Sindaci del FVG: non chiederemo le ronde

Dal MV di oggi

L’assessore alla sicurezza, la leghista Federica Seganti, annuncia che la Regione è pronta a preparare l’albo dei volontari, ma i sindaci del Friuli Venezia Giulia raffreddano gli entusiasmi del Carroccio. A Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone non c’è la necessità di creare le ronde,  «le città sono già sicure». Lo affermano i primi cittadini dei quattro capoluoghi, sia quelli governati dal centro-sinistra sia quelli di centro-destra.«Le ronde a Gorizia? Non servono», il sindaco del Pdl Ettore Romoli ha le idee chiare in merito al decreto approvato dal governo. «Non capisco che senso avrebbero a Gorizia – ribadisce -, visto che, nella nostra città, l’unico problema sono gli schiamazzi notturni contro i quali le ronde potrebbero fare ben poco, mentre per ciò che concerne la microcriminalità non penso che la nostra città abbia problemi tali da richiedere la presenza di gruppi volontari di controllo», dice Romoli. Dello stesso tenore anche le parole del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, pure lui di centro-destra: «Non abbiamo bisogno di ronde, gli immigrati sono pochi, per il resto ci sono le forze dell’ordine. A Trieste di notte si gira tranquillamente, anzi direi in tutto il Friuli Venezia Giulia», aggiunge Dipiazza. E anche i sindaci di centro-sinistra sono “in sintonia” con i colleghi. «Creare le ronde è un’idea che mi fa paura, potrebbero degenerare in abusi», sostiene il sindaco di Udine, Furio Honsell. «Nella gestione dell’ordine pubblico contano la strategia e l’addestramento, con i volontari, invece, c’è il rischio di creare disorientamento, paura, inquietudine. Bisogna potenziare, invece, le forze dell’ordine tradizionali», commenta ancora Honsell. «Dubbioso» anche il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello: «Non ho ancora letto il decreto, ma assisto all’impotenza dello Stato davanti a azioni prioritarie come il pattugliamento del territorio. Il Governo fa un decreto, ma lascia nelle rimesse 2 mila auto della Polizia perché non ha i soldi per ripararle, invece di investire sulle forze dell’ordine». Secondo Bolzonello «occorrerà capire quali compiti avranno queste persone e da chi dipenderanno effettivamente. Va bene il coordinamento del prefetto, ma ogni gruppo potrà fare quello che vorrà oppure no? I volontari dipenderanno dai sindaci o no? Ci sono ancora troppe domande senza risposte, ma resta assurdo che non si investa sulle forze dell’ordine».
Dalle prefetture arrivano segnali di prudenza, prima vogliono approfondire i contenuti del decreto.
L’assessore regionale alla Sicurezza e agli Enti locali, Federica Seganti, spiega che la legge regionale sulla sicurezza prevede l’istituzione dell’Albo regionale dei volontari per dare organicità all’intervento; «l’albo sarà pronto in tempi brevi», aggiunge l’assessore che ricorda che l’impegno era già della prima giunta guidata da Renzo Tondo. «Noi abbiamo ripreso quelle battaglie fin dai primi mesi del nostro insediamento. L’obiettivo è quello di preparare questi volontari in modo da garantire loro sul piano della formazione e dell’assicurazione e i cittadini sul piano della legalità», spiega. L’albo dei volontari per la sicurezza sarà pubblico, vi potranno accedere tutte le persone con la fedina penale in regola e sarà quotidianamente controllato da prefetti e questori, «in modo da garantire tutti i cittadini sulla serietà dell’iniziativa». I volontari potranno «vedere, controllare e riferire, ma non intervenire. Per questo lavoreranno in stretto rapporto con la polizia locale e le Forze dell’ordine». Alla «Regione competerà organizzare i corsi e definire le modalità di accesso al registro. L’organizzazione nel concreto – aggiunge l’assessore – sarà lasciata al territorio»; trattandosi di volontari i costi dell’intervento saranno contenuti.