Sappada: stagione sciistica salva, i commercianti si autotassano e affittano gli impianti falliti

di Antonio Simeoli

Potrebbe sopravvivere il turismo invernale in Friuli senza l’apporto dei milioni di euro che la Regione investe ogni anno attraverso Promotur? Impossibile. A Sappada, comune del Veneto ma con l’Aquila del Friuli pronta ad essere issata, questo accade. Con enormi difficoltà, visti due fallimenti negli ultimi otto anni delle società proprietarie di piste e impianti di risalita, ma accade. Merito di commercianti e albergatori che hanno fatto squadra e hanno messo insieme i migliaia di euro necessari all’affitto del ramo di azienda dal Tribunale di Udine degli impianti e delle infrastrutture legate al “mondo neve” e, soprattutto, alla manutenzione degli stessi. Impianti finiti nel fallimento delle società della Fingefa legarte all’Ente friulano di assistenza (Efa). 146 soci. Tra affitto (simbolico), più o meno dieci mila euro, e altro, i 146 soci della Campetti 2010 per far partire la terza stagione della loro gestione spenderanno 320 mila euro. Una cifra in linea con gli investimenti delle altre stagioni e ancor più significativa se si tiene conto del terribile momento che stanno vivendo, a causa della crisi, le località turistiche invernali. «Era l’unico modo per salvare Sappada», spiega Daniele Kratter, il presidente della società. Che ha preso la barca che stava affondando tre inverni fa quando, per il crak delle tre società legate all’Efa e quindi all’arcidicoesi di Udine, di cui Sappada fa parte dall’età del Patriarcato, sciovie e piste rischiavano di restare chiuse proprio alla vigilia delle feste di Natale, il cuore della stagione per una località che con 800 posti letto negli alberghi e 6 mila nelle seconde case, rappresenta un punto di riferimento anche per molti turisti friulani. Contributi zero. Aiuti dalla Regione Veneto e in generale dalle istituzioni? «Zero» conferma Kratter. Perchè in Veneto non funziona come in Friuli e, in parte, in Alto Adige. Non esiste, insomma, una società pubblica che investe milioni di euro per gli impianti sciistici, li gestisce, prepara le piste e si occupa pure della promozione turistica. Promotur e TurismoFvg nel vicino Veneto non ci sono. E quindi gli operatori del settore si sono dovuti arrangiare. Accadesse la stessa cosa nella montagna friulana probabilmente solo il polo sciistico di Tarvisio, facciamo una previsione sperando di essere smentiti in positivo, per il numero di alberghi e commercianti risucirebbe a sopravvivere. «Noi abbiamo dovuto mettere mano al portafoglio – continua il presidente di Campetti 2010 – perchè altrimenti il paese di 1.300 abitanti che vive sulla ricettività turistica sarebbe morto, con buona pace della Regione Veneto, della quale facciamo parte, ma anche del FriuliFvg nella quale siamo destinati a entrare a far parte appena l’iter sarà completato». La storia si ripete. Tre inverni fa, infatti, come detto, le società Tullia Ski, Ski Program e Monte Siera furono travolte dall’inchiesta giudiziaria che coinvolse la Fingefa e quindi don Fabbro e il commercialista udinese Pirelli Marti. La stessa galassia dell’Efa che, nell’inverno del 2004, era corsa al capezzale del paese di Sappada in cui la società locale che gestiva gli impianti di risalita e le piste era fallita. Anche in quel caso l’Efa non aveva avuto scelta. Nella vicina Piani di Luzza l’efa, attraverso Getur, controllava il centro turistico capace di 900 posti letto con turisti che anche d’inverno arrivano dall’Italia, ma anche dall’estero, paesi dell’Est in testa. Gente che arriva in Friuli per sciare, appunto a Sappada. Si tratterebbe, secondo alcuni, di almeno il 40% degli sciatori che arrivano a Sappada. Ecco perchè, nonosante il tracollo della Fingefa e della sua galassia, la stessa Getur è entrata a far parte di Campetti 2010, la società che sta mandando avanti il turismo invernale nel centro dolomitico. Fino a quando i commercianti sappadini resisteranno? Semplice. Dovranno farlo finchè non sarà aggiudicata l’asta dei beni delle società fallite. Il bando è stato pubblicato nei giorni scorsi. Fra due settimane si saprà se qualcuno sarà interessato a rilevare sciovie, piste, addirittura il trenino per portare gli sciatori; e ancora rifugi, terreni e altro. Con nemmeno 5 milioni l’affare è possibile. Ma la prima asta era andata deserta. Insomma, chi vuol comprare aspetta che il prezzo cada. Con buona pace dei creditori. L’appello al Friuli. E intanto Sappada spera. Spera che il Veneto “patrigno” giri qualche milione di euro (magari con uno strappo alla regola prendendoli dal “fondo Brancher” destinato ai paesi in difficoltà al confine col Trentino-Alto Adige) o che i quattrini arrivino dal Friuli. «Perchè – chiede Kratter – la Regione Fvg attraverso Promotur non compra all’asta le piste e gli impianti di Sappada e fa decollare il turismo di quello che è ormai un pezzo di Friuli anzichè investire 60 milioni a Pramollo per portare soldi agli austriaci?». Una domanda che, specie di questi tempi, se la stanno facendo in molti.