Udinese: Paolo Patui, Belen Rodriguez e la Traviata

di Paolo Patui

Da buon ammalato di calcio ed essendo nato in questa terra, dove ancora vivo e vegeto, la mia passione per l’Udinese è forte e radicata e pure ostentata. Al punto tale che ogni anno quando entro nella classe 1ª della mia scuola e mi espongo al rito delle reciproche domande “di conoscenza”, alla richiesta per che squadra tifo  io rispondo a voce alta e forte: Udinese e mezza classe di imberbi quindicenni si riempie di smorfie che trattengono uno sghignazzare derisorio che subisco senza dolore alcuno. Loro mi dicono: «Ma prof. non vincerà mai niente!». Loro, questi ragazzini friulani, sovente aspiranti calciatori, hanno in testa Inter, Juve e Milan. Ma la cosa non mi arreca fastidio. Sono contento di seguire con trepidazione le sorti di una squadra che porta il nome della città in cui sono nato e che rappresenta, sebbene un po’ a modo suo, questa terra. Detto questo bisogna anche scrivere che tutto si poteva fare giovedì, oggi, in occasione della presentazione della squadra in piazza Duomo, tranne che chiamare come madrina la signora Belen Rodriguez. Io non so chi sia il regista di questa “traviata”, però a me, friulano da tempo e forse d’altri tempi, che a fare da madrina all’Udinese sia una che si è fatta marchiare la coscia all’inaugurazione di Aria di festa così come si fa all’animale da cui si ricavava il prelibato prosciutto, non va. Come non va che il cattivissimo gusto della cosa non sia stato rilevato praticamente da nessuno. Non mi va che a rappresentare la mia squadra sia una signorina a cui dell’Udinese proprio non gliene importa una coscia (ma di certo lì sul palco lei dirà il contrario) e che per fare ciò arrivino a lei e alla sua agenzia parecchie migliaia e migliaia di euro. A Belen Rodriguez, che nulla ha da dire al mondo, alla vita e allo sport, avrei preferito qualcuno che al contrario di cose da raccontare ne ha. Avrei preferito una Paruzzi o un Di Centa: mi sarebbe piaciuto insomma qualcuno che ha vissuto lo sport a suon di sudori e di fatiche, non di facili assegni. Oppure un friulano o una friulana che hanno testimoniato al mondo il nostro ingegno e la nostra voglia di concepire il lavoro come un’utilità per l’umanità. Non occorreva nemmeno fosse famoso. Ogni estate ai Colonos di Villacaccia Federico Rossi consegna il mus d’àur a friulani che hanno speso la loro vita nell’anonimato pur offrendo contributi straordinari. Non fa notizia? Mica vero! Nell’epoca dell’omologazione di massa per cui ogni inaugurazione deve avere una madrina, femmina, procace e costosa, presentare la squadra bianconera usando mezzi contrari avrebbe fatto notizia, eccome. Ma la di là della notizia, io – magari sarò l’unico – avrei sentito il tutto come più in sintonia con la mia storia di friulano. Davvero è chiedere troppo?

4 Risposte a “Udinese: Paolo Patui, Belen Rodriguez e la Traviata”

  1. In famiglia ne abbiamo discusso proprio ieri sera.

    Pienamente d’accordo!

    Mandi

    Vale

  2. Perfettamente d’accordo.

    Grazie mille per aver dato spazio con tempestività a questa posizione, che è appunto la mia.

    Però, la cosa da meditare è che se fate un google su “Belen Udinese” ne troverete centinaia di segnalazioni…

    Che cosa vuol dire?

  3. Sottoscrivo ampiamente l’ opinione di Paolo Patui. Quando ho saputo che sarebbe stata lei la madrina, ho reagito allo stesso modo!

    Saluti.

  4. Stavo per dire una volgarità, ma mi sono trattenuto. Non ho partecipato alle due manifestazioni. Seguo l’Udinese da casa, su Sky e trepido per lei.

    Stavo meditando sul la lingua friulana e degli attacchi del “Corriere” concludendo che una volta era molto più serio anche quando era dedicato ai “piccoli”

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