di Ermes Dorigo.
“Una comunità senza giornale è una comunità senz’anima”: così scriveva amaramente in epigrafe ad un articolo Carnia domani: in effetti, se si escludono i quotidiani regionali che ne danno un po’ notizia, la Carnia è senza voce; è vero che nel particulare in quasi ogni paese si pubblica un giornale, manca però un organo di sintesi globale. I padri fondatori dell’Unione dei Comuni oggi – allora Comunità Carnica e poi Comunità Montana – compresero in anticipo questa esigenza, per mantenere sì vivi gli ideali della Resistenza, ma soprattutto per esortare la comunità all’impegno per la ricostruzione, contro la deriva nel vizio e nella fannulloneria – scrivono proprio così – che si diffondono anche in Carnia nell’immediato dopoguerra. Carnia esce per quattro mesi, a partire dal 19 maggio 1945, cessando con il 13° numero. Il sottotitolo iniziale “Settimanale della Quinta Divisione Osoppo-Carnia” muta, in seguito, in “Settimanale per tutti”. Ne è direttore Da Monte, nome di battaglia di Romano Marchetti – il prossimo 27 gennaio compirà 103 anni – il quale, già in tempo di guerra, dirigeva un foglio che propugnava gli ideali del movimento partigiano. Ideali ripresi in queste pagine, aperte a tutte le forze politiche democratiche, dove la continuità con i valori morali della Resistenza si accompagna con determinazione alla ricerca di una identità politica per la Carnia, nel quadro di un decentramento amministrativo – con una forte accentuazione “autonomista”, che anticipa le richieste della “provincia della Carnia” – e si affrontano, ovviamente, i problemi della montagna, aggravati dagli effetti devastanti della guerra. Lavoro si configura come continuazione di Carnia. Dopo un primo periodo, nel quale il sottotitolo è “Settimanale economico-sociale della Carnia, Canal del Ferro, Zona Pedemontana”, a partire dal marzo ‘46 esso recita “Voce della Carnia. Settimanale politico-economico della Regione”. Cessa di uscire nel 1946, alla vigilia del Referendum Istituzionale. Dirige il giornale, in qualità di Redattore Capo Responsabile, Bruno Lepre. Lavoro, affronta con coraggio le problematiche della montagna, contribuendo i maniera determinante alla crescita del movimento di idee che porterà alla nascita della Comunità Carnica (1947).
Alpe Carnica, organo della Comunità Carnica, esce dal 1952 al 1967 con una interruzione delle pubblicazioni dal 1958 al 1962. Si succedono, nella responsabilità redazionale: Vittore Grillo, Enzo Moro, Luciano Bonanni. Nei primi anni ‘60 il giornale è diretto da Emilio Di Lena, in seguito da Carlo Dal Cer. Nella prima fase di attività Alpe Carnica riflette intensamente il clima di impegno vissuto dalla Carnia nel dopoguerra, ponendosi come trait d’union tra amministrazione e comunità. Il secondo ciclo – 1963/67 – si lega ad un momento storico di particolare importanza: la nascita della Regione Friuli-Venezia Giulia e le rinnovate speranze da ciò derivanti. Diviene centrale il tema dell’industrializzazione della zona; attorno ad esso si articolano problematiche direttamente collegate: la grande viabilità, l’istruzione professionale, la volontà di reimpostare secondo nuovi criteri agricoltura e allevamento, per risolvere la piaga dell’emigrazione. Ampi sono gli spazi dedicati alla vita culturale locale. Carnia Domani nasce nel 1968 come voce del Circolo Universitario Culturale Carnico, con l’intento di coprire il vuoto lasciato da Alpe Carnica e di favorire lo sviluppo della cultura ed il progresso sociale della Carnia. Apartitico – “ per ciò che ci unisce non per ciò che ci divide” – entra nel dibattito politico aprendo democraticamente i propri spazi al confronto sulle tematiche pressanti di maggiore attualità. Particolarmente sensibile ai temi della cultura, dedica ampio spazio e stimolo ai fermenti culturali di questi anni, valorizzando soprattutto la Biblioteca, creata dal circolo. Chiude nel 1972, al 10° numero. Nort esce, per 14 numeri, dal 1984 al 1988. Partecipano alla sua realizzazione numerosi rappresentanti della vita culturale locale. Caratterizzato da una impostazione grafica innovativa ed essenziale, si presenta come alternativa all’informazione ufficiale e, al contempo, come riferimento ed espressione dei Circoli Culturali della Carnia, particolarmente attivi in quegli anni. Prioritaria, nel giornale, l’attenzione ai temi della cultura, dell’ambiente e della tutela del territorio; accanto i temi del mondo del lavoro e dell’occupazione, dell’agricoltura, dell’artigianato e del turismo. Gli interrogativi e gli spunti di riflessione, che già lo scorrere dei titoli suggerisce, constatato il riproporsi nel tempo delle medesime problematiche, invitano a rileggere e ripensare queste pagine; esigenza ancor più sentita in questo particolare momento di passaggio che nuovamente richiede alla Carnia l’unione di energie ed idee.
“Lavoro”, non si sa perchè non in grassetto, non può esser considerato la continuazione del “Carnia” di Romano Marchetti, anche se lo fu nella collocazione temporale. Esso infatti espresse il pensiero del suo direttore: Bruno Lepre, socialista. Ricordo che “Carnia” uscì, a fine seconda guerra mondiale, come settimanale della Divisione Partigiana Osoppo/Carnia, e che Romano Marchetti, inizialmente, aderì al Partito Repubblicano. Inoltre la Divisione Partigiana Garibaldi/ Carnia, prima della Osoppo/Carnia, uscì con un suo giornaletto, “Carnia Libera” ( che andrebbe scritto in grassetto) curato dall’Ufficio Stampa e propaganda della Brg. part. Garibaldi Carnia, del cui primo numero si ha notizia in un comunicato datato il 25 marzo 1945. Laura Matelda Puppini
Uomini che hanno utilizzato la parola, quale strumento, per la costruzione di un anima comunitaria carnica…quindi
l’anima canrnica era prettamente maschile… però anima è un sostantivo femminile…nel contempo lei parla di padri fondatori non di madri fondatrici. Come mai? Vivo con una nonnina carnica di 80 anni che quotidianamente mi ripete che lei non ha potuto studiare, ed ha pianto parecchio per questo, perché non vi erano soldi essendo sei persone in famiglia.. ma non mi dice che non ha potuto studiare perché una volta le donne non avevano accesso all’istruzione, venivano privilegiati gli Uomini.
Il grassetto è un puro refuso del proto. In realtà Marchetti fu costretto a lasciare dal CLN della Carnia. Per il resto grazie di alcuni aggiornamenti. Ermes Dorigo
“In realtà Marchetti fu costretto a lasciare dal CLN della Carnia”?
Fonte? Marchetti ebbe problemi con gli Alleati, da cui fu convocato,ricevette una lettera irata da Giovanni Cleva, presidente del CLN,a causa di un articolo che aveva disturbato l’organismo da lui presieduto, ebbe problemi a causa di una rubrica “Si dice” ove si permetteva di scrivere in forma anonima, ma abbandonò il Carnia per problemi familiari e di impegni quotidiani. Comunque si legga in proposito, quanto egli stesso ha scritto, in Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel ‘900 italiano, ifsml, kappa vu, 2013, capitolo intitolato “il “Carnia”” e mie note, pp. 185-190.
Le radici storiche possono essere paragonate a quelle di un Albero:
quanto più sono profonde, antiche e ramificate tanto più è probabile che anche dopo le gelate più aspre che hanno distrutto fronde e tronco, la pianta rinasca rigogliosa di frutti.
Va bene, sei la prima della classe, va bene, meglio di Piutti e di Tutti: ma smettila con la tua onnisaccenza!
a.c. Parole vere, poetiche, sentite: sono contento di averle fatte uscire fuori!