Tiziano Dalla Marta: momenti di vita raccontati dal pennello della memoria

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 di Ermes Dorigo.

Dopo il successo  della Mostra del 1998  l’ultima – last but not least – produzione  pittorica, per una sua coerenza intrinseca, rimane ascritta ad una ‘pittura colta’- un figurativismo ben diverso da quello tradizionale, con un continuo rimando, attraverso citazioni e allusioni più o meno esplicite alla storia dell’arte – civilmente impegnata anche se ora, in questo suo viaggio conoscitivo, prevale una  tonalità più intima, più sul versante meditativo, morale che, in quanto tale, si fa etico, civile appunto. Il titolo non  deve trarre, quindi, in inganno: in realtà quello che l’artista fa è quello di donare la ‘sua’ memoria alla memoria della ‘comunità’: il morale torna ad essere sociale, ma un sociale speciale, perché così ravviva la fiamma del ‘suo’ amore per la ‘sua’ gente; non solo, ma  nelle sue forme si inserisce nella nostra tradizione artistico-letteraria di impegno etico-civile e nello stesso tempo si offre come esperienza paradigmatica di una biografia personale vissuta attraverso il filtro della biografia della storia (“Non ho ambizioni e velleità di protagonismo pseudo intellettuale. Probabilmente il mio animo, umilmente cristiano, mi ha sempre portato a vedere la mia vicenda personale dentro la storia, non al di sopra e al di fuori di essa”). Pertanto non si può non dire che quella di Tiziano Dalla Marta non sia una “pittura della memoria”, conservazione quasi sacrale e trasmissione del passato senza il quale – è un messaggio rivolto in particolare ai giovani – vengono meno le fondamenta per costruire un saldo e certo futuro di speranza.

Prima di procedere una breve notazione: talmente forte è il legame di Tiziano con la sua giovinezza – presenza viva e creativa dentro di lui – da firmare non T.D.M., ma M.D.T. (Marziano Della Titta) come lo chiamava un professore, storpiando il suo nome, quando, giovane, frequentava l’Accademia a Venezia.

Ma venendo nello specifico (“Un quadro può essere una medicina contro la malinconia  e quantomeno un momentaneo sollievo”)  delle qualità pittoriche e simboliche delle sue opere, si può osservare l’equilibrio compositivo e una costruzione quasi classica delle sue immagini (tipicamente rinascimentale è quella piramidale, un ascendente tre-quattrocentesco come nella Crocefissione), un sapiente equilibrio tra pieni e vuoti, e tra colori avanzanti e retrocedenti – per somiglianza, ma anche per opposizione -; e la ricchezza delle simbologie  e allegorie dei colori: il viola e il gelido azzurro del dolore e della pena del vivere contrapposti al caldo giallo e al verde della speranza, ma anche  della irriducibilità alla sofferenza e della non rassegnazione.

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Rispetto alla esposizione precedente – con diversi quadri con forti , surreali accostamenti di colori, quasi espressionistici -, si osservano ora la levità dei colori, il sentimento intimamente assorto dell’umanità rappresentata in fraterna amicizia che guarda serenamente il famoso “lassù” di padre Cristoforo – l’infinito amore per la moglie Caterina che ritorna continuamente -; la pace in pace con se stessa, indefinibile; la fertilità rigogliosa della natura – il di là non è di là, ma qua, lo odoriamo quasi –; un francescano Cantico delle Creature -; la sacralità del quotidiano; l’amore e il dono di sé.

E quel San Martino all’entrata non solo invita il visitatore ad assumere un atteggiamento consono all’atmosfera di religioso silenzio, cui invitano i quadri, ma è soprattutto un ulteriore omaggio alla Città attraverso il suo Santo protettore.

Infine, però, per ribadire comunque il suo indomito impegno civile, la sezione dedicata alla Resistenza in Carnia: il cerchio si chiude con il ritorno per ‘espressivismo’ della luce e dei colori alla prima esposizione.

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Tiziano Dalla Marta, architetto libero professionista, è nato a Povegliano Veronese il 9 novembre 1922. Dall’8 settembre ‘43 risiede in Carnia dove ha ricoperto importanti cariche pubbliche con grande impegno civile: Sindaco di Prato Carnico dal ’49 al ’55, di Tolmezzo per un decennio tra il ’55 e il ’65. Uno dei promotori fondamentali per l’istituzione della SEIMA.

Suoi scritti ed esposizione: La Carnia oggi sintesi della realtà so­ciale; Ordinamento regionale e pianificazione urbanisti­ca; Individuazione delle aree idonee alla qualificazione industriale, Tip. Carnia Tolmezzo, 1963; Individuazione delle aree idonee alla qualificazione industriale, Del Bianco Editore, Udine, 1965; Il volo del rondone, Campanotto Editore, Udine, 1993; Tiziano Dalla Marta, Pittore, Palazzo Frisacco, Tolmezzo, 1998; Il ritorno del Gismano, Andrea Moro Editore, Tolmezzo, 2004