Tolmezzo: se con la scusa del risparmio si sopprimomo le feste il 01 maggio, il 25 aprile e il 02 giugno

di Pierpaolo e Viedo Lupieri Tolmezzo 
dal MV del 26/08/2011

Tra le misure adottate con la recente manovra finanziaria, una appare decisamente iniqua e cioè quella di sopprimere anche se solo “tecnicamente”, la festa dei Lavoratori. Sul 25 aprile e sul 2 giugno, stante il tema dei sacrifici, si può forse condividere, erano diventate occasioni spesso di ritualità formali o di sterili contrapposizioni, ma il primo maggio no. Sono esattamente 120 anni, esattamente dal 1891, che in Italia si festeggia congiuntamente a tutti i Paesi europei il sacrificio degli operai di Chicago in quel triste giorno di primavera. Prima dell’accoppiata Tremonti Berlusconi, c’era riuscito solo Benito Mussolini, ma con la forza dei manganelli  eppure anche a Predappio, suo paese natale, il primo maggio di ogni anno non era mai mancato il drappo rosso. Osserviamo con disappunto che i sacrifici economici sono richiesti a tutti gli italiani fuorchè a una particolare categoria a cui sembra tutto permesso nonchè concesso, e non i politici, bensì i preti. A parte la vergognosa e penosa, per uno Stato che si reputi tale, questione dell’esenzione dal pagamento dell’Ici concessa al Vaticano, il fatto che si decida che le feste laiche, compresa quella nazionale, siano soppresse e quelle religiose siano mantenute “urbi et orbi”, la dice lunga quale sia il grado di laicità del nostro Paese. Facciamo una proposta dalle pagine del Messaggero Veneto, la Chiesa accetti un passo indietro pure essa, riporti alla domenica l’Immacolata Concezione dell’8 dicembre, madonna più, madonna meno, i cattolici tanto fanno festa sempre e comunque la domenica, e Tremonti ci restituisca il primo maggio. A parità di saldi economici la manovra non sarebbe toccata, così come piace al freddo e algido ministro dell’economia. Giorgio Gaber canta ancora per tutti noi: «Rosso Maggio, tutto l’anno vi è racchiuso, Primo Maggio tu ritorni a dar forza a chi è deluso»…