Udine: curare l’asma con l’attività fisica


dal Gazzettino di oggi

L’asma porta il bambino che ne soffre a dover fare i conti con una situazione paradossale: proprio quando avrebbe maggiore bisogno di ossigeno, dovendo affrontare uno sforzo, ne riceve di meno dall’organismo perchè i bronchi subiscono una restrizione . Il problema è diffuso dato che il 20-30 per cento dei bambini della regione soffre di malattie allergiche e l’asma è in aumento; l’asma da sforzo poi interessa il 60-80 per cento degli asmatici, il 40 per cento delle persone con rinite allergica e dal 6 al 13 per cento della popolazione generale. La risposta tradizionale era quella di ridurre l’attività fisica ma viceversa la scuola medica scandinava è di avviso contrario, come precisa Mario Canciani, responsabile del servizio di allergo-pneumologia dell’Azienda ospedaliero universitaria santa Maria della Misericordia di Udine.<br />
      «Questi ragazzi dovrebbero muoversi più degli altri perchè in questa maniera l’organismo impara a resistere allo stress e all’ipossigenazione e compensa con altri organismi che diventano utili nel caso di un attacco acuto» spiega il pediatra.
      Ieri è stata presentata un’apparecchiatura che potrà agevolare e monitorare questo indirizzo. Si tratta di un ergospirometro, primo in Italia con determinate caratteristiche, strumento acquisito con il sostegno della fondazione Crup, dei Lions Duomo e Friuli Venezia Giulia e dell’associazione Alpi. «Attraverso l’analisi del respiro consente di valutare cosa succede nel metabolismo durante l’attività fisica e quindi di valutare quale sia il tipo di attività migliore e il livello di sforzo tollerabile» aggiunge Canciani.
      Una mascherina viene posizionata ermeticamente sul volto e sulla schiena si colloca un computer in una sorta di zainetto, questi trasmette i dati a un trasduttore che li elabora e può essere situato anche a distanza. Non solo: il sistema è dotato di gps che permette di apprezzare percorso, distanza, altimetria…«Il parametro più importante è rappresentato dal consumo di ossigeno perchè a un consumo maggiore corrisponde una maggiore capacità di sforzo – sottolinea lo specialista – I risultati ottenuti a Sauris riguardanti 18 bambini hanno dimostrato un incremento medio del 10 per cento nel consumo di ossigeno in una settimana, mantenendo la stessa frequenza cardiaca». Questi dati sono stati appena presentati da Canciani al congresso mondiale di Vienna sulle malattie respiratorie suscitando notevole interesse.