Sappada: mancano all’appello 400 mila euro, gli impianti di risalita rischiano la chiusura

di Gino Grillo.
La gente del posto e i proprietari di seconde case sono rimasti sordi all’appello lanciato dalla Società Campetti che gestisce da sei anni gli impianti di risalita, tanto che a Sappada a questo punto si sta pensando a una rivisitazione, al ribasso, dell’offerta turistica invernale. L’appello lanciato agli operatori sappadini era volto a chiedere un cofinanziamento per le spese di gestione degli impianti da sci (Pista Nera, Pian dei Nidi, Monte Siera, Sappada Duemila e il parco di Nevelandia), impianti che costituiscono una componente fondamentale per il turismo invernale della località. Daniele Kratter, presidente della Società Campetti, illustra la situazione venutasi a creare alla fine dell’ultima stagione sciistica. «Abbiamo ancora un piccolo margine di tempo, sino all’approvazione del bilancio, per scongiurare la chiusura degli impianti per la prossima stagione invernale». In tutto l’arco alpino è noto che la gestione degli impianti di risalita è deficitaria. «Così è anche a Sappada. Per gestire tutti gli impianti la società perde mediamente 200 mila euro l’anno, per cui abbiamo chiesto una ricapitalizzazione della società di gestione agli operatori locali». Una richiesta di 400 mila euro, avanzata a tutti i valligiani e ai proprietari di seconde case, anche per ripianare alcune perdite accumulate negli anni. «A questo appello hanno risposto in pochi, assicurando una cifra di 80 mila euro, che rimane purtroppo insufficiente per una gestione degli impianti». Kratter osserva come ci sia più comprensione e volontà di partecipazione fra i più anziani che fra gli operatori turistici più giovani. «Gli anziani che hanno provato l’emigrazione capiscono che il turismo e la gestione degli impianti sono vitali per l’economia del paese. Una stagione senza lo sci obbligherebbe senza dubbio a far riprendere a qualcuno in mano le valigie per emigrare». Le nuove leve si sarebbero defilate da quando la Gts (società per metà sappadina e per metà esterna) ha acquisito gli impianti dal Tribunale di Udine dopo il fallimento della Tuglia Sci e della Ski Program, impegnando 650 mila euro. «Forse si ritiene che la Gts, avendo acquisito la proprietà, si interessi pure della gestione, ma così non è e non sarà. La gestione rimane alla Campetti e se i conti non torneranno chiuderemo la società prima che fallisca» spiega Kratter. Nel frattempo si stanno studiando strategie, in quanto la scelta di non aprire gli impianti, che ridurrebbe drasticamente l’offerta turistica del polo dolomitico, sarà l’ultima a essere presa in considerazione, ma non per questo sarà esclusa. «Occorre che tutti gli interessati – chiude Kratter – si assumano la responsabilità di mantenere in vita la società di gestione, che opera non con finalità di guadagno, ma solo per garantire la funzionalità di impianti e strutture indispensabili all’economia del paese».