Sappada in Friuli? Tutto fermo a Roma

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Il 10 marzo 2008 fu un plebiscito con Sappada che diceva sì al Friuli Venezia Giulia senza distinzioni di sorta. Andarono alle urne 903 elettori su 1.199 aventi diritto, pari al 75,31% (70 iscritti alle liste elettorali abitavano all’estero e quasi altri 100 fuori paese). Ebbene, dei 903 votanti 860 (ovvero il 95%) si espressero per il sì, mentre solo 41 persone dissero no. Ai seggi andarono 542 donne e 451 uomini. Danilo Quinz, leader del comitato “pro Friuli” che ha sempre seguito in prima persona il percorso del passaggio di Sappada al Fvg, non nasconde la sua delusione per come nell’ultimo periodo la situazione si sia congelata. «Sembrava che tutto dovesse procedere nel migliore dei modi – afferma Quinz – con una accelerata incredibile dopo i pareri delle due Regioni. Adesso rimaniamo fiduciosi, ma sta passando troppo tempo». Quinz non lo dice, ma si capisce che lo champagne per festeggiare definitivamente è ancora da mettere in fresco.di Guido Surza wSAPPADA La diocesi è quella di Udine da secoli. La squadra di calcio gioca nel campionato Carnico. Anche lo sci è da tempo targato Fvg. Eppure sono passati oltre sei anni dal referendum e Sappada aspetta ancora. Aspetta un parere, forse un altro. Ma aspetta, da troppo tempo. Tanto che qualcuno sta pensando a possibili scherzetti dei bellunesi. Ma chi? La Provincia? Qualche politico singolo? Nessuno lo dice ufficialmente. A un mese dal voto per il Comune, anche se i sappadini da anni hanno ormai deciso a larghissima maggioranza di voler passare al Friuli Venezia Giulia, il cammino di questa annessione sembra congelato, ma soprattutto fermo nei cosiddetti corridoi romani. Non è dello stesso parere la senatrice del Pd Isabella De Monte, che nella capitale negli ultimi anni è stata la promotrice di questa legge, seguendola anche nella commissione affari costituzionali. Anzi, annuncia novità dell’ultima ora. «Ho chiamato la commissione bilancio proprio in questi giorni. Noi abbiamo esaurito il lavoro come commissione. Sappada aveva tutti i pareri, tranne quello della Bilancio. È vero, è un po’ che aspettiamo, ma ho chiamato la commissione e, anche se il punto non è stato inserito all’ordine del giorno, mi sono attivata per un sollecito. Al prossimo ufficio di presidenza della commissione bilancio il caso sarà portato al voto. Lo chiederò ai colleghi. So che non è l’unico disegno di legge che sta incontrando queste difficoltà, ma posso garantire che si tratta della commissione che in assoluto ha più problemi e carico di lavoro. Secondo me è la normalità: anche la legge sulla cittadinanza, di cui sono relatore, quella sul riacquisto della cittadinanza di chi l’ha perduta, è ancora lì in commissione bilancio. Tanto per fare un esempio». Resta il fatto che in tutti questi anni qualcosa non ha funzionato. Sospetti sul Bellunese? Ancora la senatrice De Monte: «Dal punto di vista politico è presumibile che qualcuno, in provincia di Belluno, non abbia gradito. Non possiedo certezze, ma qualche percezione ce l’ho sul fatto che per la provincia di Belluno potrebbe essere un problema…». Sì della gente, sì di entrambi i consigli regionali. Cosa vogliono ancora a Roma? «Quello che conta – spiega ancora la senatrice De Monte – sono gli atti, che ci sono. I consigli regionali si sono espressi, ora è soltanto un iter legislativo. L’atmosfera che ho percepito al Senato è buona. C’era la volontà unanime della deliberante, quindi senza passare per l’aula. Questo lo scopriremo sempre dopo il parere della commissione bilancio. Sui tempi non si possono fare previsioni. Il nostro compito è accompagnare la volontà della gente. Io insisterò ancora per questo». Sappada, dunque, spera.