Sauris: ecco com’era il borgo sommerso dall’acqua 65 anni fa

di Tanja Ariis.

 Diga: i ricordi della sua costruzione, i resti della borgata inghiottita dal lago e la memoria dei suoi abitanti sono tornati alla luce con il recente svaso, ma anche in un libro ed una mostra. È uno smeraldo incastonato tra le montagne il lago di Sauris, quasi neanche ci pensi che quello specchio d’acqua capace di rapirti gli occhi è un bacino artificiale. Te ne ricordi quando motivi di sicurezza impongono interventi come quello che si è svolto nelle scorse settimane e che tante polemiche ha suscitato. Ma la diga e il lago sono parte integrante di Sauris. La diga fu inaugurata 65 anni fa e nel 2009 le venne dedicata una mostra: “la più alta diga d’Europa”. Fu dopo quell’evento che Lucia Protto, responsabile del Centro etnografico di Sauris, cominciò a lavorare al copioso materiale raccolto, intervistando chi aveva vissuto nella borgata La Maina fino all’avvio dei lavori, chi aveva lavorato alla costruzione della diga o se ne ricordava. Il riaffiorare, con il recente svaso, dei resti della vecchia borgata ha incuriosito molti. «Una sessantina di persone – racconta la curatrice del libro – viveva lì, circa una quindicina di famiglie a cui in estate si aggiungevano le famiglie che avevano stavoli in quella località. Si trattava di una comunità abbastanza vivace. C’erano attività economiche di sfruttamento boschivo e le imprese Nigris e De Antoni lavoravano nei boschi sulle rive del Lumiei e nell’area. C’erano teleferiche, una segheria e due mulini. Già negli anni ’20 gli abitanti di Sauris avevano pensato di costruire una piccola centrale idroelettrica e nel ’23 fu costituita una società idroelettrica saurana, per cui qui gli abitanti avevano già la luce. C’era poi una locanda che era un bell’edificio in pietra: era il primo punto di sosta e ristoro che la gente trovava arrivando a Sauris, da lì arrivavano le notizie più fresche. D’estate ci passavano i pastori con le pecore

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