Udine: Si è spenta Paola Lenarduzzi, Messaggero Veneto in lutto

 

 

di Maurizio Cescon

«Pensatemi con un sorriso, perchè la mia vita è stata bellissima». E’ la frase che Paola Lenarduzzi, giornalista del Messaggero Veneto, spentasi domenica sera all’ospedale di Udine per una grave malattia che l’aveva colpita meno di due anni fa, ha fatto scrivere sul suo necrologio. Ha voluto stupirci ancora, Paola, con un inno meraviglioso alla vita, lei che il male se l’è portata via a soli 48 anni, strappandola al marito Massimo Meroi, anche lui giornalista del Messaggero, ai tre figli Mattia, Silvia e Alessandra, ai genitori, alle due sorelle, al fratello, ai suoceri, ad amici e colleghi. Quelle parole, semplici e toccanti, dicono tutto di com’era Paola  dietro i suoi capelli biondi, gli occhi chiari e il tenero sorriso: una donna dal carattere d’acciaio, che ha affrontato il suo calvario con coraggio, senza mai far pesare sugli altri, su coloro che l’amavano, il suo dramma. Tanto che si era presentata al lavoro, nella redazione Cronaca, (era una delle prime ad arrivare al mattino), fino a un mese fa, finchè le forze glielo hanno consentito. Aveva deciso così, di occuparsi ancora e sempre delle storie per le quali era più “tagliata” in questo nostro mestiere che divora tutto troppo in fretta: storie di ultimi, di diseredati, di stranieri, di persone in difficoltà, di bambini, di donne, di ammalati, di associazioni che difendono i consumatori, della vita della chiesa. Ma tra i grandi temi che sentiva più suoi e che trattava con precisione e passione, c’erano anche gli amati alpini (aveva seguito per anni le adunate nazionali, da Trieste a Parma fino a Bassano), l’adorata Udinese (aveva cominciato da ragazza come cronista sportiva) e il gruppo musicale dei “Pooh”, del quale era una fan della prima ora. Paola Lenarduzzi era nata a Udine il 7 settembre del 1963. Aveva abitato a Rodeano, a Flambro e da quando aveva 17 anni in città, nel quartiere di via Riccardo Di Giusto, dove la famiglia gestiva un bar (in seguito anche il Puccini, in centro). Si era laureata all’Università di Udine in Conservazione dei beni culturali, ma già da studentessa aveva cominciato a collaborare con il Messaggero Veneto. L’agognata assunzione arrivò nel 1990, il patentino rosso da professionista nell’aprile del 1992. Ha percorso tutta la sua carriera all’interno del quotidiano, dividendosi tra le redazioni Provincia e Sport, per poi passare in Cronaca, dove era diventata una delle colonne. Nel 1992 si era sposata con Massimo Meroi, ed era diventata madre di tre figli, Mattia, Silvia e Alessandra, di 17, 13 e 11 anni. Un tumore l’aveva colpita nel gennaio del 2010, ma dopo un’operazione e mesi di cure, sembrava essersi ripresa, tanto che nel gennaio di quest’anno era tornata alla sua vita di sempre e al lavoro. Poi, ad agosto, il riacutizzarsi del male e la fine, domenica: la famiglia ha acconsentito alla donazione delle cornee. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio, alle 15.30, nella chiesa di Sant’Anna, a Paparotti, dove la nostra collega abitava con la famiglia.

Pubblicato da aldorossi

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