Tolmezzo: raffica di negozi chiusi, Comune impotente la colpa è del caro affitti

 

di Tanja Ariis.

Sempre più negozi chiusi in città: ormai sono almeno 25 le vetrine desolatamente vuote nel centro storico. Non si tratta di un fenomeno circoscrivibile al 2012, ma che, diluito negli ultimi 3 anni, ha subito un incremento inesorabile, dando l’impressione, specie in un tratto di via Roma, quasi di abbandono. A incidere molto sulle chiusure sono gli affitti elevati per i locali commerciali in città, la concorrenza dei centri commerciali e ovviamente la crisi. A inizio 2012 in soli 10 giorni in città avevano già chiuso ben tre negozi, cui ne sono seguiti poi altri durante l’anno: negli ultimi mesi hanno chiuso un bar ed un negozio di giocattoli in via Matteotti, un negozio di abbigliamento in via Roma. Stanno per cessare la loro attività “Tempo di Sport” in via Ermacora, aperto 15 anni fa (chiuderà il 31 gennaio) e “Gente di Mare”, aperto 3 anni fa, in via Cavour. Solo in pochi casi gli immobili commerciali rimasti liberi sono stati occupati da una nuova attività. Ma c’è anche chi in via Matteotti ha aperto un negozio di sigarette elettroniche o chi ha puntato sulle calzature. A rendere difficile il momento per il commercio cittadino, come ci hanno spiegato molti dei negozianti, è sicuramente la contrazione dei consumi legata alla crisi, all’incertezza di prospettive per le famiglie, anche qui spesso alle prese con problemi occupazionali. A tutto ciò si aggiunge l’agguerrita concorrenza dei grandi centri commerciali, come dimostrano i saldi appena partiti che hanno registrato un boom nell’hinterland udinese, ma non certo nel capoluogo carnico. E poi c’è soprattutto il problema di cui si dibatte da anni e su cui molti commercianti chiedono un’inversione di tendenza: gli affitti, divenuti insostenibili oggi più che mai. Si arriva a pagare anche 2.300 euro al mese

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Una risposta a “Tolmezzo: raffica di negozi chiusi, Comune impotente la colpa è del caro affitti”

  1. Quando l’opposizione ha presentato tre proposte è stato risposto che non avrebbero inciso. Allora erano riduzione della quota variabile per TIA, sgravio delle quote IMU ed aggravio delle stesse per i negozi sfitti fino al max del 10%. Il mercato del commercio in affitto avrebbe avuto un impulso non indifferente ed i risparmi sarebbero stati di 2-3000 euro annui.

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