Pordenone: bloccato lo spaccio di “prossimità” tra bar e giardini

di MARTINA MILIA

Spacciatori di “prossimità” che smistavano dosi, in arrivo da tutta Italia, davanti ai bar e ai nei giardini pubblici della città, a ragazzi tra i 18 e 30 anni. Con lavoro certosino e pazienza i carabinieri di Aviano e del Norm di Sacile hanno smantellato una rete di distribuzione dello stupefacente.All’alba di ieri una novantina di uomini dell’Arma, supportati da unità cinofile di Bologna e con l’elicottero del nucleo di Treviso, hanno eseguito 23 perquisizioni domiciliari in Lombardia, Toscana e Lazio. L’operazione si è conclusa con l’applicazione di tre delle cinque misure cautelari disposte dalla magistratura, 22 denunce per detenzione  (di quattro albanesi, un marocchino, un russo e 11 italiani per lo più con precedenti specifici) residenti nelle province di Pordenone, Treviso, Milano, Sondrio, Arezzo e Roma, il recupero di sostanze stupefacenti – anche se c’è chi è riuscito a buttare la droga negli scarichi prima che fosse recuperata dagli investigatori – e un arresto in flagranza di un italiano di 48 anni residente a Cessalto (C.R. le iniziali).

 L’uomo è stato trovato in possesso di 40 grammi di cocaina, 2.500 euro in contanti e materiale per il confezionamento dello stupefacente. Nel complesso le perquisizioni hanno permesso di recuperare 3,5 etti di cocaina e un etto hascisc.<br />
A essere colpiti da misure cautelari un vero e proprio triangolo: Gazment Morakaj, 24 anni, albanese residente a Pordenone e attualmente in carcere e due donne, entrambe legate sentimentalmente all’albanese e agli arresti domiciliari. Si tratta di Maria Mirabela Baroi, romena, 27 anni, residente a Zoppola e della ventenne albanese Lozjana Cenalla residente a Pordenone. Risultano, invece, latitanti un italiano di Fiume Veneto di 40 anni (A.T. le iniziali) e un altro cittadino albanese, ritenuti personaggi chiave nella gestione dello spaccio.
«L’operazione è stata complessa – hanno spiegato il colonnello Fabio Antonazzo comandante provinciale dell’Arma e il capitano Pierluigi Grosseto comandante della compagnia di Sacile – perché è partita dagli spacciatori, ultimo anello della catena e ha cercato di ricostruire una rete molto ramificata ma che faceva circolare, con costanza, quantità modiche». I viaggi avvenivano in automobile e anche in treno. Visto che le quantità trasportate erano sempre modiche potevano essere nascoste senza troppi problemi in una borsetta (come nel caso delle fidanzate). I canali di approvvigionamento erano diversificati e intercambiabili. La droga arrivava da Cesano Boscone e Livigno (Lombardia), da Foiano della Chiana in provincia di Arezzo e da Palestrina in provincia di Roma.
Gli spacciatori – i tre arrestati ieri lo erano mentre le persone denunciate si occupavano di recuperare lo stupefacente – che risiedevano in via Pietro del Zoccolo, via Arezzo e via Brugnera. Ai clienti, tutti giovani sotto i 30 anni, davano appuntamento davanti ai bar e nei giardini pubblici della zona.