Ovaro: la cartiera Reno De Medici premia i dipendenti con i “buoni” da usare alla CoopCa

di Lodovica Bulian.
Premi alla produttività dei dipendenti erogati in buoni spesa da duecento euro. Da utilizzare esclusivamente nei supermercati CoopCa. È dicembre 2013 quando nello stabilimento della cartiera Reno De Medici di Ovaro, un accordo sindacale passato per “un soffio” dà il via libera al pagamento di una quota delle premialità, assegnate a circa 158 lavoratori, in buoni spesa, da consumare entro un anno. Dove staccare il ticket? Alla CoopCa, appunto. La stessa cooperativa carnica nel cui cda sedeva allora anche il direttore generale della cartiera, Silvano Giorgis, oggi destinatario di un avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine sul crac CoopCa condotta dal procuratore Raffaele Tito e dal sostituto procuratore cotitolare del fascicolo Elisa Calligaris, e che vede 14 persone iscritte nel registro degli indagati, tra membri dell’ultimo cda, revisori dei conti e professionisti. Quell’accordo, però, se lo ricordano in molti, e oggi come allora, continua a fare discutere. Non solo perché quella era la prima volta nella storia della cartiera di Ovaro – scorporata dal Gruppo Reno De Medici e costituita in società autonoma con una partecipazione della finanziaria regionale Friulia – che una parte dei premi per i dipendenti veniva pagata con dei buoni, e non erogata in busta paga. Ma anche per il vincolo di spesa degli stessi all’interno del circuito CoopCa. «La decisione di utilizzare lo strumento dei buoni premiali spetta alle risorse umane della capogruppo, la Reno de Medici, e non al singolo stabilimento» riferisce la casa madre. Non, però, la scelta del partner con cui stipulare la convenzione. No, quella è lasciata agli accordi interni all’azienda. Rien ne va plus. Che la pallina della roulette si sia fermata proprio sulla cooperativa, anziché su altri supermercati, o distributori di carburante, con cui in genere si possono sottoscrivere buoni benzina, o altri negozi della Carnia, a molti è parso un fatto non casuale. «Si decideva sulla base delle condizioni offerte, e quelle messe in campo dalla cooperativa carnica erano le più vantaggiose rispetto ad altri soggetti in campo – ricorda Luca Pucher delle rsu -. I malumori sono sorti semplicemente perché i lavoratori preferivano i soldi allo strumento del buono. Ma CoopCa offriva una gamma più ampia di prodotti rispetto, per esempio a Despar, ed è parsa più favorevole per i dipendenti». Nel sindacato, non sono tutti dello stesso avviso. La vicenda è ancora chiacchierata, per evidenti ragioni di opportunità, generate dal doppio ruolo di Giorgis, dirigente dell’azienda e consigliere di una cooperativa che all’epoca dei fatti, andava già incontro al tracollo. Il direttore scansa dietrologie. Risponde infastidito dalla telefonata che lo raggiunge alle 13.30: «È stato un atto interno all’azienda, non c’è alcuna correlazione con CoopCa, nessuna. Non scriva eh, non scriva. Se rilascio dichiarazioni, poi vengono interpretate male. Non c’è nessun legame tra i premi e CoopCa – ripete -. Non ho nient’altro da aggiungere. Che poi della cosa non mi sono nemmeno occupato io. Nulla di strano mi creda, è una prassi». Una prassi? Ma direttore, era la prima volta che si utilizzavano buoni spesa a Ovaro. «Quella dei buoni per i premi è una prassi. Ed è una scelta interna all’azienda, non c’è nulla di strano». Non sarà strano, di certo nemmeno illegittimo ma, ce lo conceda, quanto meno curioso. «Ho detto che non parlo». Nonostante i mal di pancia l’accordo ottenne il via libera, perché di fatto, il buono che per legge non può superare i 250 euro, è un reddito non tassato, non lo è né per il datore di lavoro né per il dipendente. Sostituisce il denaro che il singolo lavoratore poi usa per l’acquisto di merce. «È stato approvata una cosa che ha agevolato i lavoratori. Che così hanno ricevuto un premio non tassato, da spendere entro un anno. È vero è stato molto discusso, in molti erano contrari – ancora le rsu – ma così si è deciso».