Udine: l’ultima battaglia di Riccardo, capitano del Leonorso

La sua battaglia contro la malattia aveva commosso tutto il Friuli, scatenando una vera e propria gara di solidarietà che gli ha anche permesso di volare negli Usa per farsi assistere in un centro privato . Ma nonostante le cure sperimentali a cui è stato sottoposto, Riccardo Rinaldi non ce l’ha fatta. Alle 3 di ieri mattina, a soli 14 anni, il ragazzo di Plasencis che amava il rugby e la matematica si è spento in una stanza del reparto di oncologia pediatrica a causa di un’emorragia celebrale.
Non stava mai fermo Riccardo. Le sue giornate erano piene di impegni, divise tra gli allenamenti a rugby (era il capitano del Leonorso di Udine under 15), il pianoforte, i concerti con la banda dove suonava il flicorno, le passeggiate in montagna e, soprattutto, lo studio. Perché prima veniva il dovere e poi il piacere. <br />
E’ stato sempre così per lui. Fino all’ultimo. Anche quando la lotta contro il melanoma lo ha costretto ad affrontare diverse operazioni e terapie. Ma fino all’ultimo ha continuato a fare tutte le cose che gli piacevano. Con coraggio ed entusiasmo. È andato a scuola anche quando ha iniziato a perdere i capelli a causa della chemioterapia, ha giocato a rugby finché ha avuto la forza di correre, ha fatto persino l’animatore al centro vacanze di Mereto e ha frequentato il catechismo. «Quando la psicologa che lo seguiva gli ha chiesto di fare un elenco di tutti i suoi desideri – racconta la mamma Lucia D’Antoni che insieme al papà Claudio Rinaldi ha lottato con Riccardo fin da quando nel marzo del 2008 è stata diagnosticata la malattia – al primo posto non ha messo la sua guarigione: ha scritto che voleva essere come Mauro Ferrari, il luminare udinese della medicina che lo ha seguito quando siamo andati negli Usa. Non perché volesse diventare anche lui un medico, ma perché come Ferrari voleva imparare tante cose e metterle a disposizione degli altri. E’ questo che ha detto. E poi voleva cose semplici come mangiare fragole e ciliegie al sole seduto su un bel prato accanto alla piscina. Per accontentarlo gli abbiamo comprato una piccola piscina da tenere in giardino. Un paio di volte, nonostante il brutto tempo e il peggioramento delle sue condizioni di salute, è riuscito anche ad adoperarla. Era contentissimo. La scorsa settimana stava bene, anche se era molto debole è riuscito a incontrare gli amici e tutti i parenti che sono venuti a trovarlo, ha suonato il pianoforte, è stata una bella settimana. In giugno siamo anche andati a Lourdes».
Poi, domenica, le sue condizioni sono peggiorate improvvisamente. «Aveva un forte mal di testa – riprende la mamma – siamo corsi all’ospedale verso le 17. Ma aveva diverse emorragie, intervenire ancora non avrebbe avuto senso e così è entrato in coma e alle 3 del mattino ci ha lasciati. La sera prima quando gli ho chiesto quanto mi voleva bene mi ha abbracciato forte, praticamente è quella l’ultima cosa che mi ha detto».
Ma il coraggio di Riccardo e i soldi raccolti grazie alla generosità dei friulani non andranno sprecati: la famiglia li utilizzerà per sostenere la ricerca e la lotta ai tumori, in particolare quelli dei bambini. E così, in qualche modo, anche il primo desiderio di Riccardo si realizzerà perché grazie al suo esempio altri giovani ammalati avranno una speranza in più.

Una risposta a “Udine: l’ultima battaglia di Riccardo, capitano del Leonorso”

  1. per la mamma di Riccardo: non ci sono parole per poter esprimere cio’ che provo, sono anche io una mamma e vorrei solo poterti trasmettere un po’ di forza per poter continuare a combattere e a dare un senso alle giornate che passano. non sappiamo il disegno divino o quello del destino che esiste per ognuno di noi. Io sono credente e preghero’ tanto affinche una mamma come me possa continure ad affrontare la vita.

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