Udine: Alpini, muli e la storia di Luigi Venturini

di MATTIA UBOLDI *
Dall’Ana di Udine

Ogni volta che leggo la “Preghiera del Mulo”, mi prende un groppo al cuore. Ormai, l’esercito moderno non si serve più di questo nobile animale, ma il sostantivo “alpino” non potrà continuare a far altro che fare il paio per sempre con quello di questo indimenticabile quadrupede. Gli alpini, infatti, hanno affrontato innumerevoli campagne di guerra potendo contare sul suo prezioso supporto. I muli dell’artiglieria da montagna e quelli dei fucilieri alpini hanno rappresentato la salvezza per migliaia di soldati durante le campagne di Grecia e Russia. Hanno condiviso i patimenti dei nostri padri. Li hanno leniti con le loro carni dilaniate in combattimento. Pensando a quelle povere bestie, mi piace ricordare il mulo del sergente Luigi Venturini, radiofonista del generale Riccagno durante la campagna di Russia. A lui ne era stato assegnato uno. Era chiamato il “mulo radiofonista” perché sulla sua groppa erano someggiate le preziose radio divisionali con tanto di bobine per i cablaggi. A Luigi (che è l’attuale presidente dell’Unirr del Fvg) fu affidato prima di partire per la Campagna di Russia. Il rapporto che si instaurò tra loro era quasi simbiotico. Bastava dargli un richiamo a voce per farsi obbedire. Non serviva nemmeno tenerlo per la cavezza. L’animale si fidava ciecamente del suo giovane conducente e viceversa. Mille avventure sono state superate dai due, come è successo in migliaia di altri casi. Con l’inizio della ritirata, tra il 15 e il 19 gennaio 1943, Luigi e il suo mulo hanno intrapreso il loro ultimo viaggio assieme. Nelle marce estenuanti per uscire dalla sacca che avrebbe potuto condannare il Corpo d’armata alpino all’annientamento, entrambi si sono sostenuti a vicenda: Luigi trovava la paglia per sostentare il suo compagno; questi sopperiva al trasposto dei preziosi materiali e faceva da traino nei momenti in cui le gambe del padrone e compagni sembravano in procinto di cedere. Quando il giovane sergente del genio si insediava nelle isbe per trascorrere le notti gelide della ritirata, il suo caro animale cercava di entrare a sua volta per trovare riparo. Non era possibile lasciarlo fare e Venturini lo invitava a uscire con un groppo in gola: sapeva che l’amico stava soffrendo il freddo. Allora, sistemate le preziose radio per consentire al generale Riccagno di collegarsi ai reparti, usciva in fretta alla ricerca di fieno che razziava sistematicamente dai tetti delle case ucraine o da qualche fienile. Reperiva coperte e teli tenda per coprire il fido animale e proteggerlo dai temibili –40° delle notti della steppa. In quei momenti l’animale sembrava esprimere gratitudine per i sui sforzi e buono si dedicava a mangiare quanto con fatica gli era stato procurato. Non era nemmeno legato: al mattino Venturini lo ha sempre ritrovato in attesa. Era un calvario fatto in reciproca buona compagnia. Ciò fino al tragico giorno in cui, a Valujki, il comando della “Julia” non fu catturato al completo dai russi. Il generale Riccagno aveva invitato tutti a disperdersi e tentare la fuga in solitaria. Luigi ci provò con il suo mulo e un compagno. Furono catturati dai cosacchi in una balka (depressione del terreno ricolma di neve spinta dal vento). In quel posto lontano e sperduto nel passato, il giovane sottufficiale fu strappato alla compagnia del suo mulo. Ancora oggi pensa con rammarico alla sorte di quello straordinario amico. Allo smarrimento che deve aver provato, privato dalla guida del suo conducente. Sicuramente anche a lui è toccato un destino tremendo e a quasi settant’anni di distanza il suo padrone non si dà pace. Ecco, questo è quello che sono stati i muli per noi alpini: un rapporto umano che, in un’epoca animalesca come quella in cui stiamo vivendo, si stenta a comprendere. Storie di altri tempi e altri uomini. Uomini con la “U” maiuscola. “Mandi” e “a oggi otto”.<br />
* consigliere della sezione Ana di Udine

3 Risposte a “Udine: Alpini, muli e la storia di Luigi Venturini”

  1. Beh, era da tanto tempo che non rileggevo questo pezzo.
    Sono stupito che qualche mio scritto trovi interesse in uno spazio di approfondimento bello come questo blog.
    Ammetto che il suo contenuto mi fa venire un magone che non posso descrivere: quando Venturini mi racconta di quei tragici momenti e del suo mulo i suoi occhi si velano dignitosamente di lacrime che giungono da così lontano che, in realtà, nessuno sarà mai capace di comprendere fino in fondo. Bisognava esserci stati e, grazie a Dio, è toccato a nobili e modesti eroi di altri tempi. Eroi che non hanno chiesto noi nulla, nemmeno un grazie e noi, vergognosi, non glielo abbiamo riconoscito mai come sarebbe stato sacrosanto.
    Grazie infinite per lo spazio che hai dedicato a questo scritto, non tanto per aver fatto Onore a me che non lo merito ma perché, così facendo, hai fatto un omaggio genuino ai nostri venerati Reduci.
    Una chicca: pubblicato l'articolo, il Presidente Luigi Venturini (lo ha letto sul giornale da normale ignaro lettore) mi ha telefonato, emozionato, per ringraziare a nome del suo amato mulo. Veramente Uomini di altri tempi!
    "Mandi" e "a oggi otto".
    Mattia Uboldi.

  2. per il commento #1

    non si stupisca Mattia, ce ne fossero storie affascinanti e belle come queste da ri-pubblicare e ri-leggere con calma 🙂

    Mandi
    AR

  3. Sig. Rossi.
    Volevo dirle che, assieme ad amici stò sviluppando "K the art of leavin Komix" a Villa Manin per il 10-11-12 giugno p.v..
    Sarà presente anche Venturini nella giornata "Giovani e Reduci" del giorno 11/06.
    Volevo permettenrmi di chiederLe, smpre che l'iniziativa Le piaccia ( vedere il sito) se fosse disponibile anche Lei a darle risalto nel suo bel blog.
    Posso pagare con un bel taglio di nero (anche una damigiana, si intende)  ðŸ˜‰ e facendoLe incontrare il Presidente Venturini e tante altre persone straordinarie.
    Nella speranza che voglia aiutarci, saluto con stima e mi scuso per la sfrontatezza che con questo scritto Le stò dimostrando.
    Mattia Uboldi, Consigliere della Sez. A.N.A. di Udine.

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