Piano d’Arta: salviamo gli ippocastani, sono patrimonio di tutti

a cura del dott. for. Carlo De Colle.

A livello Nazionale e Regionale esistono numerose leggi e normative che regolamentano la gestione e manutenzione degli alberi monumentali e dei soggetti arborei di interesse estetico e ricreativo. Per gli alberi non ancora inseriti nell’elenco dei monumentali censiti in Regione ma assimilabili a tali funzioni, valgono più o meno gli stessi concetti e criteri di intervento, soprattutto se ci si riferisce a soggetti arborei con le seguenti caratteristiche:

  1. alberi di rilievo per forma, età e dimensioni;
  2. piante direttamente correlate alla storia e alla tradizione locale;
  3. individui inseriti in un contesto architettonico di valore storico-culturale, piazze, centri urbani, palazzi, chiese, monasteri, orti botanici.

Il quadro normativo sopra delineato è più che sufficiente per inquadrare e analizzare la storia dei giganti appartenenti alla specie Aesculus hippocatanum (ippocastani) inseriti nel contesto urbano di Piano d’Arta fin dalla seconda metà dell’‘800, nel piazzale antistante la Chiesa arcipretale di S. Stefano. Le piante costituivano un elemento di arredo per la Chiesa di Piano (edificio risalente alla fine del ‘700), per la torre campanaria (il Tor di Plan – inizi 1800), per l’intero sagrato, per l’antica sede Comunale (ex Loge) successivamente convertita a Scuola di Religione e ad altre funzioni. Gli alberi sono cresciuti in altezza e globosità fino a raggiungere dimensioni tali da richiedere delle corrette e oculate potature di ritorno, soprattutto nel rispetto degli edifici pubblici e privati contermini, da ripetersi periodicamente. Il primo intervento di potatura, risalente a più di quindici anni fa è stato seguito volontariamente dal sottoscritto, che, autorizzato dalla Parrocchia, ha contattato una ditta specializzata in interventi di manutenzione del verde, coordinata dal dott. for. Luigi Barbana. Gli interventi sono risultati massimamente rispettosi della fisiologia della specie che, come risaputo, è molto sensibile alle potature in virtù delle caratteristiche tecnologiche del legno che lascia facilmente penetrare l’acqua con conseguenti infezioni fungine, carie, marciumi e successiva destabilizzazione delle piante. L’intervento si è concluso con l’applicazione di mastice cicatrizzante. Il secondo intervento “di cura” è stato decisivo e indiscutibile: su ordine del parroco, mons Ivo Dereani, è stato abbattuto il soggetto arboreo più prossimo all’edificio di culto, allineato a N-E, perfettamente sano, con diametro a m 1.30 superiore a 90 cm. La base della ceppaia è rimasta visibile fintanto che il piazzale della chiesa, in epoca recente, non è stato asfaltato. Al taglio del primo gigante sono seguiti, negli anni successivi, ulteriori attività di potatura, con l’impronta della capitozzatura energica, anche se più moderata rispetto agli interventi che andremo ad analizzare, eseguiti, in tempi diversi, da volontari dei Vigili del Fuoco (2005) e da una ditta boschiva locale in possesso di idoneità tecnica forestale, senza alcun coordinamento tecnico.

Gli interventi di potatura non sono stati accompagnati dall’applicazione di mastice cicatrizzante, neppure a carico delle ferite di maggiori dimensioni. Venerdi 08 dicembre 2017, per caso mi ritrovo dinanzi ad uno scenario inaspettato: un intervento di capitozzatura molto pesante, in fase già avanzata a carico del primo ippocastano, quello più vicino alla chiesa. Guardo perplesso gli operatori e commento: siete veramente convinti di ciò che state facendo? State lavorando su un albero o su un muro? Sapete di quale specie stiamo discutendo? Siete a conoscenza di quali problemi potete creare all’equilibrio di questa specie arborea, presente sulla piazza da oltre un secolo? Non c’è nessun tecnico di settore che vi sta coordinando o coadiuvando? Dopo un primo momento di silenzio mi rispondono che stanno semplicemente eseguendo quanto loro ordinato. In data 10 dicembre, passo nuovamente per un aggiornamento e realizzo che l’”opera” è stata completata. Ho potuto così notare che alcune delle branche capitozzate presentavano delle evidenti necrosi e segni di marcescenza dovute agli scempi degli anni pregressi. Desiderio di salvaguardare o di abbattere? La risposta appare scontata. Da tecnico, a posteriori, suggerisco di contattare urgentemente una ditta specializzata in interventi di dendrochirurgia, al fine di salvare il salvabile oppure di decidere, in assemblea pubblica, previo indagine scientifica fitostatica con analisi visuale VTA e strumentale con impiego di tomografo e Resistograph, circa il futuro dei soggetti arborei e la riqualificazione a verde del piazzale della Chiesa. Nel breve periodo sarà fondamentale ricoprire con tempestività le grandi ferite, utilizzando mastice professionale. Da tecnico e cittadino residente ad Arta Terme, invito i “non addetti” a farsi quantomeno una cultura ambientale prima di interessarsi di attività che non sono di loro competenza, anche se eseguite a titolo gratuito. Ai miei occhi ma anche a quelli del profano, il danno ambientale, estetico e ricreativo sussiste e non è insignificante!

 

Arta Terme, 12.12.2017.