Paluzza: Elettricità, la sfida Secab “fai da te” contro i giganti europei

di Domenico Pecile

La chiamano la guerra dell’acqua tra potenti. Tra multinazionali. In ballo ci sono miliardi di euro per il controllo e la gestione delle risorse idriche. La si combatte anche in Friuli, questa guerra. Soprattutto in Carnia, ricca di corsi d’acqua e di centrali idroelettriche che hanno costi di gestione minimi e sulle quali si allungano diverse mani, anche straniere, alla ricerca del massimo profitto con il minimo costo. Il rovescio della medaglia è l’espropriazione di un territorio, hanno mandato a dire di recente i Comitati e gli ambientalisti che, lo scorso 5 ottobre, hanno fatto appello alla Regione invitandola a diventare parte attiva di questa controversa vicenda. In quella circostanza, il segretario di Legambiente, Giorgio Cavallo, nel ricordare che nella cessione di beni comuni spesso si innescano meccanismi perversi, aveva indicato nella Secab uno dei modelli di gestione virtuosa: controllo territoriale, migliaia di soci che pagano l'energia a metà prezzo e una parte della medesima che viene rivenduta. In quel caso – aveva aggiunto – la risorsa viene gestita localmente e produce risorse e questo è un modo corretto di gestire i beni comuni come l’acqua. La Secab, società cooperativa leader in Carnia nella produzione e distribuzione di energia elettrica ha compiuto lo scorso 25 giugno ha compiuto i suoi 100 anni di attività con una produzione annua che supera i 30 milioni di kWh. Ancora oggi la Secab sostiene lo sviluppo sociale, economico e produttivo dell’Alto But e della Carnia, nella tutela del patrimonio ambientale e culturale di queste terre. Il 25 giugno c’è stata grande festa nel teatro Daniel, di Tolmezzo. «Oggi – aveva dichiarato il presidente della Secab, Luigi Cortolezzis – è soltanto la tappa di un percorso non concluso, che affronteremo con l’esperienza di un anziano e la vitalità di un ragazzino. Siamo proiettati verso il futuro senza dimenticare il passato e l’esempio dei 33 soci fondatori che, con la loro vitalità culturale, la loro lungimiranza e i loro valori, ci hanno insegnato a guardare avanti». Ricordando poi il valore aggiunto dato dall’essere una cooperativa, «portavoce dei principi della mutualità e della solidarietà», ma anche l’attenzione all’innovazione e ai rapporti con istituzioni come l’Università degli Studi di Udine e con quella di Bologna, Cortolezzis aveva evidenziato come «in questo secolo la vera forza di Secab è stata la capacità di valorizzare le proprie risorse umane intese come persone portatrici di idee, esperienze e valori, di spirito di sacrificio e amore per la propria terra». Lo stesso presidente Tondo, cui i Comitati continuano tuttora a chiedere che la Regione (ma anche gli imprenditori locali) faccia la sua parte nella partita-acqua, aveva ricordato come l’insegnamento dato dai padri fondatori di Secab «sia stato quello dell’assunzione di responsabilità verso il proprio futuro per consegnare ai propri figli un domani migliore». Tondo aveva pure sottolineato come in un momento difficile come quello attuale, contraddistinto dal bisogno di ricchezza e di servizi, «la cooperativa elettrica di Paluzza abbia mostrato la strada scommettendo su se stessa e rischiando per il proprio futuro». Una delle scelte vincenti – commenta Cortolezzis – «fu quella di prendere le distanze da posizioni di tipo speculativo, favorendo la costituzione di una società ad ampia base popolare, aderente alle esigenze e alle specificità del territorio, che difendesse gli interessi locali, le tradizioni e i valori della propria terra e che fosse parte attiva nello sviluppo economico e sociale dell’Alto But».