Udine: laurea ad honorem al liutaio carnico Gio Batta Morassi

di Davide Vicedomini.
Dalle sue mani, dal suo saper fare tipico di un artigiano, hanno preso forma 1200 strumenti ad arco, la più grande produzione mai vista, seconda solo al celebre Stradivari. Lui è Gio Batta Morassi, insignito, ieri, dall’Università di Udine della laurea magistrale honoris causa in discipline della musica, dello spettacolo e del cinema. «Ho ricevuto tanti riconoscimenti nella mia vita, – ha detto il liutaio – ma questo resterà indimenticabile, perché arriva dalla mia terra». Settantuno anni, di Arta Terme, noto soprattutto all’estero, dagli Stati Uniti al Giappone, è considerato uno dei maestri che hanno riportato la liuteria di Cremona ai massimi livelli. «Essere liutaio – ha spiegato Morassi – vuol dire avere quell’ingegno che forse si è perso negli ultimi anni a causa della tecnologia. Le macchine sono pericolose. Hanno fatto nascere l’illusione di poter sostituire l’intervento artigianale con la produzione in serie. In verità solo il “saper fare” dell’uomo può dare la perfezione armonica. Il liutaio è uno scultore e un fisico: deve tramutare l’anima della foresta in suono come fa lo scultore con una statua prendendo un blocco di marmo e deve essere un po’ Einstein, conscio che il violino va esaminato come una macchina che si trasforma nel tempo». Una passione nata quasi per caso quella di Morassi «La mia esperienza – ha detto durante la lecio magistralis – parte dalle foreste del tarvisiano. Lì ho potuto constatare che gli abeti rossi possiedono qualità acustiche uniche». «Poi negli anni ’50 la Camera di Commercio mi ha dato la possibilità con una borsa di studio di trasferirmi e studiare a Cremona. E lì è iniziata la mia fortuna». La cerimonia di conferimento della laurea si è tenuta al Conservatorio di musica Jacopo Tomadini. Dopo i saluti del rettore Alberto Felice De Toni e del direttore del dipartimento di tutela di storia e tutela dei beni culturali, Neil Harris, è seguita la laudatio di Morassi intitolata «La liuteria: arte nobile e preziosa che tramuta l’anima della foresta in suono» tenuta da Giorgio Alberti, professore di assestamento forestale e selvicoltura, e Roberto Calabretto, professore di musicologia e storia della musica. «L’attività del maestro Morassi – ha spiegato il professor Alberti – ha rappresentato un elemento di unione tra la gestione sostenibile delle foreste e la valorizzazione degli aspetti culturali relativi al bosco». «Grazie alle tecniche di laboratorio – ha aggiunto Calabretto – ha trasmesso ai suoi allievi la capacità di riconoscere i legni, le qualità delle vernici e la storia della liuteria». E proprio ai giovani si è rivolto infine Morassi «Ragazzi che vogliono continuare questo mestiere ce ne sono ancora. Ma bisogna avere passione e affidarsi a buoni maestri artigiani».