Tolmezzo: promotore finanziario si faceva consegnare i soldi dai clienti e li investiva in operazioni rischiose

 

di Luana de Francisco.



Investiva in operazioni sempre più rischiose con i soldi degli altri. A cominciare da quelli di amici e parenti. Decine e decine di migliaia di euro, per un totale di oltre 1,2 milioni in dodici anni. Se li faceva consegnare, prospettando lauti guadagni, e poi li adoperava come meglio credeva, accumulando perdite su perdite, che nascondeva sfoderando estratti conto fasulli. Quando il castello di bugie che era riuscito a costruire spacciandosi per quello che non era più, e cioè un promotore finanziario con un proprio giro di cliente, ha cominciato a franare, nel febbraio del 2015, ha fatto le valigie e, disperato, se n’è andato di casa. La fuga dalle proprie responsabilità, però, è durata poco. Flavio Del Fabro, 58 anni, di Tolmezzo, lo sa bene e nell’interrogatorio sostenuto nei mesi scorsi in Procura ha ammesso i propri errori. Il prossimo scoglio è fissato per il 28 ottobre, quando comparirà davanti gup del tribunale di Udine, per difendersi dalle accuse di appropriazione indebita aggravata, truffa ed esercizio abusivo della professione. Sono stati i finanzieri della Compagnia di Tolmezzo, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Paola De Franceschi, a ricostruire le movimentazioni di denaro che il finto broker avrebbe gestito, in piena libertà, a partire dal 2003. Una dozzina le persone che nel procedimento figurano come parte offesa. Il che, considerato che la somma complessivamente contestatagli ammonta a 1.248.248,91 euro, basta a indovinare la portata del danno causato a ciascuno dei suoi ignari clienti. Tutti risparmi che Del Fabro controllava attraverso username e password accessibili a lui soltanto, e con i quali disponeva giroconti e bonifici senza alcuna autorizzazione dei diretti interessati. Di quel patrimonio, ormai, non resta più niente e, considerato anche il debito accumulato con l’Agenzia delle entrate, difficilmente sarà possibile ottenerne risarcimento, anche soltanto parziale. Difeso dall’avvocato Francesco Marcolini, Del Fabro aveva chiesto l’interrogatorio, per spiegare come a spingerlo in quella spirale fossero state le difficoltà economiche in cui si era ritrovato, dopo che la “Copernico Sim spa”, di cui era stato agente fino al 2006, gli aveva tolto l’incarico, e a causa di un prestito a un amico mai restituitogli. Per occultare gli ammanchi – aveva inoltre ammesso –, non aveva esitato a inviare ai clienti, con cadenza trimestrale, i rispettivi portafogli: tutti naturalmente simulati. E ripetuti – aveva aggiunto – erano stati i prelievi effettuati con bancomat di cui i clienti non avevano neppure la disponibilità. A monte della messinscena, con cui aveva tradito anche la fiducia di alcuni familiari e amici stretti, il falso “biglietto da visita” di agente collegato a una qualche impresa d’investimento, banca o intermediario finanziario abilitato al collocamento di strumenti finanziari. Per operare, Del Fabro si serviva di conti correnti accesi presso Iwbank e intestati ora alla moglie, risultata totalmente estranea ai fatti, ora a questo o quel cliente. Al di là degli esiti che il procedimento penale avrà, tra i legali che assistono i risparmiatori c’è già chi pensa a vie alternative per il recupero dei capitali. L’avvocato Roberto Cianci, che segue il primo dei denuncianti, per esempio, sta intramprendendo un tentativo obbligatorio di mediazione con la Copernico, ossia con l’«intermediario» chiamato a sua volta a rispondere di una sorta di responsabilità oggettiva per il proprio ex consulente. Nè esclude un’azione anche nei confronti della Iwbank, per un’ipotesi di omesso controllo.