Tolmezzo: gli esempi del passato per rialzare la Carnia

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di Gianni Nassivera

Sono questi, per la Carnia, giorni cupi e tristi: il bilancio dei danni provocati dalla recente alluvione di fine ottobre appaiono ingenti e sconfortanti. Troppo ingenti e pesanti per un territorio fragile come la Carnia che alimentano il dubbio che rimettere tutto a posto e sanare le gravi ferite inferte dalla natura sarà un’impresa che richiederà ancora molto impegno. Danni non solo di tipo materiale, ma di un altro tipo, forse più subdolo e pericoloso, quello che produce scoramento e che determina l’indebolimento dell’idea stessa di futuro per le nostre comunità. Sento, infatti, aleggiare tra la nostra popolazione montanara un sentimento di impotenza e rassegnazione giustificato anche dal ricorrente fallimento di tutte le politiche promesse (ma purtroppo non realizzate) a favore della montagna. Questo sentimento, pur giustificato, va però da subito contrastato attingendo a quelle risorse che le nostre popolazioni, in contesti altrettanto difficili, hanno dimostrato di possedere e valorizzare. Il ricordo non può non riferirsi al periodo del post-terremoto: allora il pessimismo della ragione venne sconfitto dall’ottimismo della volontà con gli esiti straordinariamente positivi che da tutti viene riconosciuto. Venne fatto, allora, uno sforzo straordinario, corale, concreto e lungimirante che riuscì ad ancorare le nostre popolazioni, la gente dei nostri paesi, al proprio territorio e a farlo considerare come il luogo in cui valeva la pena di continuare a vivere.L’interrogativo, dunque, è il seguente: saranno di nuovo in grado il territorio e le comunità (specie quelle più periferiche) della Carnia di reagire positivamente e con sufficiente energia a questa nuova sfida che hanno di fronte? A distanza di oltre quarant’anni dal sisma del 1976 la situazione appare un po’ diversa: l’elemento che più diversifica il post-terremoto dall’oggi è la fragilità delle comunità locali caratterizzate dalla senilizzazione delle loro popolazioni e dal fenomeno dello spopolamento che ha molto indebolito i nostri paesi. In questa situazione problematica è ancora possibile coltivare la speranza di vedere i nostri paesi ancora vitali e sufficientemente in grado di offrire accettabili livelli complessivi di qualità della residenza? Credo che l’urgenza e l’emergenza odierne e dei prossimi mesi siano proprio queste: convincere con i fatti, con atti concreti di condivisione delle aspettative della gente, che vivere la montagna anche nei suoi luoghi più periferici (ma anche, lasciatemelo dire, più belli e affascinanti) sia cosa possibile e fattibile. Ben vengano quindi la responsabilizzazione degli amministratori locali, la concreta vicinanza della Regione e dello Stato, la dotazione di risorse straordinarie, la semplificazione e la deburocratizzazione delle procedure amministrative per sanare le tante ferite della Carnia. Se questo, come spero, avverrà sarà molto utile ricavare dalla storia recente e meno recente del nostro territorio alcuni insegnamenti ed esempi di lungimiranza politica ed amministrativa. Ognuno nella propria esperienza di impegno sociale, politico e amministrativo ha apprezzato modelli esemplari di comportamenti e azioni positivi. Per quello che mi riguarda, e non per rivendicare primazie o per creare classifiche di merito, da vecchio militante del Partito Socialista (partito ancora vivo nella memoria e nel cuore di tanti compagni) mi piace ricordare alcuni eventi e vicende che hanno contribuito a scrivere alcune pagine della storia della nostra Carnia. Come non ricordare l’esempio e l’opera di Enzo Moro, l’indimenticabile vice presidente della Regione, artefice dello sviluppo turistico del Varmost di Forni di Sopra e dello Zoncolan a Sutrio. Come non va dimenticato il lavoro svolto dal senatore Bruno Lepre, promotore della legge 1102/71 istitutiva delle comunità montane, legge finalizzata alla gestione del proprio territorio per chi in montagna lavora e vive, nonché l’impegno svolto per creare la zona industriale sud di Tolmezzo. E per concludere l’emanazione della legge 97/94 “provvedimenti a favore delle zone montane da parte del senatore Diego Carpenedo. Ovviamente, per la Carnia, altre pagine di storia sono state scritte da altre personalità della politica, penso al senatore Michele Gortani che come costituente è stato capace di fare inserire all’articolo 44 della costituzione “la legge dispone di provvidenze a favore delle zone montane”, nonché il grande magistero morale, culturale e politico lasciato ai carnici. A me piace ricordare questi uomini politici (con la “p” maiuscola) perché, in questa fase delicatissima che riguarda la nostra Carnia, avere degli esempi che indichino modelli e comportamenti da adottare per ridisegnare scenari di progresso civile, sociale ed economico è assolutamente importante. Altrettanto importante è alimentare, sulla scorta di tante esperienze e vicende positive del passato, l’idea di un possibile e positivo futuro per il nostro territorio che dovrà aver come esito, ineludibile e fondamentale, l’ancoramento e la presenza attiva della popolazione nei propri paesi e tra le proprie montagne, indistintamente per tutti dovrà essere l’impegno per garantire la permanenza dell’uomo sul territorio, garanzia concreta per saper gestire i pericolosi eventi che la natura ci presenta. —