Tolmezzo: Carciofi in Carnia, via alla coltivazione in alcune aziende agricole di Verzegnis, Lauco e Preone

di Tanja Ariis.

In Carnia si coltiverà il carciofo. La sperimentazione comincerà nei prossimi mesi da parte di alcune aziende agricole: la novità stata annunciata nel convegno organizzato venerdì dalla Comunità montana della Carnia con la collaborazione dell’Ersa e degli Isis Solari e Linussio. Il campo base sarà a Verzegnis, ma ci saranno coltivazioni anche a Lauco e a Preone. Le piantine saranno di sette varietà commerciali, riconducibili alla tipologia brindisina, molto versatile: saranno piantate tra 15-20 giorni e tutto il ciclo sarà studiato passo a passo per valutarne la risposta in termini qualitativi e quantitativi. Saranno coinvolte anche attività ricettive e scuole. A spiegare i punti di forza della coltura, tipica del Mediterraneo, ma già praticata anche in montagna in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia, è stato Federico Capone del Crita(Centro ricerca e innovazione tecnologica in agricoltura). Cosa rende tale coltura adatta alla montagna? Le esigenze della pianta e le caratteristiche climatiche (messa a dimora in tarda primavera, lo sbalzo caldo-freddo tra giorno e notte “spinge” la fioritura e poi le temperature estive, mai troppo alte per lunghi periodi, evitano alcuni problemi), la brevità del ciclo (5-6 mesi) ela possibilità di coltivazioni biologiche. Inoltre è facile da coltivare, è un prodotto innovativo e con alto potenziale economico (può integrare il reddito delle aziende agricole), è di qualità e richiesto per i suoi aspetti salutistici e si collocherebbe in un periodo vuoto del mercato: la raccolta avverrebbe da metà agosto a fine ottobre. Anche economicamente la coltivazione del carciofo appare interessante: le piantine costano da 80 centesimi a un euro, ma si stima di ricavarne otto capolini a pianta e già dal quarto capolino la pianta è ripagata. Tutto facile, dunque? No, vi sarebbe la necessità, ha rilevato Capone, di legare il nuovo prodotto al territorio, creare filiera, farlo conoscere ai coltivatori di montagna come opportunità, ai ristoratori (se valorizzato dal punto di vista enogastronomico e come prodotto a Km zero) e proporlo al mercato. Il convegno di venerdì è stato un nuovo importante appuntamento al Solari dove scuola, produttori ortofrutticoli, enti e istituzioni hanno ribadito la volontà di fare squadra perché la Carnia esprima le sue ricchezze e potenzialità nei settori ortofrutticolo gastronomico, due ambiti chiamati a legarsi sempre più.