Tolmezzo: la passione dei cacciatori e la tutela della fauna


di Vittorino Dorotea direttore della Riserva di caccia di Tolmezzo

 Una premessa: la caccia è una passione e come tale è una espressione di vita. Sono contrario, per principio, a impedire l’esercizio di una passione e quindi a limitare la libertà di una persona e sono particolarmente critico nei confronti di quei cacciatori che propongono limiti all’attività venatoria di altri cacciatori soltanto in base a una idea o peggio a un pregiudizio. Ciò detto non posso che concordare sul fatto che tutti, e in particolare noi cacciatori, dobbiamo perseguire l’obiettivo della tutela della fauna. Come? Non certamente con le fantasiose proposte del signor Peressini che invoca addirittura la costituzione di un “Comitato di censimento” per ogni riserva di caccia, ma semplicemente applicando la legge. Infatti la legge 157/92 che indirizza l’attività delle Regioni in materia di protezione della fauna e di prelievo venatorio  stabilisce che le Regioni stesse si dotino di un Piano faunistico – venatorio per la pianificazione generale del territorio agro – silvo – pastorale finalizzata (per quanto riguarda fagiano e lepre) al conseguimento della densità ottimale, alla sua conservazione e alla regolamentazione del prelievo venatorio. L’articolo 8 della Lr 6/08 (Programmazione faunistica e esercizio dell’attività venatoria) ha stabilito gli obiettivi, le azioni, le procedure di adozione e di aggiornamento del Piano faunistico regionale. Con delibera numero 1264 del 26 giugno 2008 la Giunta regionale ha adottato la proposta di Piano faunistico. Quale la novità più importante introdotta da questo strumento di pianificazione faunistica e venatoria? La determinazione della produttività faunistica di ogni riserva di caccia attraverso una puntuale lettura del territorio e la individuazione delle aree a diversa vocazione produttiva. Per ogni Riserva di caccia è stata determinata la capacità faunistica di ogni specie cacciabile e il prelievo sostenibile con l’attività venatoria. Il censimento, attuato dalle Riserve e quindi da tutti i cacciatori della Regione, non è più l’unico strumento per determinare il piano di abbattimento, ma un mezzo per verificare un risultato gestionale. La produttività faunistica di un territorio determina quindi il numero dei cacciatori e i carnieri individuali. Questo importante lavoro, da tutti riconosciuto come il più avanzato documento tecnico – scientifico di gestione venatoria a livello nazionale, è stato predisposto dall’amministrazione regionale in collaborazione con i Distretti venatori e con le Riserve di caccia. Tutti i cacciatori sono stati chiamati a dare il loro contributo per una corretta lettura del territorio e quindi per la tutela della fauna. Il punto è che il Pfr adottato nel 2008 non è operante perché la Regione non lo ha mai approvato. I Distretti venatori e le Riserve di caccia non possono inoltre utilizzare un altro fondamentale strumento di gestione previsto dall’articolo 13 della Lr 6/08 (Piano venatorio distrettuale – Pvd) che attua la programmazione venatoria su ciascun Distretto e Riserva di caccia. Con questo strumento la Riserva di caccia del signor Peressini dovrebbe individuare i suoi obiettivi di gestione venatoria e, nel caso in cui una specie cacciabile risultasse numericamente inferiore alla capacità faunistica determinata con il Pfr, il prelievo andrebbe rimodulato o addirittura sospeso, per una o più stagioni venatorie. Ritengo che solo nell’ambito di un contesto tecnico – scientifico accettato e condiviso e di una pianificazione venatoria nella quale il cacciatore sia chiamato ad attuare direttamente la tutela della fauna del suo territorio, potremo pretendere che sia lui stesso a ridurre o rinunciare al prelievo. Al di fuori di questo contesto gestionale, supportato da uno strumento tecnico – scientifico, le nostre posizioni, pur legittime, appariranno sempre improntate da pressappochismo tecnico o partigianeria. Concludo ricordando che fino a quando noi cacciatori continueremo a comportarci come i famosi polli di Renzo che si beccano mentre vanno incontro al loro destino e fino a quando continueremo a vivere delle nostre beghe di cortile perderemo di vista il vero obiettivo della nostra azione che dovrebbe essere quello di rafforzare il ruolo pubblico del mondo venatorio nella gestione della fauna. Invito pertanto il signor Peressini a unirsi ai tanti cacciatori e dirigenti venatori della Regione che chiedono alla politica di fare ciò che deve: applicare immediatamente le norme previste dalla legge regionale 6/08 per tutelare, oltre che la fauna, anche il mondo venatorio. *direttore della Riserva di caccia di Tolmezzo


4 Risposte a “Tolmezzo: la passione dei cacciatori e la tutela della fauna”

  1. "La caccia è una passione e come tale è un'espressione di vita."

    Ma vergognatevi mai, invece!  Giocare con le parole e le frasi, per far passar la caccia come un'espressione di vita e il libero esercizio di una passione, pena la limitazione della libertà personale, è un'offesa all'intelligenza delle persone!

    Allora qualsiasi persona, singolarmente o in gruppo, potrebbe sostenere che il proprio passatempo, potrebbe essere inserito sotto la voce "passione".

    Potrei quindi sostenere che lo scrivere sui muri degli edifici, in pieno centro, è una mia libera espressione artistica, mentre chi vuol limitare la mia libertà personale, chiama tale gesto, "deturpare il decoro cittadino".

    Si potrebbe continuare con altri esempi, ma certamente "lor signori" obietterebbero che non centrano nulla…. e infatti avrebbero anche ragione per un certo verso. In tutti gli esempi, anzitutto NON SI AMMAZZANO degli ANIMALI!
     
    Vergognatevi

  2. A prescindere dalle posizioni personali pro/contro caccia, trovo l' articolo del sig. Dorotea alquanto confuso, per quanto l' abbia riletto più volte.
    Parte dicendo "la caccia è una passione e come tale è una espressione di vita. Sono contrario, per principio, a impedire l' esercizio di una passione e quindi a limitare la libertà di una persona…"
    Ora, l' intera vita sociale è basata sulla limitazione della libertà del singolo in favore di un minimo di libertà comune per tutti. Questo può piacere o non piacere, ma è così, punto. Un Piano faunistico basato sulle stime di consistenza dei selvatici nelle riserve serve proprio a questo, A LIMITARE e indirizzare il prelievo in modo di consentire il mantenimento delle popolazioni di selvatici a livelli ritenuti " ottimali ". Limitare proprio quella passione "espressione di vita", come la definisce Dorotea. A quanto ho capito il sistema dei Pfr in Friuli non è mai stato attivato: partendo però da premesse del genere non credo possa venire molto ben accettato…

  3. Già il sig. Dorotea dice di non valer limitare la passione, ovvero esprimere la propria passione della caccia attraverso il regolare esercizio venatorio in regola con tutti i permessi e le autorizzazioni imposte dallo stato e dalla regione, e per far questo istituisce una nuova tassa/gabella per poterla esercitare sul territorio della riserva di cui lui stesso è direttore. Non lo fa solo per quei cacciatori non residenti nello stesso comune o residenti nelle grandi città di pianura,che di per se è gia vessatorio ma per tutti.

  4. A quel signore anonimo che ha il coraggio di dire che i cacciatori si dovrebbero vergognare in quanto tali e non ha quello di firmarsi, posso solo dire che è un codardo. Se sapessi chi è avrei anche voglia di replicare in modo diverso, ma, i codardi non lo meritano.

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