Tolmezzo: rifiutano la proposta di lavorare a Pasquetta e finiscono ammoniti

di Maura Delle Case.
Chiamati al lavoro il lunedì di Pasquetta dicono no e si beccano dall’azienda una contestazione disciplinare. Osservare le festività, che siano religiose o civili poco importa, non è più cosa scontata, soprattutto nel mondo della manifattura, che sta lentamente avviandosi verso la strada imboccata anni fa dagli operatori del commercio. Che significa negozi aperti – potenzialmente – 365 giorni l’anno. A farne esperienza sulla propria pelle sono stati, giorni fa, alcuni lavoratori di Automotive lighting, l’azienda tolmezzina del gruppo Fca che alla vigilia delle festività ha chiamato al lavoro, con apposita comunicazione al personale affissa in bacheca, i lavoratori del reparto di pre-produzione. Non era mai accaduto prima – salvo un 8 dicembre di qualche anno fa, allora però con un accordo siglato – e non tutti hanno accolto “l’invito”. Su oltre 100 lavoratori in forze al reparto, circa 40 come detto sono rimasti a casa, con le proprie famiglie, probabilmente non immaginando che l’ufficio personale avrebbe recapitato loro, una volta rientrati in azienda, una lettera di contestazione disciplinare invitandoli a presentare eventuali giustificazioni alla direzione. Pena? Non è dato sapere. «Forse un semplice richiamo verbale, forse un richiamo scritto. O peggio una multa se non la sospensione dal lavoro». Qualsiasi sia lo scenario, Giampaolo Roccasalva, segretario regionale di Fiom Cgil, annuncia battaglia. «Se provvedimenti vi saranno li impugneremo a costo di arrivare fino in Cassazione». Ultimo grado di giudizio che con una recente sentenza – di cui Roccasalva si fa forte – ha fatto giurisprudenza in materia. Ricorda infatti il sindacalista di come il supremo tribunale abbia rigettato, a settembre, il ricorso presentato da un’azienda in materia stabilendo che «il lavoratore può prestare servizio durante le festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze religiose o civili solo se c’è accordo con il datore di lavoro e non può essere obbligato». Può. Non deve. Su questo punto vertici aziendali e Rsa si sono confrontati aspramente alla vigilia delle festività senza raggiungere un accordo, che invece qalche anno fa c’era stato. «Eravamo andati a lavorare un 8 dicembre, ma allora la situazione era diversa. Azienda e Rsu avevano trovato un accordo. Ci fosse stato anche questa volta sarebbe andata diversamente», ha chiarito ieri il delegato Rsa, Liduino D’Orlando. Invece niente. «L’azienda non si è mossa dalla propria posizione». Dopo diversi incontri in bacheca ha fatto la sua comparsa una comunicazione. Apparentemente asettica nei toni. Vi si leggeva, in poche righe, che «nella giornata di lunedì 28 marzo 2016 è confermata la normale attività lavorativa per il reparto pre-produzione e personale a esso collegato» precisando inoltre che «la giornata verrà retribuita secondo le maggiorazioni di cui all’articolo 5 titolo secondo del vigente Ccsl». Fatte le proprie valutazioni, i lavoratori hanno compiuto una scelta. Alcuni hanno deciso di andare al lavoro, altri invece hanno preferito trascorrere la Pasquetta in famiglia. Con il benestare del sindacato che, a margine della comunicazione aziendale, ha voluto precisare la propria posizione affiggendola a chiare lettere in bacheca. Fiom vi ha riportato il passaggio saliente della sentenza cassazionale, Fim e Uilm hanno invece ribadito «fuor di giurisprudenza come tale giorno ricada nelle festività religiose e pertanto sia da considerarsi giornata di festa». E la scelta aziendale è stata capace tra l’altro di rimetter sulla stessa linea d’onda Fim, Fiom e Uim che all’interno degli stabilimenti Fca da tempo ormai non parlano più la stessa lingua. Il caso Pasquetta li ha fatti ritrovare alla vigilia e li ha investiti trasversalmente dopo. «Le lettere sono infatti arrivate un po’ a tutti – precisa Roccasalva –, iscritti e non». Compresi i delegati Rsa che hanno deciso di astenersi dal lavoro, come D’Orlando. «Siamo rimasti a casa tutti. L’azienda non ha voluto stringere un accordo e sentiti i nostri nazionali abbiamo deciso di non andare al lavoro – ha raccontato ieri –. Ricevuta la contestazione abbiamo già provveduto a rispondere per iscritto fornendo le giustificazioni che hanno mosso la nostra scelta. Ora – ha concluso D’Orlando – attendiamo di capire la posizione dell’azienda, per agire di conseguenza, assistiti dai nostri legali». Se Fim e Uilm hanno provveduto alla replica scritta, Fiom ha invece annunciato di voler incontrare di persona i vertici aziendali. «I lavoratori ci andranno assistiti dal sottoscritto – ha concluso Roccasalva –. E se ci saranno provvedimenti lo ribadisco, andremo dritti fino in Cassazione. Non sarebbe la prima volta».