Montasio: il Giro d’Italia non è stato proprio tutto “rosa” … e fiori

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di Marco Lepre – circolo Legambiente della Carnia-Val Canale.

Altopiano del Montasio, amare considerazioni di Legambiente dopo i fiumi d’inchiostro spesi per l’arrivo della tappa del Giro d’Italia.

Allo spiacevole abbandono di rifiuti, lasciati dagli spettatori più ineducati, ha in qualche modo posto rimedio l’azione del volontariato e dell’Amministrazione Comunale che hanno provveduto nei giorni scorsi ad un intervento di pulizia.

Quello che, invece, purtroppo, non si potrà rimediare è lo sfregio arrecato all’ambiente e al paesaggio. Come giustamente aveva segnalato una lettrice del quotidiano Messaggero Veneto, a chi frequentava in passato la zona, i luoghi appaiono oggi irriconoscibili. Una fascia che va dai cinque agli otto metri, da ambo i lati della strada (ma singole piante di alto fusto sono state tagliate anche a distanze superiori) è stata completamente disboscata. I sei chilometri che da Sella Nevea salgono al parcheggio nei pressi delle malghe, a ridosso del Sito di Interesse Comunitario (SIC), sembrano aver subito l’effetto di un tornado: un itinerario ameno, una strada immersa nel verde del bosco, non c’è più. Il “costo” di mezz’ora di riprese televisive è un danno che resterà per anni!

Sì, perché il tutto pare motivato non certo con la necessità di ricavare maggiore visibilità o spazio per il pubblico (che avrebbe dovuto essere almeno dieci o dodici volte superiore a quello realmente affluito), ma con l’esigenza di poter effettuare le riprese della corsa dall’elicottero. Riprese che “schiacciano” dall’alto le biciclette sull’asfalto e sono meno interessanti di quelle effettuate dalle motociclette. L’esigenza di sfrondare le piante per garantire la vista sulla strada non ha niente a che fare, dunque, con la possibilità di realizzare belle inquadrature dall’alto, dedicate al paesaggio, come quelle a cui ci ha abituato la televisione francese in occasione del Tour.

Un intervento analogo, anche se in forme molto più contenute, era stato realizzato anche sulla strada che da Liariis porta allo Zoncolan, suscitando le ire di tutti quei ciclisti che erano abituati a salire all’ombra delle fronde e adesso si ritrovano nelle giornate di agosto sotto un sole cocente.

Il risultato ottenuto sulla strada che conduce all’altopiano del Montasio è paragonabile, in termini di piante abbattute, a quello che tanto scandalo provocò per la costruzione di una discarica nella pineta di Caneva di Tolmezzo, opera che fu poi annullata dal TAR ed è del tutto simile, in termini di impatto visivo, a quello, tanto temuto in montagna, prodotto dal passaggio di un grande elettrodotto aereo. La differenza è che in questo caso è stato fatto tutto senza nessuna informazione preventiva o discussione, né valutazione dell’impatto che l’intervento avrebbe realizzato. Si sono spese tante parole per esaltare il passaggio del Giro nella nostra regione (evento che in realtà è stato molto meno celebrato fuori dai nostri confini), ma niente è stato detto su questo sfregio. “Giro+Friuli+Montasio=Spettacolo unico!” recitava uno slogan impresso lungo la salita: di “unici” però ci sembrano solo la gratuità e la violenza dell’abbattimento delle piante, un “effetto collaterale” di cui avremmo voluto volentieri fare a meno.

Si sono attribuite “cittadinanze onorarie” agli organizzatori e non si sprecano i “grazie” anche sotto forma di scritte lasciate un po’ dovunque sulle strade: ma chi dobbiamo ringraziare per questa inutile strage?

 

Tolmezzo, 13 giugno 2013

 

Marco Lepre – circolo Legambiente della Carnia-Val Canale