Michele Gortani: il suo ‘Saluto agli emigranti’ e la notizia della sua scomparsa sui giornali locali

 

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di Ermes Dorigo.
come ALPE CARNICA annunciò la scomparsa del senatore Michele Gortani 4 giorni dopo la sua morte e il ‘Saluto agli emigranti’ del senatore consegnato alla Redazione due giorni prima della sua scomparsa.

Il prof. Michele Gortani era nato il 16 gennaio 1883 a Lugo di Romagna da genitori camici colà emigrati per ragioni di lavoro, ma la sua patria può ben dirsi Tolmezzo, ove ha trascorso la maggior parte della vita. Laureatosi con lode a Bologna a 21 an­ni, nel luglio 1904 in scienze naturali, si diede allo studio geologico delle Alpi carniche conseguendo subito brillanti risultati. Dal 1 novembre 1904 al 16 febbraio 1922 fu assistente alle cattedre di geologia nelle università di Perugia, Bologna, Torino e Pisa. Libero docente sempre in geologia dal 16 febbraio 1922, professore di ruolo nel­la cattedra di Cagliari, quindi trasferito per chiamata all’università di Pavia, indi in quella di Bologna. Oltre 250 sono le sue pubblicazioni scientifiche di cui la prima vi­de la luce nel lontano 1902.

Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, socio nazionale dell’Accademia delle Scienze di Bologna, dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, dell’Accademia del­le Scienze di Torino, socio corrispondente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti nonché dell’Accademia di Scienze e Lettere di Verona e dell’Accademia di Udi­ne; membro onorario della Geological Society di Londra, della Société Géologique de France, dell’Accademia Leopoldina-Carolina Naturae Curiosorum di Halle, della Geologische Vereinigung di Bonn, medaglia d’oro al merito silvano, medaglia d’oro dei Benemeriti della Scienza, della Cultura e dell’Arte.

Fu deputato al Parlamento per il collegio di Tolmezzo nella legislatura 1913-1919, deputato all’Assemblea Costituente dal 1946 al 1948, senatore della Repubblica per il collegio Tolmezzo-Gemona nella legislatura 1948-1953. Ma la sua vita è intes­suta di una continua e fervida attività soprattutto nel campo geologico: direttore della campagna di esplorazione geologica degli Altipiani Harrarini e della Dancalia me­ridionale nel 1935, 1936 e 1937, presidente della società geologica italiana negli an­ni 1927 e 1947, presidente del comitato geologico della Sardegna, della commissione geologica italiana, della commissione per lo studio dei problemi solfiferi nazionali, della commissione per lo studio del bacino idroterm euganeo, vice-presidente del consiglio superiore delle miniere e dell’istituto italiano dì paleontologia umana, presidente dell’istituto italiano di speleologia, membro del consiglio di amministrazione delle foreste demaniali nonché del comitato di consulenza dell’AGIP Mineraria.

L’8 agosto 1959 l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli conferi­va il titolo di professore emerito e con l’occasione così scriveva a Michele Gortani: «con tale atto la scuola italiana intende renderle particolare tributo di omaggio per i lunghi anni del suo appassionato e fecondo magistero in varie università e, dall’an­no 1925 ai 1958, in quello di Bologna. Il titolo onorifico vuole anche significare giu­sto apprezzamento per la sua vasta ed insigne produzione scientifica, la quale nei più vari campi della geologia rimane guida sicura agli studiosi, nonché per l’opera unanimemente apprezzata da lei svolta in organismi di ricerca nazionale ed interna­zionale».

Ma non possiamo dimenticare l’opera appassionata dello scomparso volta a fa­vorire il miglioramento economico e sociale delle popolazioni carniche. Nel 1915 si arruolò fra gli alpini e come ufficiale fu in linea a Palgrande, Freikefel ed a Passo Pramosio. A quell’epoca però il suo compito più importante era quello di seguire l’an­damento della guerra attenuando al massimo le sofferenze della popolazione Nel 1916 ebbe il delicatissimo incarico dal Ministro della Guerra Bissolati di seguire per conto del Governo l’andamento delle operazioni militari; incarico che si concluse col portare al Ministro quel celebre memoriale dell’adora colonnello Deuhet che se fosse stato pienamente ascoltato, avrebbe potuto evitare all’Italia il disastro di Caporetto. Nel 1917 Gortani si dedicò prevalentemente ai 20 mila profughi della Carnia. In quell’anno ben 25 mila corrispondenze furono vergate da lui e dalla sua fe­dele consorte in risposta a tutti i profughi che a lui si rivolgevano.

Nel 1918 inoltrò al Parlamento, oltre a numerose interrogazioni, 50 interpellanze che costituiscono la più fiera requisitoria contro le deficienze riscontrate nel tratta­mento ai profughi di guerra.

Terminato il conflitto, Gortani riprese i suoi studi prediletti e quale primo atto compilò quella guida della Carnia, del Canal del Ferro e Valcanale che così bene il­lustra in tutti i suoi vari aspetti la sua terra tanto povera ma così ricca spiritualmente e così riposante. Nel 1928 quando un disastroso terremoto ebbe a colpire Tolmezzo e la Carnia, si recò personalmente dall’allora Ministro Giuriati ed ottenne che si por­tasse a Tolmezzo; successivamente ottenne altresì un apposito decreto legge a be­neficio delle popolazioni colpite.

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Non è tutto: quando i cosacchi durante l’ultimo conflitto invasero la Carnia, Mi­chele Gortani riprese con ardore l’opera in difesa dei poveri montanari affrontando più d’una volta i comandanti tedeschi pur di salvare qualche vita, pur di evitare qual­che disastro, pur di portare conforto. L’opera sua come quella dell’Arcivescovo Nogara, rimarranno sicuramente scolpite nel cuore dei camici.

Fervente democratico, come dicevamo, nel 1946 fu alla Costituente e nel 1948 Senatore. In questi anni la sua azione fu diretta più che tutto a predisporre quella leg­ge sulla montagna che doveva costituire la premessa per la rinascita anche della Carnia.

Un amore particolare ha riservato alla scuola: la scuola d’arte già fondata per suo merito venne poi trasformata in scuola di avviamento ed in Istituto professionale di Stato. Poi, come tutti ricordano, egli fece dono del Museo carnico di arte paesana alla Comunità, raccolta preziosa curata per lunghi e lunghi anni da lui e dalla sua consorte. Ma la Carnia lo ricorderà come l’instancabile presidente di quella Comunità ove i problemi di questo dopoguerra uno ad uno sono stati dibattuti, sviscerati ed affrontati con la passione propria dell’uomo che aveva trascorso la sua vita fra i monti della Carnia. Fu presidente anche della Casa di riposo e di numerosissime altre istituzioni benefiche. Di fronte a quest’opera imponente, non mancarono ìriconoscimenti. Qualche anno fa l’amministrazione civica del capoluogo carnico ebbe ad offrirgli una medaglia d’oro: « Attestazione che offriamo con sincerità di sen-timento — ebbe a dire in quella circostanza il Sindaco dia llora cav. Gerolamo Moro— con soddisfazione profonda e con civico orgoglio; spiacenti di una cosa sola, che quanto noi facciamo è ben poco in confronto di quanto Lei ha fatto per la scienza, per la Carnia e per l’Italia ».        

Franco Frontali

 

Andavamo in macchina, quando siamo stati raggiunti dalla inaspettata, dolorosa, ferale notizia. Inaspettata per noi in particolare che l’avevamo incontrato nella stessa mattinata, sereno ed attivo come sempre. E tale ci rimarrà nella memoria. Avevamo chiesto la Sua collaborazione per questa nuova edizione dell’ALPE CARNICA da Lui tenacemente voluta. Cortesemente, imbarazzato, ci aveva risposto di considerarlo presente ove le condizioni di salute, come ormai credeva, glielo avessero permesso. Questo primo numero avrebbe dovuto dunque uscire senza la Sua firma, quando ieri inaspettatamente ci ha chiamati. Con la Sua solita modestia ci passò il «Saluto agli Emigranti» che in questi ultimi due giorni aveva vo­luto prepararci sembrandogli cosa assurda che l’Alpe Carnica uscisse senza un Suo scritto. E’ quindi, con commozione, che pubblichiamo il Suo saluto redatto nella lingua madre che Egli preferiva e che, quand’era a Tolmezzo, parlava sempre.

 

Ai Cjargnei che lavorin pai mont

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No podìn molà fûr il prin numar di chest sfuei pal 1966 sence vê tal cûr che gran part de nestre famee che a è sparnizzade par dut il mont, puartant di là das monz e dal mar il sparfum de nestre tiere, la virtût de nestre int e la perfezion dal so lavòr.

In zornade di vuê l’emigrant nol è plui besôl. Lu an in di ment i sorestanz, che lu vuelin asistût in ogni paìs; lu compagne dute la só int, che lu a simpri tal cûr e a fâs sagre co al torne. Ma chest no è avonde.

La Comunitât Cjargnele, che a vùl jessi la union di duc’ i Cjargnei, no dismenterà di fâ ce che a po’ par che le maledizion di scugni lâ di fùr a cirì lavòr si ridusi ogni an di plui. Par che si impianti cualchi altre industrie encje chenti, par che si podi uadagnâsi la bocjade encje a cjase nestre, o vin impiadis pratichis che sperìn di puartâ a bon finiment se nus jude l’Aministrazion Regionâl. Il fat di vê otignude la Region — la «Regione Autonoma Friuli-Venezia Giu­lia » — dopo tantis strussiis e tantis dificoltâz, a è une fortune, che nus juderà a vivi.

I nestris Asessors Leschiutta e Marpiller, intant, a son rivâz ad ore di otignî, pro­pri in chesc’ dis, che la Giunte regional a ricognossi il «polo di sviluppo industriale» dal Tajament e Fele, destinant 50 milions par i prins lavòrs (stradis, condotis di aghe e vie indenant) che a coventin par implan­tâ qualchi gnûf stabiliment industrial tal larc di Tumièz. Ven a stai, par tros di lôr, la pussibilitât di sparagnâ viaz e fagòt.

E cun cheste buine novitât us dis di cûr a duc’, conforme la vecje usanze, il nestri biel augurio: Ogni ben, e vê un an in salùt!

MICHELE GORTANI