Paularo: il mistero delle lapidi corrose in cimitero

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di Gino Grillo.

Una tomba danneggiata e il sospetto fondato che i casi siano ben di più. Per ora esistono una denuncia e le dichiarazioni di chi le lapidi le costruisce e che soltanto a Paularo subiscono danneggiamenti corrosivi. In un caso, come detto, una vedova si è rivolta ai carabinieri: Elida Ferigo si è decisa dopo l’episodio avvenuto il 4 novembre sulla tomba di Romano Sgardello, deceduto nel gennaio 2011. Essa ha mostrato improvvisamente segni di degrado ritenuti non compatibile col breve lasso di tempo trascorso dalla sua posa in opera sino al momento della scoperta. La tomba presenta la figura d’un camion: il defunto faceva il camionista trasportando legname. Proprio questa figura ha iniziato a dissolversi e a far colare verso terra i colori con cui era stata dipinta. Dopo essersi rivolta alla ditta cui aveva commissionato l’opera, la De Monte Gianni di Tolmezzo, la vedova ha presentato denuncia contro ignoti ai carabinieri del paese. «La lapide – racconta la donna – era stata installata a fine ottobre, prima della Festa dei morti». Era costata quasi 3 mila euro e la figura danneggiata ne comporta un danno di un migliaio. «In famiglia – prosegue – non abbiamo mai avuto da litigare con nessuno: non capisco il gesto». La ditta De Monte incaricata dell’esecuzione del lavoro spiega, suffragata dall’azienda veneta Incitech cui da anni si rivolge per questo tipo di inserzioni su pietra, di poter escludere che i colori possano scolare sotto la pioggia incessante che ha battuto la valle dell’Incarojo nei primi giorni di novembre. «Testiamo sempre i nostri lavori: questi colori sono indelebili: possono essere danneggiati sono con diluente alla nitro, solventi o acidi di batteria». Sebbene non sussistano denunce alle forze dell’ordine riguardo ad altri danneggiamenti di tombe a Paularo, ci sono affermazioni di altri presunti casi. «Lavoro in tutta la Carnia – assicura De Monte – senza aver mai ricevuto lamentele sul nostro operato, solo a Paularo si sono verificati di questi casi. Sono a conoscenza che anche altre lapidi sarebbero state prese di mira da ignoti nello stesso cimitero, tutte posate in opera da aziende provenienti da altre zone della Carnia. Voglio sperare si tratti solo d’un atto sconsiderato isolato di uno sconosciuto, che sembra abbia lasciato anche un’impronta sulla lapide eseguita in pietra di Trani».