Paluzza: strada poco illuminata, la rabbia della gente dopo la morte di Anita – donati gli organi

_anita de franceschi

di Gino Grillo.

È fissata per questo pomeriggio l’autopsia di Anita De Franceschi, la donna morta l’altra sera all’ospedale di Udine a seguito di un incidente stradale avvenuto in località Ponte di Sutrio sabato scorso. La famiglia della scomparsa attende il nulla osta per stabilire la data dei funerali che si dovrebbero tenere lunedì o martedì. Come già anticipato, Anita, quale ultimo gesto di generosità, ha donato gli organi. Intanto in paese monta la rabbia e cresce il dolore per quest’ennesima vittima della strada. Non si incolpa il giovane 35enne di Sutrio che era al volante della Citroen Saxo che ha investito la donna verso le 18.30 di sabato scorso, quando il buio era già sceso nella vallata («alla fine è anche lui una vittima» dice la gente), ma si punta il dito sulle condizioni di quel tratto di strada nella Valle del But. A lamentarsi sono anche i titolari delle quattro attività che si trovano in prossimità del posto dove è avvenuto l’incidente, sugli opposti lati della strada: un distributore di carburanti, un negozio di alimentari e dei bar. «La zona – racconta uno di questi – di sera o di notte è buia, non illuminata da alcun lampione, fatte salve le insegne dei vari negozi e locali pubblici, che però non sono sufficienti a illuminare la zona». Mancano marciapiedi, mancano passaggi pedonali segnalati con le apposite zebre per permettere il passaggio della gente da un lato della strada all’altro. «Abbiamo chiesto al Comune e all’Anas di intervenire più volte: serve una rotatoria o quant’altro. Invece l’Anas è puntuale e precisa a misurare i passi carrai e a riscuotere ogni anno mille 500 euro cadauno» attaccano. «Sarebbe anche il caso di far osservare il limite di velocità: i cartelli segnalano i 50 km orari, ma le auto sfrecciano ad alta velocità». Prevenzione è chiesta anche in altre zone, dalle frazioni di Timau a Cleulis non ci sono i marciapiedi, la strada è immediatamente delimitata dai guard rail e le gente è obbligata a transitare sulle carreggiate. «Prevenzione è anche far osservare, a ciclisti e pedoni, la loro visibilità in strada. Lo prevede il codice stradale: se si scende dall’automobile occorre indossare il giubbotto catarifrangente. Occorre farlo indossare anche a ciclisti e pedoni» continuano i cittadini. Si chiedono marciapiedi oppure che si prolunghino le piste ciclabili che risalgano tutta la vallata. «Sono state costruite a tratti: se arrivassero sino quassù, ci sarebbero meno incidenti». Intanto continuano a giungere, anche dal di fuori del territorio dell’alto But, alla famiglia della scomparsa, le testimonianze di cordoglio della gente che conosceva Anita, in attesa di poterle tributare l’estremo saluto durante le esequie.