Tarvisio: Carlantoni chiede chiarimenti alla Regione e al Governo sul gasdotto South Stream

di Giancarlo Martina.

È sempre alta l’allerta in valle per la realizzazione del nuovo gasdotto South Stream per connettere direttamente la Russia e i paesi dell’Unione Europea, eliminando attraversamenti per i paesi extra-comunitari. C’è allarme perchè il progetto, sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, Edf e Wintershall, potrebbe intaccare il delicato equilibrio della Foresta di Tarvisio. Inizialmente pareva dovesse attraversare la Val Bartolo (ipotesi che pare esclusa) ora, invece, la preoccupazione dei tarvisiani è che si decida di portare il gasdotto in Italia attraverso il valico di Fusine per poi immettersi, nei pressi di Sant’Antonio, sulla già esistente condotta collegata con la rete europea. Un’ipotesi, questa, attendibile e mai smentita. La recente notizia dello stop dell’Ue al gasdotto ha richiamato nuovamente l’attenzione su questa realizzazione, anche perchè nessuna notizia ufficiale o ufficiosa è pervenuta al sindaco Carlantoni, che nel novembre 2012 aveva scritto al Governatore della Regione e al Capo del Governo per avere notizie in merito senza, però, ottenere risposta, mentre il collega sloveno, sindaco di Kranjska Gora, Jure Zerjav, aveva solo avuto un colloquio informale con una società incaricata della progettazione del megagasdotto. Oggi la questione sembra ribaltata, in quanto pare che le stesse fondamenta del progetto violino le norme stabilite da Bruxelles, che chiede urgentemente a Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, che saranno interessate dal tracciato dell’opera, di rinegoziare gli accordi stipulati con la Russia, minacciando, in caso contrario, procedure d’infrazione, con multe molto salate. «Fino a oggi non abbiamo ricevuto ancora notizie di alcun tipo – spiega il sindaco -, perciò ho rinnovato con una lettera alla presidente della Regione Serracchiani di interessarisi della vicenda, richiesta che ho inoltrato anche al presidente del Consiglio dei ministri per coinvolgere il governo nazionale e riuscire ad avere gli opportuni chiarimenti. Vedremo gli sviluppi della vicenda, ma resta ferma la nostra volontà di far valere i diritti del territorio e chiedere una giusta compensazione per l’eventuale passaggio di una struttura di questa portata nel nostro comprensorio. Ho incontrato nuovamente il collega di Kranjska Gora, che ha confermato la notizia dello stop dell’Ue all’opera, ma anche lui non sa nulla di più. Siamo rimasti d’accordo, comunque, che difenderemo a oltranza i nostri territori, che in passato hanno già subito numerose depauperazioni». «Speriamo – conclude Carlantoni – che chi di dovere ci informi su quello che sta succedendo e su quello che succederà. È un nostro diritto, come amministratori pubblici, essere messi al corrente di ciò che accade».