San Daniele: è Angelo Floramo il nuovo direttore della Guarneriana

 

di Anna Casasola

Fumata bianca per il nuovo direttore della Biblioteca Guarneriana: l’incarico per la direzione scientifica è stato affidato ad Angelo Floramo. «Ora che i risultati sono ufficiali e che i diretti interessati sono stati informati, posso esprimere la mia personale soddisfazione e quella di tutta l’amministrazione per l’obiettivo raggiunto, ovvero l’affidamento dell’incarico a un bibliotecario esterno affatto banale». Così l’assessore alla cultura Flavia Rizzatto, dopo la pubblicazione dei risultati della selezione operata per conferire l’incarico di «direzione scientifica dell’Antica Biblioteca Guarneriana e di collaborazione altamente qualificata al Servizio cultura», conclusasi con l’affidamento a Floramo. Classe 1966, attualmente residente a San Pietro di Ragogna ma da sempre conosciuto a San Daniele e in generale come studioso rigoroso e affascinante divulgatore, Floramo si è laureato brillantemente a Trieste in Filologia Latina Medioevale nel 1990, dove ha successivamente operato come ricercatore; insegna attualmente lingua, letteratura italiana e storia presso un’istituto superiore. «Si è molto discusso – prosegue l’assessore Rizzatto – e fin troppo polemizzato, anche in maniera pregiudiziale, sulla scelta di seguire la strada della selezione pubblica per curriculum e presentazione di specifico progetto di sviluppo per il conferimento di questo incarico: credo che abbiamo avuto la migliore conferma che la strada intrapresa da questa amministrazione sia stata quella giusta». In tutto nove i partecipanti alla selezione che, con curricula di tutto rispetto, misurandosi su progettualità articolate per settori di attività quali didattica, divulgativa, di ricerca e valorizzazione del patrimonio librario, «hanno certamente guardato più al prestigio dell’incarico e al soddisfacimento di una reale e profonda passione professionale – aggiunge Rizzato – che all’entità del compenso. Ciò fa loro onore, indistintamente, e a tutti dobbiamo apprezzamento ed un ringraziamento». Forti dell’esito finale del bando, conclude Rizzatto, «possiamo finalmente ribadire che la figura del titolare di posizione organizzativa (T.P.O.) associata a quella di una figura professionale altamente qualificata come dovrebbe essere quella del Bibliotecario della Guarneriana Antica (la sola figura prevista dallo Statuto della stessa) è invenzione recente, di 18 anni fa, e come tale è un Giano bifronte, che tende ad assorbire e fagocitare le migliori risorse umane e intellettuali spendibili per la Guarneriana costringendole invece a riduttive mansioni da impiegato di concetto impegnato a provvedere agli acquisti dei materiali scolastici, dalla cancelleria alla carta igienica, a inoltrare domande di contributo o compilare provvedimenti di spesa». Rizzato ribadisce infine che “il ruolo del T.P.O. per i servizi culturali non è stato annullato: le funzioni amministrative e burocratiche svolte a tutto il 31 dicembre 2011 dal dottor Venuti sono state semplicemente trasferite ad altro T.P.O. già in organico; ciò ha consentito un notevole risparmio per l’amministrazione, associandosi ad una scelta di collaborazione di elevato valore scientifico».

Una risposta a “San Daniele: è Angelo Floramo il nuovo direttore della Guarneriana”

  1. UN TEMPO ERAVAMO AMICI: SE PUO’ RICAVARE QUALCHE UTILITA’ DALLA MIA ESPERIENZA…

    BIBLIOTECA
    Sintetizzare in poche parole circa un decennio (1987-1999 con un’interruzione tra il 1994/95) di direzione della Biblioteca Civica non è semplice; cercherò di farlo, evidenziando gli aspetti più significativi del lavoro svolto, accompagnati da alcune brevi considerazioni.
    Quando l’allora Assessore alla Cultura, avv. Luciano Cardella, mi propose di assumerne la Direzione io consegnai un’ipotesi di lavoro, che successivamente fu approvata dalla Giunta del sindaco Igino Piutti. Nell’attesa della nomina (poi fui confermato dai sindaci Renzo Tondo e Ilario Brollo) confesso che vissi uno stato d’animo contraddittorio: lusingato ed entusiasta per l’inizio d’una nuova esperienza d’operatore culturale e preoccupato per l’impegnativa eredità, che mi era lasciata da colei che per tanti anni era stata l’anima della stessa, la professoressa Adriana Pittoni Boiti, della quale, comunque, ero amico, sodale nell’amore per i libri e nello spirito di servizio verso la comunità, ed anche allievo, in quanto mi aveva introdotto nei ‘misteri’ della biblioteconomia: si trattava di continuare sulle sue linee guida, tenendo conto della mutata realtà dei bisogni culturali, più variegati e stratificati, dopo una più che ventennale scolarizzazione di massa: si trattava di mantenere unita culturalmente una comunità delle diversità. Per onestà intellettuale devo affermare che, se ho potuto attuare appieno le iniziative progettate, il merito va condiviso con i presidenti e i componenti della Commissione di gestione, con i quali in tanti anni ho avuto un costruttivo anche se talora civilmente dialettico rapporto, con la/e bibliotecaria/e e i dipendenti comunali con i quali avevo rapporti, e con enti, associazioni e privati, che hanno offerto la loro collaborazione. Non mi dilungo su alcune realizzazioni (istituzione della Mediateca e della sezione per non vedenti con libri parlati donati dal locale Leo Club) né su alcune trasformazioni strutturali, che in parte si sarebbero realizzate appieno successivamente (riforma dello Statuto, automazione del servizio, servizio bibliotecario comprensoriale, individuazione della nuova sede ed esame del relativo progetto), alle quali ho dato un mio qualificato contributo, avendo acquisito una certa esperienza professionale, visitando e raccogliendo informazioni sul funzionamento delle biblioteche dei maggiori centri della provincia di Udine.
    Tralasciando i problemi di classificazione, cui si dedicò Paola Artico, innanzitutto ci si adoperò per ottenere dalle Amministrazioni che si succedevano, e in questo si dimostrarono molto sensibili, un notevole aumento di fondi, per arricchire la dotazione libraria, indirizzando, di volta in volta, gli acquisti verso le classi Dewej più sguarnite, ma anche tenendo conto soprattutto dei nuovi interessi culturali, che gli utenti esprimevano attraverso le loro richieste.
    Il mio impegno principale, comunque, è stato rivolto ad organizzare delle iniziative culturali, che avvicinassero i potenziali utenti alla Biblioteca e nello stesso tempo facessero di Tolmezzo, cito da un settimanale che ad un certo punto ne prese atto, “un punto di riferimento sotto l’aspetto della proposizione culturale. Una cultura di qualità, che al tempo stesso ha coinvolto l’intera popolazione, ma principalmente la scuola”. In effetti, la Biblioteca si evolse in luogo di socializzazione e gli incontri culturali continuativi e costanti (una sessantina) durante l’anno divennero appuntamenti abituali in cui, oltre ad arricchirsi culturalmente in relazione all’argomento e al relatore di turno, i partecipanti ritrovavano conoscenti provenienti dai vari paesi della Carnia o incontravano e familiarizzavano con sconosciuti accomunati dagli stessi gusti ed interessi. Gli incontri erano programmati col criterio della varietà tematica (nazionale, regionale, locale) e di ‘genere’ (ad es: Convegno su Cultura nazionale e culture regionali o il Recital di poesie dai Canti di Leopardi nel bicentenario della sua nascita) e del pluralismo ideologico: non fu all’inizio facile far arrivare i ‘grandi nomi’, ma una volta rotto il ghiaccio Tolmezzo divenne per essi una ‘piazza’ appetibile, per cui i carnici non dovettero più andare in altre città/cittadine, ma poterono incontrare e ascoltare a Tolmezzo, cito solo alcuni nomi, G. Petronio, C. Magris, F. Tomizza, C. Sgorlon, M. Rigoni Stern, P. Maurensig, F. Camon, N. Naldini, C. Tullio Altan, G. Zigaina… Oltre a ciò mi piace ricordare un’iniziativa particolare, che dimostra come si operasse concretamente per la crescita culturale della comunità tolmezzina e carnica, cioè Storiamemoria, mostra dei Giornali della Carnia (Carnia, Lavoro, Alpe Carnica, Carnia domani, Nort), che con il relativo convegno offrì la possibilità di conoscere la storia locale postbellica e che indirettamente favorì la riproduzione anastatica e la pubblicazione in due volumi dei primi quattro giornali, da parte di un privato il primo, da parte della Comunità Montana, presieduta allora dal compianto avv. Sergio D’Orlando, il secondo, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario della Zona Libera della Carnia.
    Però l’obiettivo primario che ci si propose fu quello di ‘creare’, in un mondo dominato dalla televisione e, quindi, dalla chiusura domestica e dalla mancanza di socializzazione e di creatività, il nuovo lettore, scegliendo come soggetti privilegiati i bambini e gli adolescenti. A tal fine furono allestite diverse mostre d’illustratori per l’infanzia, che ebbero migliaia di visitatori da tutta la regione ( Prima mostra regionale dell’illustrazione per l’infanzia, Sulle ali del libro, Štepan Zavrel, 80 illustratori incontrano Pinocchio, L’arte del bambino di Mario Lodi), integrate dall’esposizione di libri per ragazzi e con laboratori di creatività, tenuti da illustratori (tra i quali anche Altan) o in biblioteca o nelle scuole non solo di Tolmezzo. E’ stata questa per me l’esperienza più gratificante, perché i bambini aggregano genitori e insegnanti, i principali artefici della loro formazione:. A questo proposito vorrei fare un’altra considerazione: stimolate da tali iniziative, cui parteciparono direttamente, le librerie locali aprirono tutte una sezione di libri per ragazzi; con questo vorrei sottolineare che il ‘pubblico’ può favorire l’iniziativa privata e che in campo culturale si dovrebbe instaurare tra i due una reciproca equilibrata sinergia.
    Il fatto che i prestiti siano passati dai 5252 del 1987 ai 12174 del 1999 e che le consultazioni in sede abbiano superato le 3500 presenze annue, pur accettando un parziale incremento fisiologico, significa che le scelte operate hanno raggiunto l’obiettivo d’ampliare l’utenza e di fare della Biblioteca un punto di riferimento culturale fondamentale per la comunità, e tale mi auguro rimanga. Per me è stata un’esperienza profonda e significativa, che ha connotato felicemente il periodo della maturità della mia vita.

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