Tolmezzo: Zearo, dopo il tribunale e gli alpini basta chiusure altrimenti muore la Carnia

di Antonio Simeoli

La piazza e il centro del capoluogo della Carnia ieri mattina erano pieni di gente. Lunedì è giorno di mercato e Tolmezzo ha una peculiarità. Dda sempre: essere l’emporio della Carnia. Il cuore della Carnia. Che perde però pezzi. Uno dopo l’altro. Dall’ormai ex tribunale, infatti, anche ieri mattina i camion portavano via gli arredi. Direzione Udine; da una settimana la giustizia si amministra in pianura. E tra quattro, massimo sei mesi, toccherà allo storico Terzo Reggimento lasciare la Carnia, direzione Udine e Remanzacco. Il sindaco Dario Zearo è nel suo ufficio. Sommerso di carte. La botta presa dalla città è forte. Lui lo sa. Ma non si piange addosso. «Sul tribunale il dado è tratto, ma forse c’è una fiammella di speranza. L’articolo 75 della Costituzione parla chiaro: 5 Regioni possono chiedere il referendum per cambiare una legge. Lo diro venerdì alla presidente Serracchiani, quando la giunta regionale si riunirà a Tolmezzo. Se 5 Regioni che hanno perso i tribunali si coalizzano forse…» Sindaco, il trasloco è già cominciato da giorni… «Sì, ma a Chiavari hanno cambiato idea e stanno riportando tutti i mobili da Genova. Comunque lo so, ormai rischia di essere troppo tardi». Tolmezzo e la Carnia non si sono svegliati tardi? «No. Piuttosto credo che nella precedente legislatura a Roma avevamo una compagine parlamentare nutrita, ma che poco o nulla ha fatto per salvare il Tribunale». Si sente tradito da qualcuno? «Tradito no. Ma già nel 2010 andai dall’allora ministro Alfano a chieder garanzie su un tribunale già in bilico. L’onorevole Di Centa, di Paluzza, ha fatto un’interrogazione…il senatore Lenna, che ha lo studio a un passo dal municipio, qui non si è mai visto…». Avevate il presidente della Regione di Tolmezzo… «Certo, ma Tondo non ha mai avuto un occhio di riguardo per la sua città: temeva di essere accusato di partigianeria. Piuttosto il presidente Napolitano…». Dica. «La Costituzione all’articolo 44 parla chiaro: le aree montane devono essere tutelate. L’Alto Friuli ha due confini, Tolmezzo ha un carcere di massima sicurezza dal 1985, una servitù civile; 44 sindaci della Carnia avevano mandato una “supplica” al presidente Napolitano affinchè prendesse in esame il caso Tolmezzo: non ci ha mai risposto, salvo dichiarare, il 13 giugno, che sarebbe stato immorale rivedere il taglio dei tribunali». E ora? «Perderemo anche gli alpini, 300 uomini, più o meno 700 abitanti. Molti magari resteranno a vivere con la famiglia qui e faranno i pendolari, ma il colpo sarà enorme. E ci ritorveremo a gestire una caserma enorme, con anche un palazzo di pregio come il Linussio». Ha perso le speranze? «Sì. Lunedì incontrerò il sottosegretario Gioacchino Alfano (quando si tratta di tagli un cognome che pare una sentenza per la città ndr), il trasferimento si farà, perchè la caserma è inadeguata. Sarebbero serviti dieci milioni di euro qualche anno fa per adeguare la caserma e metterci al riparo dal trasloco, ma la Regione non aveva i fondi per intervenire». Esiste un “piano B”? «Sì, un centro del tessile a Palazzo Linussio, punteremo sulla cultura e sulle tradizioni, non ci faremo trovare impreparati. Il ministro della difesa ha già apprezzato il progetto». Sindaco, come pareranno il colpo Tolmezzo e la Carnia? «Intanto difendendo a spada tratta l’ospedale, la sanità e i servizi alla persona in generale. Il nostro ospedale è tra i più efficienti, ampie garanzie ci sono giunte dalla Regione. E la città continuerà a essere una diga allo spopolamento della Carnia. Le aziende della piana fortunatamente, nonostante la crisi, reggono. Tra Automotive, Cartiera Burgo e Pigna i posti di lavoro sono oltre mille, l’artigianato regge perchè molte ditte hanno innovato». Il Comune cosa può fare? «Quasi nulla. Il patto di stabilità non ci dà margini di manovra, gli investimenti per il prossimo triennio saranno zero. Quest’anno spenderemo solo i 700 mila euro della Protezione civile per la messa in sicurezza del territorio». Soluzioni? «Siamo “incartati”. Abbiamo 5 milioni a bilancio per opere pubbliche già appaltate, ma i lavori non possono partire perchè le ditte non si mettono all’opera sapendo della nostra impossibilità a pagare». Sindaco, da 18 anni la caserma Del Din è chiusa, adesso chiuderà la Cantore: assieme fanno un quarto di città. Il Tribunale vuoto è di proprietà comunale. Cosa ne farete? «La Del Din è ancora del demanio. Fosse stata riconvertita 15 anni fa, magari ora sarebbe sede di uffici, nonchè di Fiamme Gialle e carabinieri. Ora è un rudere da abbattere. Anche se ce la regalassero non avremmo i soldi per intervenire. Eppure ci farebbe comodo far cassa trasformando l’area in residenziale, affrontando uno dei problemi della città: la mancanza di alloggi. Per la Cantore il discorso è identico». E il Tribunale? «Peggio. Abbiamo speso 5 milioni per ristrutturarlo. Ora, per legge, dovrà restare a disposizione del Ministero per 5 anni. Ma, oltre alla sede del Giudice di Pace e all’ordine degli avvocati di Tolmezzo, che manterrà la sede fino a fine 2014, sarà vuoto. Con riscaldamento, pulizie e manutenzioni a carico del Comune: oltre 200 mila euro l’anno. Finora ce li ha coperti la Regione, grazie a una sorta di contributo “extra” da 300 mila euro l’anno. Speriamo che la giunta Serracchiani lo confermi». E la Regione si appresta ad aprire un palazzo a pochi metri costato 7 milioni di euro. «Pazzesco». Sindaco, come si salva Tolmezzo? «Con la volontà della gente, il successo degli eventi organizzati dalla Pro Loco fa ben sperare; rafforzando il ruolo di centro emporiale e di riferimento per il turismo della montagna. E restando aggrappati alle aziende e all’ospedale. L’ultima diga». Sindaco, il prossimo anno ci sono le amministrrative. «Mi ricandido. Di lavoro da fare ce n’è molto».