Trieste: così fan tutti e Ballaman trascina come testi in tribunale mezza nomenclatura politica regionale


di Beniamino Pagliaro

«Così fan tutti», aveva detto davanti al pubblico ministero. «Così fan tutti», ha continuato a pensare Edouard Ballaman, fino a ieri, quando davanti al Tribunale di Trieste ha presentato un folto elenco di ex presidenti della Regione o del Consiglio regionale. Da Riccardo Illy a Pietro Fontanini: saranno tutti testimoni nel processo penale contro Ballaman sull’uso delle auto blu. Dopo mesi di silenzio, Ballaman è così passato al contrattacco. Isolato e abbandonato dalla politica nel momento dello scandalo – a settembre 2010, dopo la pubblicazione di un dossier sul Messaggero Veneto su alcuni viaggi privati –, l’ex presidente del Consiglio regionale, abito gessato e sguardo sorridente, si è presentato in tribunale, trascinando in qualche modo in aula, sia pure come semplici testimoni, buona parte della politica friulgiuliana degli ultimi anni  La prima udienza di ieri, davanti al giudice Filippo Gulotta e agli altri colleghi del tribunale, è servita sostanzialmente ad ammettere al processo due testimoni per l’accusa – il pubblico ministero, Federico Frezza, si è limitato a chiedere l’esame dei due autisti – e ben tredici testi per la difesa. La linea difensiva di Ballaman, che in aula ha chiesto a fotografi e operatori di non essere ripreso, è chiara: dimostrare «una prassi», una consuetudine che lo possa scagionare dall’accusa di peculato. L’avvocato di Ballaman, Luigi Fadalti, ha riconosciuto che «vi sono stati dei viaggi» sull’auto di servizio «in parte anche per finalità non istituzionali», osservando appunto che «vanno considerate le prassi» e ricordando l’esperienza precedente dell’ex presidente del Consiglio regionale come deputato, questore della Camera, e il periodo in cui era sotto scorta per minacce. Un’idea confermata anche dalle parole di Ballaman, a margine del processo. «Venivo dall’esperienza della scorta – si è difeso – non potevo neanche comprare un paio di scarpe senza la scorta. Se qualcuno mi avesse avvisato, non lo avrei fatto. Se un dipendente fa un atto non lecito, lo deve segnalare». E ancora, Ballaman ha precisato, riferendosi ai viaggi privati del famoso dossier: «Se uno sa che l’auto è un benefit del presidente, c’è da stupirsi che siano così pochi». La prossima udienza è fissata per il 24 ottobre, quando saranno ascoltati i testi dell’accusa e l’imputato. Al Palazzo di Giustizia saranno tutti chiamati a testimoniare su come, nei rispettivi mandati, è stata utilizzata l’auto blu, anche se l’anima del processo è nel dossier documentale, ammesso tra le carte del pm. In tribunale arriveranno gli ex consiglieri regionali Michelangelo Agrusti, gli ex presidenti del Consiglio Alessandro Tesini, Bruno Longo, Antonio Martini e Roberto Antonione, l’ex presidente Riccardo Illy, il segretario del Consiglio Mario Vigini, il segretario generale della Presidenza del Consiglio Manlio Strano, il segretario generale della Giunta Daniele Bertoni (probabilmente un errore, perché il segretario è Bertuzzi, ndr), Angelo Bernardis, ex capo segreteria di Ballaman, l’ex presidente del Consiglio, attuale presidente della Provincia di Udine e segretario leghista, Pietro Fontanini, il dipendente regionale Gabriele Pardini, e l’ex capo di gabinetto di Ballaman, Sandro Burlone. Nella lista consegnata al giudice non è presente il nome dell’attuale presidente, Renzo Tondo, che però il difensore di Ballaman, Luigi Fadalti, aveva annunciato. Il legale ha poi precisato che si tratta di una «omissione materiale», e che la richiesta di ammettere Tondo tra i testi potrà essere formalizzata nelle udienze successive.