva ben 240 varietà di erbe aromatiche, medicinali, locali ed esotiche che è chiamato “Il giardino commestibile”. «Fino a due settimane fa – ha confessato con imbarazzo la Foschia – non sapevo nemmeno esistesse questo premio, che invece è un bellissimo osservatorio per far conoscere gli ultimi, i dimenticati. Al di là di scienza, economia e organizzazione sono le forze della natura a essere premiate, sono il gusto e gli aromi di fiori ed essenze come simboli dell’anima».
Terzo e importante premio per Gianfranco Gubiani che, nei periodi immediatamente successivi al terremoto del Friuli, ha conosciuto due esperti di agricoltura biologica e, con altri amici terremotati, ha costituito, a Gemona, “La Cirignicule”, una cooperativa per la produzione di ortaggi biologici e, quando in Italia esistevano pochissime di queste aziende, lui e i suoi amici mettevano in atto nuove tecniche apprese in Carinzia e in Svizzera. Gubiani, in questi anni, si è dedicato alla diffusione dell’orticoltura biologica anche attraverso conferenze e tre convegni internazionali tenutisi in Friuli.
Dopo la serata a Lestizza, i riflettori sono ora già spenti sui personaggi, però il loro silenzioso lavoro, la dedizione e la passione, la sperimentazione e tanto altro ancora, anche se nascosto, continuano certamente.