Tarvisio: turismo su 2 ruote, la località scommette sulle sue ciclabili

di Alessandro Cesare.

Il cicloturismo è ormai una realtà per il Tarvisiano. Basta girare per i locali del centro o percorrere un tratto della ciclabile “Alpe Adria” per accorgersene. Ma al boom di appassionati delle due ruote corrisponde una proliferazione di punti ristoro o assistenza adeguati? Abbiamo percorso un tratto di ciclovia per capirlo, dirigendoci prima verso la Slovenia, poi verso l’Austria. Punto di partenza del nostro viaggio l’area a ridosso dell’ex stazione ferroviaria di Tarvisio Centrale, snodo tra i percorsi ciclabili verso Tarvisio, Kranjska Gora e Arnoldstein. Dirigendoci verso Fusine, la pista comincia con un suggestivo passaggio sopra il cosiddetto “ponte del diavolo”. Proseguendo verso Boscoverde, dopo aver lambito la stazione ferroviaria, il via vai di ciclisti si fa sempre più intenso. Si tratta in particolare di famiglie slovene, che scendono verso Tarvisio. La ciclovia si sviluppa nel bosco, tra abeti e faggi, prima di sbucare sulla piana di Fusine. Per ora, al di là di qualche tavolo e di qualche panca in legno, non c’è traccia di punti ristoro o di assistenza. Dopo una decina di chilometri in falsopiano si arriva al primo locale pubblico che si affaccia sulla ciclabile: è la Kantina nelle Alpi Giulie, distante poche centinaia di metri dal confine con la Slovenia. Lasciata la bicicletta nelle apposite rastrelliere, scambiamo due chiacchiere con il gestore Mario Dean: «La ciclabile è una buona opera, che crea movimento e passaggio di persone. Durante la settimana si vedono soprattutto sloveni, salvo la domenica, quando anche molti italiani la frequentano. Si stanno organizzando occasioni e appuntamenti per promuovere questa pista ciclabile – aggiunge – ma siamo ancora un po’ carenti per punti ristoro, assistenza e segnaletica». Ancora qualche chilometro e si raggiunge la Slovenia, con il vecchio cippo confinario che fa bella mostra di sè proprio ai bordi della ciclabile. Invertiamo il senso di marcia e facciamo ritorno verso Tarvisio, incrociando un numero sempre maggiore di ciclisti. Dirigendoci verso l’Austria, non si sente più parlare sloveno, ma carinziano. Anche in questo caso, non ci sono punti di sosta attrezzati se non a ridosso del confine. Dopo l’ex mulino Kugy, si incontra il ristorante “ex Posta”, dove siamo accolti da Alcide Cicuto: «I flussi sulla ciclabile sono in aumento, ma non ancora a tal punto da creare un’economia dedicata. Manca una serie di servizi». Servizi che, in parte, sono stati attivati nel centro di Tarvisio, dove, sulla ciclovia, si trovano noleggi di bici, officine di riparazione e alberghi con offerte dedicate. Segnale che gli operatori si stanno adeguando a questa nuova forma di turismo.