Tolmezzo: soci Coopca sul piede di guerra, altre riunioni previste per il 26 e 28 novembre 2014

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di Tanja Ariis.

Grande partecipazione. E rabbia, delusione e tensione per i soldi bloccati fino a chissà quando. Ieri è nato il Comitato dei soci prestatori della CoopCa, oltre 200 risparmiatori e lavoratori. Accalcati in un bar di Tolmezzo per cercare risposte e per gettare le basi di un’azione comune. Ieri si sono messi i ferri in acqua per iniziare a organizzare il tutto. Probabile l’unione di forze con i soci delle Cooperative operaie di Trieste. Domani alle 14 i soci si riuniranno in Comunità montana. E il commissario della comunità montana Lino Not, invita tutti i sindaci a essere presenti al Candoni venerdì. È emersa anche la proposta di formare una delegazione per chiedere a Coopca di mettere nero su bianco quanto è accaduto. Lo scopo della serata, ha spiegato l’organizzatrice, moglie di un socio con libretto Coopca, e che ha aperto con una collega tolmezzina anche un profilo Facebook dedicato, è unire le forze, avere una voce che possa essere ascoltata. Sono arrivati al Nigris anche Federconsumatori, Adiconsum, Fisascat Cisl. Tanti giovani come anziani, parecchi molto arrabbiati per la situazione. Un socio di Rivignano spiega di essere da 30 anni con Coopca e di averci messo i risparmi di una vita, 32 mila euro, che ora voleva impiegare per ampliare l’impresa che ha con i figli. Inutili, racconta, le richieste di chiarimento a Coopca, da cui giungevano rassicurazioni. Una signora di Tolmezzo spiega di avere 130 mila euro in Coopca: «Io ho 85 anni, non ho tanto tempo ancora da aspettare, lo scriva» dice riferendosi ai soldi che vuole riavere subito. Un altro socio Coopca ha sbottato che «la gente si sente presa per i fondelli, io non sono mai stato in ferie, ho messo tutto lì il mio denaro». Molti hanno chiesto che i responsabili paghino, protestando perché hanno appreso la situazione solo dai giornali e prendendosela molto anche per il fatto che l’unica comunicazione ai soci che Coopca ha fatto dopo la richiesta di concordato l’ha fatta sul suo sito, senza contare peraltro che molte persone, anche per motivi anagrafici, non navigano su Internet. In diversi hanno anche chiesto di avere la lista dei primi che hanno ritirato i loro risparmi da Coopca. È anche emerso che ci sarà un altro sottogruppo a Udine e che anche il gruppo Cicogna di Gemona darà una mano all’iniziativa.

3 Risposte a “Tolmezzo: soci Coopca sul piede di guerra, altre riunioni previste per il 26 e 28 novembre 2014”

  1. Come caspita si fa a scrivere ” folla al Nigris, 200 persone al Nigris” Come caspita si fa ad illudere queste persone che ci sia una soluzione che passi solo dal mettersi assieme e gridare la propria rabbia. Inutile il giornalismo è una cosa sconosciuta a questo giornale. Loro son grandi solo nel pettegolezzo

  2. Aggiornamento del 26/11/2014

    di Tanja Ariis .

    Ancora tanta rabbia e indignazione, all’indomani della riunione dei soci di CoopCa che hanno fatto nascere il Comitato di autotutela. Tante le storie di persone sull’orlo di una crisi di nervi, per quel gruzzoletto, spesso il frutto di risparmi di una vita, congelato chissà per quanto tempo. Rabbia e delusione sono i sentimenti più diffusi, e in tanti hanno anche raccontato le loro storie personali. C’è chi ai genitori anziani non ha ancora avuto il coraggio di dire cosa è successo ai depositi Coopca per la reazione che potrebbero avere. C’è chi arriva da un paese, dove, come in tutta la Carnia, per tanti anni vi era un punto vendita Coopca. Il padre che lo gestiva è scomparso mesi fa e oggi le figlie dicono: «Per fortuna non è qui a vedere cosa sta succedendo, sarebbe troppo per lui che credeva nella cooperativa. Anche se il passo fatto ad Amaro non lo condivideva. Non era un ingegnere, ma i conti li sapeva fare, aveva i piedi per terra e quell’operazione non lo convinceva». C’è poi chi racconta di non avere più i soldi neanche per pagare la badante. Più di un socio riferisce che alle richieste di chiarimenti a Coopca sui possibili rischi derivanti dai problemi che c’erano alle cooperative di Trieste, aveva ricevuto rassicurazioni. Una coppia di Tolmezzo racconta di essersi rivolta a Coopca a fine ottobre, per chiedere solo una parte del suo deposito per cambiare la macchina, avendone necessità, e che gli era stato detto di dover attendere, a causa dei fatti di Trieste, dieci giorni per ritirare i soldi ma poi non ne avevano visto neanche l’ombra. La delusione, è enorme, ammette lei «perché della cooperativa ci fidavamo, ci credevamo». Lui fa anche autocritica, dicendo che ha preso in mano un bilancio CoopCa solo dopo il blocco del suo deposito e che forse avrebbe dovuto farlo molto prima, non fidandosi in toto come ha fatto. È proprio questo l’aspetto che fa montare di più la rabbia tra i soci, la fiducia piena riposta in CoopCa e ora andata in frantumi di fronte a questa situazione molto pesante, specie per chi le ha affidato i risparmi di una vita. «Come hanno gestito – sbotta un socio – i nostri soldi ce lo devono spiegare, si presentino e mostrino la faccia venerdì, altro che letterina su Internet». Si avvicina un signore di Tolmezzo, ha la sua età e chiede se si può pubblicare sul giornale la lettera rivolta ai soci che Coopca ha pubblicato sul sito della cooperativa, perché lui non sa andare su Internet, CoopCa ai soci non ha inviato nulla e lui vorrebbe leggere che spiegazioni la Cooperativa ha da dare su quanto sta succedendo. Soci in difficoltà sono in tutta la regione: ad esempio a Spilimbergo, Maniago, Gemona, Trieste, Rivignano. Venerdì in tanti saranno all’auditorium Candoni. Infine l’ex sindacalista Nicolino Dario chiede una prova di fedeltà ai big di CoopCa: «Loro hanno chiesto un atto di responsabilità ai soci. Dimostrino loro per primi – lancia la sfida Dario – e mi riferisco al Cda, compreso l’ex presidente (Giacomo Cortiula, ndr), e al gruppo dirigente, se vogliono davvero tanto bene a CoopCa, che hanno ancora i loro soldi in CoopCa». Nella famiglia dell’ex sindacalista un figlio e la moglie sono soci CoopCa con tutte le conseguenze del caso dopo.

  3. Dalle lettere al Direttore del MV.

    di Pasquale D’Avolio Tolmezzo.

    Credevamo che con la soppressione del Tribunale di Tolmezzo avessimo toccato il fondo e invece ecco la nuova grana CoopCa. Tutti si sono cimentati a trovare gli errori e i colpevoli (i politici, gli amministratori, i manager), ma pochi hanno avanzato soluzioni per il futuro. Tra questi il Direttore del Messaggero Veneto, Tommaso Cerno, che critica il “fare tutto in casa” e il “di bessoi”, e Gianni Bravo, il quale al contrario auspica un ritorno alle origini, richiamando l’esempio del Made in Friuli, e proponendo una cordata locale. Due ragionamenti apparentemente opposti (global contro local), ma che concordano nell’individuare la strada da percorrere, vale a dire, semplificando, il “fare sistema” e non restare isolati. Sistema con chi e unirsi a chi? Qui le strade divergono e mentre Bravo fa appello ai “carnici”, Cerno si affida alla grande distribuzione cooperativa, magari esterna alla Carnia. E perché non esperire una “terza via”, che è quella di fare appello ai carnici perché si ritorni allo spirito solidaristico di un tempo e uniscano le forze con altre realtà cooperative esistenti in zona, creando quelle sinergie che un tempo rendevano forte la Coop-Carnia? La quale, come si sa, comprendeva non solo il settore commerciale, ma anche quello produttivo nel settore agricolo e in quello delle costruzioni (il ponte di Avons per citarne una), oltre a quello finanziario (la Banca Carnica). Qui occorre la regia dell’Ente comunitario, da tempo purtroppo acefalo. Oggi accanto ai settori tradizionali ci sono i settori dell’energia (l’esempio Secab è illuminante) e del bosco oltre all’agroalimentare, per il quale si sta avviando un progetto interessante, magari con un collegamento extrafrontaliero: vedi l’utilizzo plurimo del magazzino, che tutti ai suoi tempi abbiamo elogiato per la sua collocazione in Carnia, nonostante i rischi. Il tutto sostenuto da una progettualità e managerialità di alto livello. Di fronte ai grandi ipermercati anonimi e freddi, che hanno invaso il Friuli e la Carnia, anche il settore commerciale autoctono “made in Carnia” potrebbe riscuotere il favore dei clienti, riproponendo sotto nuova veste gli spacci di paese. Illusione? Può darsi. Ma la sfida val la pena di giocarla. Ho notato con favore la ressa di questi giorni nei negozi della CoopCa. La solidarietà si fa sentire e nel male qualcosa di nuovo potrebbe rinascere. Concluderei con la celebre poesia di Leo Zanier dal libro Libars di scugnì là: Doman…/ No è una peraula/doman/ a è la sperança/no vin che jé/doprìnla/fasìnla deventâ/mans/ vôi e rabia/e i vinçarìn la poura

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