Tolmezzo: in difesa di un libro straordinario

_Copertina_Umanisti_Dorigo

Riceviamo e su richiesta ri-pubblichiamo su questo blog una lettera pubblicata sul Messaggero Veneto il 27/4/2014
di Ermes Dorigo

Non credo di essere uno sprovveduto per quanto riguarda la critica letteraria, essendo miei saggi usciti su prestigiose riviste italiane – Problemi, Alfabeta, Allegoria… -; negli Usa – Dante Studies, rivista ufficiale della Dante Society of America; Forum Italicum, Università Stony Brooks, New York; sulla canadese Rivista di Studi Italiani, diretta da Anthony Verna dell’Università di Toronto. In più, in dieci anni di SSIS (Scuola Superiore per l’Insegnamento  Secondario), come Supervisore e Docente nei laboratori di Didattica della Lingua e Letteratura italiana – per i quali la mia valutazione da parte degli allievi ha oscillato tra il 7,5 e l’8,8 – grazie ad alcuni docenti come, ad esempio Renzo Rabboni e Andrea Zannini, seri, severi, rigorosi, onesti – ho affinato la metodologia della ricerca e della critica, pur conservando la mia specificità di scrittura.

Detto questo, ora racconto la situazione paradossale in cui mi vengo a trovare. 

Ho sempre avuto la passione di percorrere strade poco battute, per cui circa quattro anni fa mi dedicai alla ricerca di manoscritti e di libri d’epoca sugli umanisti a Tolmezzo nel 1500, sui quali mi venne l’idea di fare un libro, che modificasse un po’ la geografia culturale su questo argomento, monopolizzato dalla Scuola di San Daniele (Guarnerio e suoi ‘seguaci’). Il libro grazie alla Camera di Commercio di Udine, della Comunità montana della Carnia, della Città di Tolmezzo è uscito: Umanisti a Tolmezzo nel 1500 (presso Andrea Moro Editore – cui si devono stampe e ristampe importanti: Catalogo su Kandinsky per la Mostra di Villa Manin, la ristampa della Historia Langobardorum e di Domenico da Tolmezzo divenuti introvabili… – , 460 pp., Euro 35; un editore, di tutto rispetto, che a differenza della Editrice Universitaria, è disposto ad investire di proprio, erede della gloriosa Libreria Editrice Aquileia: Gortani, Marinelli, Angeli…).

Concordati i tempi della presentazione, non in questo periodo elettorale culturalmente distratto, mi ritrovo che un docente – parliamo sempre della nostra Università friulana  – che dovrebbe ricercare e curare le eccellenze locali -, che pur mi aveva dato dei suggerimenti e consigli e considerato il libro “molto bello” – altri competenti, l’hanno definito “un’opera straordinaria”; Magris mi ha scritto di “Opus magnum, lavoro ciclopico destinato a restare”, e potrei citarne altri ancora -, si rifiuta di presentarlo (paura di mettere a repentaglio la propria reputazione? Non conforme ai canoni accademici?): in effetti, il libro è rigoroso filologicamente ma innovativo sul piano dell’impostazione e dell’impaginazione, ricco di immagini, fregi, riproduzione di copertine o di pagine di opere originali del tempo, di autografi e di manoscritti.

Cerco, intanto, oltre che su blog, di darne notizia sulla stampa.Trovo una docente universitaria, che, d’accordo col vostro caposervizio-cultura, si dichiara disponibile a scrivere del mio libro. Improvvisamente adduce pretestuose motivazioni e dichiara di non essere più disponibile. Cosa può essere successo? Io formulo questa ipotesi: il barone le ha intimato di rinunciare, perché di fatto questo lavoro fatto da un free lance avrebbe gettato un’ombra negativa sugli accademici, perché sarebbe stato compito loro – docenti o ricercatori o… – farlo: il boss, quindi, ha bloccato tutto, per non fare capire che, a differenza di quanto avviene per le facoltà scientifiche, in quelle umanistiche si hanno rari contatti con Università e riviste straniere e che si fa poca ricerca; si pensa più a conservare spazi, utilizzando gloriose ma vecchie riviste, che sopravvivono solo perché tutte le Università sono quasi obbligate ad abbonarsi ad esse; pubblicando letterine o documenti anche rari ma senza acribia critica; inventando scuole normali – Pisa ride – di eccellenza, per avere uno spazio tutto personale da gestire in una istituzione pubblica, dato che non si può andare in altra Università in cui le cattedre di italianistica sono occupate da persone di fama e da giovani molto validi. Ora mi aspetto solo che mi si dica che non se ne può parlare da parte di un accademico per via delle traduzioni, che lascerebbero a desiderare, il che non è verità, ma denigrazione:

Grazie dell’ospitalità, ma credo di aver toccato un punctum dolens, che va a di là della mia persona. 

ERMES DORIGO
TOLMEZZO