Pradamano: riflessioni del Sindaco su un parco fotovoltaico

di GABRIELE PITASSI* sindaco di Pradamano

Ho letto con attenzione gli articoli pubblicati sul Messaggero Veneto di mercoledì 30 novembre e domenica 4 dicembre, relativi ai mega-parchi fotovoltaici, inviati da Adriano Stocco capo categoria degli installatori di impianti elettrici di Confartigianato e dalla confindustria. Anche il Comune di Pradamano recentemente ha deliberato positivamente rispetto alla realizzazione di un parco fotovoltaico. Questa decisione è maturata nel tempo dopo lunghi approfondimenti e confronti sia con la proprietà dei terreni sia con il proponente che al momento è un azienda che opera proprio nella zona dove dovrebbe essere realizzato il parco, e il parco, se sarà realizzato, andrà ad occupare una superficie pari a 9 ettari. Perché ho scritto se sarà realizzato? Perché in questo caso, la normativa, per snellire la parte burocratica, ha previsto l’autorizzazione unica emessa dalla Regione dopo la «conferenza dei servizi» alla quale partecipano circa una trentina di enti e/o istituzioni. Sul contenuto degli articoli, in parte convengo, in quanto al momento la normativa è molto ampia. Ho avuto modo di spiegare puntigliosamente sia in commissione urbanistica, sia in consiglio comunale, il percorso che abbiamo seguito. Se il proponente, come nel nostro caso, ha rispettato tutti i parametri indicati nel piano regolatore comunale, sulla base di quale norma dovevamo dare un parere negativo, avendo già lo stesso ottenuto un parere preliminare della regione? Bella domanda! La localizzazione nel nostro caso è alquanto defilata. Per chi conosce la zona siamo oltre gli “Asins”, di fronte a un grosso impianto di lavorazione di inerti. Una zona in cui non molti anni fa sono state prima sfruttate le cave e successivamente le stesse sono state trasformate in discariche. Il terreno come si può verificare sul posto, avendo una distanza dall’argine del torrente Torre di 150 metri, è un terreno ghiaioso con bassa fertilità. Nel nostro caso il punto di consegna dell’energia prodotta avverrà in comune di Udine nella zona di Laipacco. Quindi, in questo caso non vi è alcuno spreco di terra nè per la realizzazione del parco nè per la consegna dell’energia e il terreno per natura è già degradato. Se l’iniziativa, sarà portata avanti con finanziamenti derivanti da fonti di investimento stranieri, al momento possiamo soltanto dire ben vengano questi investimenti, l’economia fatica a ripartire e gli esperti insegnano che oggi come oggi soltanto le fonti rinnovabili sono in espansione. Se questi fondi stranieri investono in Italia, la motivazione è, e qui convengo con quanto riportato, che il Conto Energia è il più alto d’Europa, ma questa è materia del governo centrale e quindi è lì che bisogna intervenire. Convengo inoltre che bisognerebbe realizzare piccoli impianti sui tetti dei fabbricati sia civili che industriali. Questo si può già realizzare in quanto si va in deroga a tutti gli strumenti urbanistici ed edilizi. Quello che è definito ulteriore rischio, ovvero il limite massimo di potenza installabile entro il 2016, in questo caso dovrebbe intervenire la Regione regolamentando tutto il settore con un programma energetico regionale di lungo periodo basato su fonti rinnovabili. Per tranquillizzare le categorie, nella convenzione che regolamenterà la costruzione del parco è prevista una fideiussione per lo smantellamento dell’intero impianto. Le opere edili (cabine di trasformazione) successivamente diventeranno di proprietà dell’Enel. Vero è che in un comune come il nostro un parco di queste dimensioni, in grado di alimentare tutte le famiglie di Pradamano è da ritenersi esaustivo e non ci sarà sicuramente ulteriore spazio per altri interventi analoghi. Il nuovo piano regolatore regolamenterà anche questo settore. Qui bisognerebbe aprire altri due capitoli: «la compensazione ambientale» e le imposte versate annualmente nelle casse del Comune. Sarà per la prossima volta.