Mortegliano: dopo Mario Barbarisi anche Marika Petrello non ce l’ha fatta, è morta in ospedale


dal sito del Gazzettino

Non ce l'ha fatta Marika Petrello, la ragazza che viaggiava sul sellino posteriore della moto  uscita di strada domenica notte a Mortegliano  . A perdere la vita il giorno stesso, alla guida della Suzuki finita fuori strada, era stato il 26enne Mario Barbarisi, giovane militare originario di Avellino e residente a Pavia di Udine di cui vi abbiamo già ampiamente riferito in questo altro post.  Marika è deceduta ieri sera, intorno alle 19, all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine dov'era   ricoverata in gravissime condizioni, per le conseguenze dello schianto.
Ormai chiara la dinamica del sinistro, una fuoriuscita autonoma della moto condotta dal fidanzato della ragazza, Mario. La Procura di Udine ha già dato il nulla osta per i funerali della giovane.

2 Risposte a “Mortegliano: dopo Mario Barbarisi anche Marika Petrello non ce l’ha fatta, è morta in ospedale”

  1. aggiornamento del 26/08/2011

    di Gianpiero Bellucci

    Alla fine non ce l’ha fatta e a tre giorni dal terribile incidente in moto nel quale aveva perso la vita anche il suo fidanzato, Mario Barbarisi, le condizioni di Marika Petrello sono drasticamente peggiorate, fino a portarla alla morte a soli 23 anni. Non sono bastate le due operazioni al fegato, non è bastata la speranza di un’intera comunità: per lei non c’è stato nulla da fare. È morta proprio nel giorno del funerale del suo fidanzato, a poche ore di distanza da quella cerimonia di addio. Un momento straziante che ora verrà rivissuto. Una tragedia nella tragedia. Soltanto martedì, a un giorno da quel terribile incidente, arrivavano notizie confortanti sullo stato di salute di Marika. Il decorso della prima operazione, quella subita immediatamente dopo l’incidente, era positivo. La ventitreenne aveva sopportato bene l’intervento, un fatto questo che aveva riacceso le speranze. Infatti, al momento del suo arrivo all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, Marika era in fin di vita, ma il tamponamento della ferita maggiore, quella al fegato, pareva aver funzionato dando prospettive positive. A distanza di 48 ore i medici avevano poi programmato il secondo intervento, quello che avrebbe dovuto risistemare il fegato gravemente compromesso a seguito del violentissimo impatto, dopo essere stata sbalzata dalla moto guidata da Mario. Altri traumi minori riguardavano le vertebre, ma senza lesioni al midollo spinale, un polmone perforato e un forte trauma cranico, senza lesioni cerebrali. Ma tutto sommato il quadro clinico faceva ben sperare, se pur grave non era più in pericolo di vita. Poi il peggioramento. Dopo la seconda operazione al fegato le condizioni di Marika crollano, si trova nuovamente in una situazione critica. Viene quindi collegata alle macchine che la tengono in vita grazie alla respirazione artificiale, ma tutto appare molto precario. Ne era cosciente anche il papà di Marika, Sandro che mercoledì pomeriggio alle 17 era insieme ad altre centinaia di persone nella chiesetta di San Ulderico a Pavia di Udine per portare l’ultimo saluto a Mario. Mentre diceva addio alla persona che sua figlia amava e con la quale aveva scelto di dividere la sua vita, aveva sulle spalle il peso della consapevolezza che le speranze si affievolivano per la sua Marika. Infatti, poche ore dopo, verso le 21 la situazione si è complicata fino a portare la giovane alla morte. Marika è spirata in quella stanza del reparto di terapia intensiva dove era stata portata domenica notte. Solo poche ore prima di quel terribile incidente era insieme a Mario. Quella giornata di sole avevano deciso di passarla al mare, sulle spiagge di Lignano e proprio durante il viaggio di ritorno è arrivato l’incidente che alla fine ha spezzato due vite. Mario muore sul colpo, Marika tre giorni dopo.

  2. aggiornamento del 28/08/2011

    di Gianpiero Bellucci

    «Donate, donate e seminate amore». Non ce l’ha fatta a leggerlo di persona e così l’ha fatto qualcun altro al posto suo. È il messaggio che la mamma di Marika ha voluto rivolgere a tutti coloro che ieri hanno affollato la chiesetta di Sant’Agata a Lauzacco. Centinaia di persone che hanno riempito la chiesa e il piazzale per dare l’ultimo saluto a Marika Petrello. E così ancora una volta Pavia di Udine si è stretta nel dolore. Le stesse facce, volti segnati da una tragedia, in una comunità ormai in ginocchio per due giovani vite spezzate. Ieri l’addio era tutto per Marika Petrello, la ventitreenne morta a seguito dell’incidente in moto, nel quale è scomparso anche il suo fidanzato, il caporal maggiore Mario Barbarisi. Solo tre giorni fa, giovedì pomeriggio, un’intera comunità aveva dato l’addio a Mario nella chiesetta di San Ulderico a Pavia. Ieri quella stessa gente ha dovuto dare l’ultimo saluto alla giovane Marika, sopravvissuta solo pochi giorni al suo amato, a causa delle ferite gravissime riportate nell’incidente. «Uno schianto su un’altra famiglia», ha detto don Giordano Simeoni, parroco di Pavia di Udine che solo tre giorni fa aveva celebrato i funerali di Mario. «Vedo le stesse comunità dell’altro giorno, le stesse persone tanto provate e addolorate, tutti qui per l’ultimo saluto a Marika. Questa è una sofferenza profonda, doppia. Per il papà, la mamma e sorella di Marika a cui vanno le nostre condoglianze assieme al rinnovato dolore per i familiari di Mario». La famiglie di Marika e quella di Mario, tutti presenti al tragico addio. Ma un ultimo saluto è arrivato anche dagli amici di Marika: «Sei entrata nella vita di ognuno di noi con il tuo sorriso, con la tua immensa voglia di vivere e con la tua contagiosa allegria. È per questo che lascerai per sempre un ricordo indelebile. Adesso ti vogliamo pensare felice assieme al tuo Marietto. Ti vogliamo bene». E ancora, nella sua omelia don Giordano ha ricordato «Marika che per tutti noi è stata un dono. Una vita vissuta insieme, donata dai genitori e ai genitori, agli amici, costruendo qualcosa di positivo, di gioioso, aiutando anche altri a camminare diritti e contenti. Quell’attimo incomprensibile ha interrotto questa presenza, ma non il dono della vita, perché Marika è un dono di Dio e per Dio i doni sono eterni». Dopo la cerimonia il feretro ricoperto di rose bianche è stato accompagnato in processione al cimitero del paese dove Marika è stata sepolta nella tomba di famiglia.

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