Piutti sul MV di oggi

Riporto uno stralcio di una interessante provocazione di Igino Piutti dal MV di oggi

Come mai – ci si potrebbe chiedere – il territorio che è capace di esprimere competenze in grado di guidare la Regione, l’Università di Udine, la Camera di commercio, l’Ente Fiera e anche l’Arcidiocesi non è in grado di esprimere le competenze necessarie per superare il ritardo di sviluppo del proprio territorio? La risposta storica a questa domanda è che il carnico si esprime meglio all’esterno del suo territorio. Non a caso moltissimi carnici in Italia e all’estero sono diventati imprenditori ed hanno assunto ruoli importanti. In Carnia la competizione si sviluppa non nel far meglio, ma nell’impedire agli altri di fare. Si è affermata una sorta di casta del “chi meno fa”, fatta di persone più preoccupate di evitare la crescita degli altri, che di pensare alla propria crescita. Cercando delle spiegazioni sul piano culturale si potrebbe dar la colpa all’invidia, che da tempo si è affermata come la più grande “virtù” dei carnici, o si potrebbe persino pensare al retaggio di una cultura anarco-socialista che ha percorso il panorama culturale delle montagne carniche nel secolo scorso. Ma porteremmo il dibattito su un piano che non ci interessa! Restando nel concreto, sarebbe più interessante chiederci perché i nostri personaggi, dai punti di potere conquistati a livello regionale o provinciale, non hanno voluto o saputo pensare alla Carnia, con il riguardo e l’interesse con cui è logico si guardi al proprio paese d’origine. Uno dei problemi richiamati in tutti i documenti regionali e provinciali è il ritardo di sviluppo della montagna. All’interno dei territori montani la Carnia ha una sua peculiare caratterizzazione e omogeneità, per cui può essere individuata come ambiente ideale per la sperimentazione di progetti pilota da estendere poi a tutta l’area montana. Le Regioni a statuto ordinario stanno già lavorando alla riforma delle Comunità montane. Noi in passato eravamo Comunità carnica prima ancora d’essere Comunità montana, perché non potremmo sperimentare il modo di essere delle Comunità montane del domani? Perché la Camera di commercio non può immaginare un coinvolgimento nuovo e diverso delle categorie economiche nello sviluppo di un territorio? Perché Udine Fiere non può pensare per la Carnia qualcosa che riproponga per la nostra Regione ciò che è per il Veneto Longarone Fiere? Perché l’Università invece di disseminare sul territorio inutili facoltà non articola sul territorio i suoi centri di competenza e fa del Cit di Amaro un centro pilota per un diverso modo di intendere il rapporto Università e territorio? Perché la stessa Chiesa udinese non sviluppa sull’Arcidiaconato della Carnia il progetto per un modo nuovo di rapportarsi con i territori di montagna? Perché infine, considerando carnico per matrimonio anche il presidente dell’Area di ricerca di Trieste, non fare in modo che anche un Centro nazionale di ricerca come l’Area si misuri con il problema dei territori in ritardo di sviluppo e apra un suo centro di competenza in Carnia? Se non fosse che ho da sempre problemi di digestione, cercherei di organizzare una cena di lavoro tra questi personaggi, assumendo come tema: «Che cosa ognuno di noi può inventarsi per far in modo che la Carnia smetta di lamentarsi di essere una terra di sofferenza e di dolore?». Girando attorno alla tavola, come attorno a quella del ricco epulone di cui parla il Vangelo, chissà che anche i poveri carnici, che non sono stati in grado di uscire dal loro territori e di aprirsi al confronto con altre culture, recuperando le briciole di una mensa così importante, non riescano a convincersi della priorità dei saperi e delle competenze, per porre le basi per lo sviluppo del loro territorio!

3 Risposte a “Piutti sul MV di oggi”

  1. aldut su il fessagjer di virnes ande une rispueste a piutt intitolase il caso biele letere ca a spiege ben la situazion

  2. Dal MV del 13 Giugno 2008

    È sconcertante la presa di posizione del professor Piutti del 9 giugno sulla “fuga di cervelli” carnici. Ma lui cosa ha fatto in passato per ovviare a tale situazione? Che i carnici abbiano successo solo lontano da casa è una constatazione semplicistica di una realtà avvilente per la nostra montagna! Ma non credo che i carnici siano vittime dell’invidia o di una casta del “chi meno fa” costituita da chi, carnico, vuole impedire la crescita di altri per non svilire la propria. La Carnia è diventata terra di conquista, a beneficio della città, di logiche che non si rifanno al «retaggio della cultura anarco-socialista», ma all’esigenza di piazzare personaggi provenienti dall’esterno, piuttosto che autoctoni, i quali oltre a dare risalto alle loro attività, se impiegati nei settori delle loro eccellenze, offrirebbero stabilità al sistema dei servizi (sanità, scuola…). La Carnia investe sui suoi giovani, ma poi li lascia emigrare per favorire figli di altre terre! Il continuo turnover dei dipendenti pubblici è indice del fatto che la Carnia funziona da incubatrice di lavoro, ma, raggiunta la stabilità, il lavoratore torna a casa sua impoverendo il sistema, che deve riformare da capo altri dipendenti. Il carnico è costretto ad avere successo lontano da casa perché sopraffatto da chi non ha interessi nel territorio, ma solo nel raggiungimento di posizioni! L’indebolimento economico è dovuto anche al fatto che i lavoratori “in Carnia” spendono lo stipendio “carnico” altrove, dove vivono, lontano dalla Carnia. È venuta l’ora di dare pari e non più opportunità ai carnici di accedere a posizioni lavorative dirigenziali meritate, in Carnia, se non favorirli come accade in Trentino Alto Adige! Poiché le raccomandazioni danno lavoro a chi in Carnia non vive, sfavorendo i carnici, a parità di titoli ed esperienza, è necessario ristabilire un ordine e una regola nei concorsi pubblici e nelle assunzioni che permetta di concorrere ad armi pari. I carnici, per lavorare a casa loro, devono forse impiegarsi solo in Cartiera? Forse le virtù dei carnici sono l’onestà e la mancanza di raccomandazioni, e questo li svantaggia e impoverisce la loro terra di professionisti costretti a lavorare lontano da casa loro non per avere successo ma solo per lavorare.

    Enrico Benzoni

    Tolmezzo

I commenti sono chiusi.