Tarvisio: amara chiusura per il rifugio Zacchi


di Tiziano Gualtieri

«Che dire…Rifugio chiuso! Saluti e grazie a tutti». Con questo laconico messaggio il gestore Stefano Vuerich comunica, sul sito internet del rifugio Zacchi, la decisione di non concorrere al rinnovo del contratto d'affitto. Cosa è successo? «In pratica mi hanno costretto. Hanno portato il canone da poche migliaia di euro a 32.900, una cifra folle per le mie tasche». Tre anni dopo il restauro e l'inagurazione dell'ottobre 2007, lo Zacchi – storico rifugio delle Alpi Giulie risalente al 1947 – rischia ora di rimanere desolatamente chiuso. Stefano ha già svuotato i locali «e l'1 dicembre consegnerò le chiavi». Negli occhi del giovane trentenne, unico gestore dalla riapertura, si legge il rammarico per una decisione a cui fatica a dare una spiegazione. Il motivo, pare, sia legato alla spesa di ristrutturazione («in realtà lo hanno demolito e rifatto») eccessiva rispetto all'uso, e ora a rimetterci è la montagna. La concessione al Cai di Tarvisio è scaduta il 30 novembre 2010 ma è stata prorogata di un anno per consentire di trovare «un nuovo concessionario e non interrompere il servizio che il rifugio offre». La base d'asta era però eccessiva e un mese fa i consiglieri regionali Della Mea e Marsilio (Pd) hanno chiesto al presidente Tondo il perché di un canone così elevato. «Ma nessuno ha risposto a quella interrogazione – prosegue Stefano -. A me piange il cuore ma cosa devo fare? All'affitto vanno aggiunti 6-7mila euro di spese». Una cifra esorbitante per un'apertura minima da garantire di tre mesi l'anno. Ha cercato una mediazione? «In via informale sì, ma mi hanno detto che non ci sono alternative». Della serie, piuttosto che abbassare l'affitto, lo chiudiamo. Alcune associazioni – come scritto nel bando dell'11 marzo – potrebbero avere lo Zacchi a titolo gratuito o agevolato, ma tra queste non figura più il Cai, mentre chi aveva espresso l'idea di partecipare all'asta pare abbia abbandonato visto il reale impegno di gestione. Intanto molti sono gli attestati di solidarietà giunti a Vuerich e a breve dovrebbe anche partire una raccolta firme. Ma nel frattempo Stefano che farà? «Il disoccupato. La cosa che più mi dispiace è che ci si lamenta dei giovani che abbandonano la montagna e poi non si fa nulla per permettere a chi vuole restare di poterlo fare. Per quattro anni ho passato i mesi estivi dedicandomi al rifugio. L'ho fatto perché mi piace e ho anche investito qualcosa. Ora che iniziavo a raccogliere i frutti devo abbandonare». E uno Zacchi chiuso potrebbe essere un problema non solo per Vuerich ma anche per alpinisti e squadre del soccorso alpino che lo usano come base d'appoggio, ma soprattutto potrebbe segnare la fine di quello che, secondo le intenzioni dell'allora presidente Illy, doveva «diventare riferimento per gli amanti dello sci alpinismo». Sci alpinisti che, dall'1 dicembre, rischiano di trovare solamente una porta chiusa.<br />