Pordenone: il genio del friulano Montanari alla Tate Gallery di Londra

di STEFANO POLZOT

Americo “Pordenone” Montanari ha dipinto e scritto per decenni in silenzio, come un eremita. Lo ha scoperto il collezionista indiano Raja Khara quando gli ha comprato la casa a Biella. Esporrà a Londra il 21 settembre
Ha sostituito con “Pordenone” il proprio nome di battesimo vuoi per affetto nei confronti della città natale, vuoi perché quell’Americo, con cui è registrato all’anagrafe, non gli va giú. Grazie a questa idiosincrasia Pordenone non sarà piú conosciuta nel mondo della pittura solo per Giovanni Antonio de Sacchis, ma anche per Pordenone Montanari
A differenza del Pordenone, che visse a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, Pordenone Montanari è nato nel capoluogo del Friuli occidentale nel 1937. La notorietà che gli verrà offerta sulla scena internazionale da una grande rassegna, in programma dal 21 settembre a Londra, in realtà non l’ha cercata. È giunta talmente per caso che la vicenda non sembra nemmeno vera.<br />La racconta l’inviato del quotidiano La Stampa, Marco Neirotti. Il suo mecenate è il collezionista e uomo d’affari indiano Raja Khara, sposato con la piemontese Cinzia, originaria di Pettinengo, dove abitano ancora i suoceri. Durante una visita Khara passa vicino alla casa di Villa San Nicolao, a 15 chilometri da Biella, dove vivono Montanari e la moglie Flavia, impiegata in banca. Nel ’90 Pordenone ha deciso una sorta di clausura spirituale e narrativa nella cittadina, spiegata in un librone nero che non si apre e che accompagnerà il catalogo della sua mostra. In paese lo si vede rarissimamente. Ad attirare Khara il cartello con la scritta “vendesi” affisso fuori della villa. Decide di visitarla e scopre al suo interno, affastellati, alcuni dei 500 quadri realizzati dall’artista in quasi mezzo secolo d’attività. Ne rimane affascinato e decide non solo di acquistare la villa, ma anche di stipulare un contratto con Montanari, il cui importo economico è riservato, per fare in modo di divulgare le sue opere, buona parte delle quali cedute all’anglo-indiano.
Un passo dopo l’altro e a settembre Londra ospiterà una rassegna che ha ricevuto anticipazioni entusiastiche. Il quotidiano Guardian accosta Montanari a Cèzanne, Bracque, Picasso e Bacon. Per lo storico dell’arte inglese Edward Lucie-Smith le opere «sono uniche, capaci di ridisegnare la storia della pittura italiana del dopoguerra. Montanari – afferma – è una voce fuori dal coro, totalmente indipendente dai circoli culturali intorno ai quali si sono sviluppate molte correnti del secondo Novecento». Ne scrive anche l’Observer, ne ha parlato la Bbc. Raja Khara, da parte sua, intende trasformare la villa piemontese in un museo, realizzando quello che l’Observer definisce «il maggiore investimento mai tentato da un collezionista in un artista di fatto sconosciuto».
«Ho potuto vedere qualche quadro – testimonia Neirotti – e ne sono rimasto veramente impressionato. Si vede che c’è dietro uno studio». Pordenone Montanari non ha improvvisato la sua pittura: ha studiato a Brera all’inizio degli anni Sessanta e nel 1967 si è trasferito a Parigi. Nel ’73 l’incontro con Guttuso.
Ma che fine ha fatto Montanari dopo la vendita della sua proprietà? Lasciato “l’eremo” di Villa San Nicolao, nel 2007 ha fatto una breve tappa a Pordenone per poi trasferirsi a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno. Anche qui lo si nota poco in giro, va a vedere qualche mostra d’arte, nulla di piú. Talmente poco amante della vita mondana che la sua presenza a Londra, il 21 settembre, per la mostra che raccoglierà 60 opere patrocinata dall’Istituto italiano di cultura, è in forse.
I legami con il Friuli non si esauriscono con le origini. Montanari ha pubblicato per la Campanotto editore, la casa di Pasian di Prato fondata da Franca e Carlo Marcello Conti, nel 2005, Filetto e clitoride. Quattro passi speranzosi. Altre prose e rime sono in La mano che bussa e Primavera partire, per la trentina Stella, e Addestrandomi da solo nel mestiere dello scrivere, edita dalla Tipografia Arte della stampa. Alcune poesie sono nella lingua della sua terra e non è escluso che anche queste vivranno un rinnovato interesse dopo la scoperta del suo genio artistico.